Recensione Sex List - Omicidio a tre (2008)

La New York notturna con immancabile sottofondo jazz fa da sfondo alla vicenda, accompagna i protagonisti in un ambiente perverso, ma che rivela anche una profonda solitudine che attanaglia uomini e donne in carriera che non possono permettersi complicazioni sentimentali, ma non riescono a rinunciare al contatto fisico attraverso il quale sfogare le proprie frustrazioni.

Incontri al buio nella notte di New York

I distributori italiani la sanno lunga. Gettare nel deserto delle sale sul finire dell'estate film per niente appetibili con titoli modificati ad hoc per attrarre un certo tipo di pubblico è la loro idea vincente. Succede quindi che questo Deception (che in italiano si tradurrebbe in un banale "Inganno") arrivi sul nostro mercato col titolo più stuzzicante di Sex List - Omicidio a tre, contenente già al suo interno il mix letale che caratterizza l'intero impianto narrativo: l'erotismo e il thriller. Aggiungiamoci poi tre volti noti e amati dal pubblico da far capeggiare sulla locandina e la formula perfetta per raggranellare qualche soldo in più di quanto in realtà meriterebbe è fatta. Peccato che il film in questione non abbia in realtà davvero nulla di allettante: di sesso in grado di stimolare i pruriti degli spettatori ce n'è poco e girato male, la tensione che sembra promettere resta solo nelle intenzioni di uno script sciagurato che manca di plausibilità, che è così scontato che interrompendo la visione dopo i primi quaranta minuti non ci si perderebbe comunque nulla di sorprendente.

Protagonista di Sex List è un uomo assolutamente privo di appeal, un contabile stacanovista che guarda il mondo scorrere dietro il vetro di una finestra d'ufficio che dà sul groviglio di grattacieli newyorchesi. La monotonia della sua vita è rotta dall'arrivo di un misterioso uomo d'affari (sbucato dal nulla e subito eletto a proprio mentore) che lo introduce alla bella vita, gli regala i suoi abiti più eleganti e lo inizia a una sorta di setta erotica della crème della Grande Mela, che vede sconosciuti programmare notti di sesso durante le quali non sono concesse domande. In uno di questi incontri, il giovane contabile ritrova la donna dei suoi sogni, incrociata per caso una sera in metropolitana e mai dimenticata. Tra i due si crea subito una complicità diversa rispetto al solito e i sentimenti che non dovrebbero entrare in questi rapporti mordi e fuggi prendono il sopravvento. Puntando su questa sua debolezza, l'amico rivelatosi ovviamente un farabutto costringerà il contabile innamorato a una scelta drammatica. La New York notturna con immancabile sottofondo jazz fa da sfondo alla vicenda, accompagna i protagonisti in un ambiente perverso, ma che rivela anche una profonda solitudine che attanaglia uomini e donne in carriera che non possono permettersi complicazioni sentimentali, ma non riescono a rinunciare al contatto fisico attraverso il quale sfogare le proprie frustrazioni.

Si comincia quindi dal solito sogno sbagliato: l'uomo comune annusa il profumo di una vita diversa e viziosa e si lascia abbindolare. A salvarlo arriva puntuale la storia d'amore che sembra partire prepotentemente per aprire nuovi orizzonti. Invece no, ostinato a voler fare di questa vicenda un thriller erotico, lo sceneggiatore, Mark Bomback, vira verso una serie di torbidi e prevedibili eventi dalle tinte fosche che vorrebbero montare una tensione crescente, ma si arenano sulle affollate spiagge della banalità. Marcel Langenegger alla sua prima regia, rivela tutti i suoi limiti, incapace di cogliere questo passaggio di ombre nella metropoli notturna che si entrano dentro, l'un l'altra, senza mai riuscire a fermarsi. Il regista stenta infatti a raccontare una città dominata dalla notte, dove le mille luci che la addobbano confondono più che illuminare chi la osserva. Per contro, quando gli eventi conducono a Madrid, filma sempre in pieno giorno per rendere il più riconoscibile possibile l'ambientazione europea e per cancellare le ombre dei protagonisti, impegnati finalmente in una resa dei conti a carte scoperte. Tutto naturalmente va come previsto: i cattivi restano cattivi fino alla morte, i buoni si tengono stretta la propria moralità, valorizzano i sentimenti e si concedono alla misericordia, quelli nel purgatorio cercano una catarsi a modo loro. Il buon cast, composto da Ewan McGregor, Hugh Jackman e Michelle Williams, fa quel che può per dare credibilità a un film che finisce però col trascinarli inevitabilmente sul fondo di una mediocrità che è davvero difficile sopportare.