Recensione Go Go Tales (2007)

Lontanissimo dalle atmosfere malsane o maledette dei precedenti film di Ferrara, 'Go Go Tales' è una gradevole commedia, ben costruita e fotografata.

Tutto in una notte

Quando in Italia si è parlato di Go Go Tales, ultimo film di Abel Ferrara fuori concorso al Festival de Cannes e presentato oggi alla stampa, lo si è fatto solo in termini di mero nazionalismo: produzione italiana, girato interamente a Cinecittà, cast tecnico e artistico ricco di nostri compatrioti. Si tratta di una scelta mediatica e di marketing che forse può portare benefici (soprattutto se tra gli attori c'è un certo Riccardo Scamarcio, non importa quanto piccolo possa essere il suo ruolo), ma è una scelta che sistematicamente finisce per sminuire il film di cui si sta parlando. E questo ultimo lavoro del regista italo-americano invece è un prodotto di tutto rispetto, anche se probabilmente molto diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare dall'autore de Il cattivo tenente, Fratelli o il più recente Mary.

Definito dagli stessi produttori come una screwball comedy, il film è in effetti lontanissimo dalle atmosfere malsane o maledette dei precedenti film di Ferrara: non c'è traccia di violenza, il sesso è visto come arte grazie alle sensuali movenze delle ballerine/spogliarelliste del locale in cui è ambientato ed anche il finale è conciliatorio e da perfetta commedia. E' così che un'intera notte nel Ray Ruby's Paradise Lounge tra spogliarelli, mariti gelosi, un biglietto vincente della lotteria apparentemente scomparso e perfino imbarazzanti numeri da cabaret può far ridere con intelligenza grazie ad accattivanti dialoghi e personaggi ben delineati interpretati da tutti gli attori.

A fare da collante c'è il solito carismatico Willem Dafoe e in tanti (più o meno) piccoli ruoli di contorno facce conosciute come quelle di Matthew Modine, Bob Hoskins e Burt Young, e tante belle prime donne tra cui spiccano le italiane: l'esordiente (splendida ma non molto in vista, a dire la verità) Bianca Balti, la grintosa Asia Argento e la brava Stefania Rocca, che del team nostrano è la più (e meglio) utilizzata. Ancora da notare tra gli italiani Scamarcio - che interpreta un giovane studente di medicina che finisce un po' per caso nel locale e ci ritrova una faccia (e un corpo) da lui ben conosciuta -, Andy Luotto nel ruolo di un produttore posseduto dal desiderio e Romina Power (!!!) in una sorta di cameo come annunciatrice dei numeri vincenti del lotto.

Insomma non il film che ci saremmo attesi da Ferrara, ma una gradevole commedia, ben costruita e fotografata, lontana dalle facili battute e volgarità ma anzi condita da un pizzico di genio e personalità.

Movieplayer.it

3.0/5