Sul set di La finestra sul cortile: curiosità

Hitchcock era solito arrivare sul set di ogni suo film con in mente tutto quello che doveva fare in quel giorno di lavoro.

Alfred Hitchcock era solito arrivare sul set di ogni suo film con in mente tutto quello che doveva fare in quel giorno di lavoro. Egli completava la sceneggiatura con dettagliate e particolareggiate descrizioni dei movimenti di macchina, del tipo d'illuminazione, di ciò che doveva essere contenuto in ogni singola inquadratura. Egli era un perfezionista della preproduzione. Spesso sul set si annoiava proprio perché per lui il film era già finito, completato. Così a volte escogitava degli scherzi, sperando di poterli inserire a tutti gli effetti nel master finale del film.
Un episodio divertente a proposito della lavorazione de La finestra sul cortile ci viene raccontato da Georgine Darcy (Miss Torse nel film) a proposito della scena della pioggia che sorprende la coppia col cane durante la notte. Come abbiamo avuto già modo di vedere precedentemente nel film, la simpatica coppia col cane suole dormire sul balcone per evitare il gran caldo di quella torrida estate. Una notte li sorprende la pioggia e loro sono costretti a rientrare in fretta e furia col materasso in casa. La scena è comica. Hitchcock l'ha ottenuta con un simpatico stratagemma. Avendo la possibilità di comunicare con gli attori tramite un auricolare, egli ha prima parlato con la donna della coppia, dicendole che doveva, una volta cominciata la pioggia, alzarsi e tirare il materasso verso la finestra piccola. Detto alla donna di passare l'auricolare all'uomo, ha comunicato all'attore che, una volta cominciata la pioggia, egli doveva alzarsi e tirare il materasso verso la finestra più grossa, esattamente l'azione opposta a quella che aveva appena ordinato all'attrice. Le conseguenze sono state davvero comiche. I due attori tirano il materasso in direzioni opposte, quasi dovessero contenderselo. Alla fine l'uomo cade all'interno della finestra, per lo strattone della donna.

Siamo alla scena finale. Thorwald è nella camera di Jefferies, avanza minaccioso. La situazione è particolarmente delicata: abbiamo un uxoricida grande grosso ed arrabbiato contro un fotoreporter sulla sedia a rotelle, in pigiama, la gamba sinistra immobilizzata dal gesso. Possibile che debba finire così?, ci domandiamo noi spettatori. La trovata è dietro l'angolo. Jefferies non ha armi con sé, ha solo gli strumenti del suo lavoro. Cosa può usare per difendersi? La risposta è semplice e ci lascia stupefatti: il flash della macchina fotografica! Thorwald avanza e Jefferies lo fulmina col suo flash, rendendolo per qualche brevissimo attimo parzialmente cieco. Il problema che si venne a porre ad Hitchcock e la sua troupe era come rendere, visivamente, il parziale accecamento di Thorwald. L'aiuto regista Herbert Coleman decise di provare direttamente sullo loro pelle o meglio, sui loro occhi. Convocò un fotografo, richiamo Hitchcock, il direttore alla fotografia, lo specialista di effetti speciali. Fece buio nella stanza e disse al fotografo di bombardarli con flash. Finita l'esperienza, Coleman chiese ai presenti di spiegare come avessero reagito i loro occhi. Tutti furono concordi nell'ammettere che, dopo il flash, la loro vista era stata occultata da una sorta di patina gialla. Non era però un effetto praticabile. Non si poteva inserire un fotogramma completamente giallo per rappresentare la parziale cecità di Thorwald. Il problema fu accantonato per qualche tempo. A trovare una brillante soluzione fu il direttore degli effetti speciali John P. Fulton. Il risultato fu un sistema di cerchi concentrici rossastri che non occultavano tutto il fotogramma ma vi si integravano perfettamente.
La finestra sul cortile è un film perfetto. Da l'idea di una struttura pensata per non avere falle o cedimenti. In fin dei conti da l'idea di un piccolo condominio di mattoni rossi. E di un cortile centrale, fulcro di un insieme di vite.