Pare parecchio Parigi, la recensione: Leonardo Pieraccioni cambia, restando sé stesso

La recensione di Pare parecchio Parigi: Pieraccioni intraprende (letteralmente) un'altra strada, cambiando la comicità ma restando fedele ai valori umoristici che hanno contraddistinto la sua carriera.

Pare parecchio Parigi, la recensione: Leonardo Pieraccioni cambia, restando sé stesso

Cambiare, si può anche a sessant'anni. Anzi, a giudicare dal film, si può pure a ottanta. Perché tra i rimpianti e i rimorsi, la vita è lì che morde le caviglie. Dunque, cambiare, ricominciare, riprovare. Sì, ma come? Semplice: restando sé stessi (pregi e difetti compresi), ma intanto provare a guardare il quadro da un'altra prospettiva. Come ha fatto Leonardo Pieraccioni, che a trent'anni da Il laureato sceglie toni più soffici per un on-the-road che gira (letteralmente) su di sé: Pare parecchio Parigi. Un titolo che sembra uno scioglilingua, il cui il toscano più influente del box office italiano si rifà ad un storia vera da libro cuore, cambiandone però i connotati principali.

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Pare parecchio Parigi: una scena del fillm. Foto di Leonardo Baldini

Un'ispirazione, e dunque un buon punto di partenza. Perché Pare parecchio Parigi, al netto di tutto, ha un'originalità tipica di certe vicende frutto della realtà. In quest'ottica, Pieraccioni fa suo il film, senza avere la smania di far ridere: non c'è lo sketch, non c'è l'imprevisto, non c'è il siparietto. Il linguaggio, pur basico e a portata di grande pubblico, è naturale nella sua verve umoristica, ancorata ad un'idea effettivamente riuscita ma, come spesso accade nel nostro panorama di genere (senza generalizzare, ci mancherebbe), non portata totalmente (o con decisione) a compimento.

Pare parecchio Parigi, la trama: una storia vera ad altezza commedia

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Pare parecchio Parigi: Chiara Francini, Nino Frassica, Giulia Bevilacqua, Leonardo Pieraccioni. Foto di Leonardo Baldini

Dicevamo, una storia vera, affidata alla scrittura di Alessandro Riccio in coppia con lo stesso Pieraccioni. Tutto, inizia da un desiderio, l'ultimo. Quello di un padre (Nino Frassica), gravemente malato. I suoi tre figli (Leonardo Pieraccioni, Chiara Francini, Giulia Bevilacqua), che non si parlano da cinque anni (scoprirete poi il motivo, a dire il vero ben poco strutturato rispetto alla storyline principale), decidono, non senza dubbi, di esaudire un desiderio lungo una vita: fare un viaggio a Parigi. Il punto, è che il padre non può allontanarsi dalla struttura ospedaliera, e allora i tre decidono l'impossible: portare Parigi in Toscana, facendo credere all'anziano papà di essere davvero diretti verso la Francia. Dunque, saliti su un camper, riuniti, inizieranno un viaggio senza spostarsi, sfruttando l'immaginazione come potere salvifico.

Uno strambo e tenero viaggio

Pare Parecchio Parigi
Pare parecchio Parigi: il cast al completo in una scena

Un on-the-road senza road, e una commedia che non vuole approfittare delle sua etichetta in funzione di una risata troppo forzata, o poco adatta a ciò che viene raccontato. Per questo, Pare parecchio Parigi, rivede il cabaret di Pieraccioni in una struttura più soffusa, nonostante il linguaggio, tipico del toscano, sia poi applicato ai personaggi protagonisti. Ovvero: tutte le caratterizzazioni del comico, sono (in)consapevolmente disegnate nelle due sorelle (Francini e Bevilacqua) che lo accompagnano in questo strambo e tenero viaggio. In fondo, Pare parecchio Parigi è il suo film più corale, e una sorta di summa che comprende, rivedendola, l'intera filmografia. Poi, chiaro: la sua forza narrativa, è data dalla logica di uno spunto perfetto per essere tradotto al cinema.

Soprattutto, è perfetto per la declinazione legata al linguaggio della commedia. Sarà che c'è Parigi nel titolo, ma non è un azzardo dire che la pellicola ha un certo richiamo estetico tipico di quelle comédie français che tanto invidiamo. Dall'altra parte, se è un film di prospettive, dove il tempo è il vero protagonista, si notano macroscopiche crepe proprio legate al timing: alcune scelte narrative sembrano infatti frutto di un minutaggio minimo (90 minuti) da dover raggiungere (ma chi lo dice che non si possono fare film da 80 minuti?), non avendo strutturalmente ragione d'esistere nell'economia del film. Oltre ciò, e cosa da sottolineare, resta la storia. Pur rivista e rimaneggiata da Pieraccioni (era il 1982 quando i fratelli Bugli girarono in roulotte all'interno del loro podere), ha un valore semplice quanto universale. Tradotto: siamo sempre in tempo per realizzare i nostri sogni.

Conclusioni

Come scritto nella recensione, Pare parecchio Parigi è un cambio rispetto agli ultimi film di Leonardo Pieraccioni, dosando le risate in funzione di un linguaggio da commedia più coerente rispetto a ciò che racconta. Poi, non tutto è ben strutturato: diverse situazioni sembrano inserite solo per raggiungere un minutaggio minimo, risultando avulse dal film stesso.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La storia raccontata.
  • Un buon cast.
  • Il tono, mai arruffone verso la comicità.

Cosa non va

  • Alcune situazioni totalmente inutili nell'economia del film.
  • Diverse didascalie, frutto di un linguaggio da grande pubblico.