Film d'azione al femminile: I 10 Migliori

Dieci pellicole d'azione al femminile, tra fantascienza e thriller, tra revenge movie e film di cappa e spada, dieci film che hanno cambiato la concezione della donna nel cinema.

Atomica bionda: Charlize Theron alle prese con due nemici in un momento del film
Atomica bionda: Charlize Theron alle prese con due nemici in un momento del film

Quali sono i migliori film d'azione al femminile? Ora che Netflix sta per far uscire The Old Guard, con Charlize Theron e Kiki Layne protagoniste, un action che si preannuncia esplosivo, è giusto guardarci indietro, vedere (in tempi in cui le donne rivendicano ruoli sempre meno stereotipati) quali film d'azione ci hanno proposto nel passato protagoniste dotate di incredibile audacia, spirito combattivo e coraggio. Che fosse per vendetta, per onore o anche solo per sopravvivere, questi dieci film hanno segnato sicuramente un importantissimo punto di svolta per quello che riguarda la rappresentazione del mondo femminile nell'immaginario collettivo, e si sono dimostrati capaci di cambiare davvero le cose, anticipando, spesso di decenni, quella spinta rinnovatrice che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Bill, è arrivata la tua ora.
Bill, è arrivata la tua ora.

10. Hanna (2011)

Saoirse Ronan nel thriller Hanna
Saoirse Ronan nel thriller Hanna

Uscito nel 2011 per la regia di Joe Wright, Hanna è sicuramente uno degli action-thriller più originali di questo decennio, se non altro per come sposa un iter narrativo veramente intenso, originale e dove tutto ciò che pensavamo di sapere o aver visto su personaggi femminili "adrenalinici" viene rivoluzionato nel fare di un'adolescente la protagonista. Hanna (Saoirse Ronan) è stata cresciuta nella sperduta Finlandia dal padre Erik (Eric Bana) ex agente della CIA, in modo da essere una perfetta macchina da combattimento, in grado di adattarsi ad ogni situazione e di uccidere come niente fosse. Quando sarà il momento, secondo Erik, Hanna potrà eliminare la temibile Marissa (Cate Blanchett), Capo Sezione della CIA che non ha mai rinunciato al sogno di uccidere Erik. Isolata, sospettosa, forte ma con chiare carenze in termini di affettività e socialità, si troverà in poco tempo non solo costretta a lottare contro Marissa ma anche con il desiderio di avere una vita normale, un'esistenza come tutte le altre ragazzine del mondo.

Hanna
Una scena di Hanna

Film violento, con scene d'azione assolutamente distanti dai cliché irrealistici del genere, quasi una sorta di Jason Bourne al femminile, Hanna porta con sé importanti tematiche inerenti la paternità, l'identità e la crescita, ed in diversi momenti appare quasi una sorta di metafora del passaggio dalla fanciullezza all'età adulta. Palesi i riferimenti alle fiabe dei Grimm, alla mitologia nordica, all'interno di un universo dai colori freddi ed algidi, in cui emerge la visione non solo dell'uomo come creatura aggressiva, vile e manipolatrice, ma anche di una femminilità rapace, sterilizzatrice e malvagia, che rende il personaggio della Blanchett una sorta di Grimilde dei nostri giorni.

9. Blue Steel - Bersaglio mortale (1989)

Blue Steel
Una scena di Blue Steel - Bersaglio Mortale

Megan Turner (Jamie Lee Curtis), agente di polizia di New York, rimane coinvolta in un conflitto a fuoco mentre cerca di sventare una rapina in un jet market, trovandosi costretta ad uccidere il rapinatore. Tra i clienti terrorizzati c'è anche Eugene Hunt (Ron Silver), uomo ricco, folle, manipolatore e violento, che non visto si impadronisce della pistola del rapinatore, causando la messa sotto accusa per omicidio di Megan e usando l'arma per commettere diversi omicidi nei giorni a venire. In breve tempo la protagonista si troverà non solo di fronte a fronteggiare un pazzo deciso a distruggerla, ma anche costretta a fare i conti con un passato fatto di violenza ed abusi. Thriller cupo, robusto, scritto e diretto da Kathryin Bigelow, Blue Steel - Bersaglio mortale è un viaggio dentro la società americana che fu, abitata da violenza, prevaricazione, materialismo, un universo maschilista, che rivive nel narcisismo e nella sessualità malata di un Ron Silver perfetto nell'interpretare una sorta di trasfigurazione mostruosa degli yuppie newyorkesi. La bravissima Jamie Lee Curtis in Blue Steel è uno dei personaggi più credibili del genere e che si fa portatrice di una riscossa mai retorica, simbolo di un'emancipazione e crescita personali tramite le quali rivendica la propria identità e ruolo nella società.

8. The Assassin (2015)

The Assassin: Shu Qi in azione durante un combattimento
The Assassin: Shu Qi in azione durante un combattimento

Nella Cina medioevale dell'VIII secolo, Nie Yinniang (Shu Qi) è una delle migliori assassine al servizio della dinastia regnante, presa ancora ragazzina ed addestrata in modo perfetto dalla sua maestra Jaixin (Sheu Fang-yi), è incaricata di uccidere i magistrati e funzionari corrotti. Tuttavia nel momento in cui la giovane sicaria mostra pietà per le sue vittime, si trova costretta dalla sua maestra a redimersi uccidendo il Governatore Tian Ji'an (Chang Cheng) suo cugino, a cui era legata dai ricordi dell'infanzia. Nie si dovrà confrontare con un dilemma non da nulla: ubbidire ciecamente o seguire il suo cuore. Film wuxia essenziale, spartano, realistico ed insieme aulico grazie alla bellissima fotografia e da una regia di Hou Hsiao-Hsien semplicemente perfetta, The Assassin ha nella bellissima e malinconica Nie di Shu Qi il simbolo di una femminilità negata, di un diventare macchina ed automa seguendo le linee guida di un mondo fatto di dovere, obbedienza e mancanza di pietà. Il confine tra fedeltà e sentimenti diventa sempre più forte, in cui alla frenesia del genere si sostituisce un ritmo più riflessivo, in cui il bianco e nero lascia spazio ai colori di una natura bellissima ed immobile come il mondo e la vita della protagonista. Forte, temeraria, piena di un dolore a cui decide di ribellarsi, di una morte di cui pare attendere la visita con grata liberazione, la protagonista di The Assassin rappresenta la ribellione femminile in un'epoca che la vedeva oggetto di matrimoni combinati, lotte per il potere, strumento nelle mani della volontà altrui.

7. La tigre e il dragone (2000)

Crouching Tiger Hidden Dragon
La tigre e il dragone

Senza ombra di dubbio un film che ha rivoluzionato il cinema, non solo dal punto di vista formale o stilistico come molti pensano, ma anche concettuale. Wuxia che per estetica e poesia delle immagini, può essere paragonato solo ad un capolavoro come Hero, La tigre e il dragone del grande Ang Lee ha nel maestro Li Bu Mai (un bravissimo Chow Yun-Fat) un personaggio positivo, seducente e compassionevole, ma le vere protagoniste del fantasioso, divertente e malinconico iter fatto di combattimenti, duelli e tradimenti, sono Zhang Ziyi e Michelle Yeoh, rispettivamente la giovane e ribelle Jen Yu, e la valorosa e malinconica Shu Lien. La prima, rampolla di nobile famiglia, ladra e avventuriera per vocazione, indocile e decisa a riappropriarsi della propria libertà, è il simbolo della gioventù, con tutti gli errori, le cadute e l'esuberanza che essa porta. Triste, senza una guida, senza una direzione, vanitosa come spesso sono le giovani, è però simbolo assoluto di quella libertà a cui si contrappone la saggezza ma in un certo senso anche la rassegnazione e la tristezza della più matura ed esperta Shu Lien.

La Tigre E Il Dragone
Una scena de La tigre e il dragone

Da certi punti di vista si può dire che le due siano la stessa persona, solo in fasi diverse della vita, perse dentro quel dramma attraversato da quella spada, da quel Destino Verde, che simboleggia una perfezione irraggiungibile e dannata, ciò che ognuno desidera nel profondo. Entrambe, pur in modo differente, rappresentano l'emancipazione, la volontà di due donne di decidere della propria vita, andando contro tutto ciò che si frappone, sia esso un matrimonio combinato come un nemico. Film assolutamente perfetto nella messa in scena, La tigre e il dragone è anche film di formazione, opera che mostra come la crescita individuale, la lotta per la propria identità, spesso porta appresso anche delusioni e sconfitte.

La tigre e il dragone: i guerrieri volanti di Ang Lee e la rinascita del wuxia

6. Atomica bionda (2017)

Atomic Blonde: una foto della protagonista Charlize Theron
Atomic Blonde: una foto della protagonista Charlize Theron

Tratto dalla graphic novel The Coldest City, Atomica bionda ha come protagonista l'agente dell'M16 inglese Lorraine Broughton (Charlize Theron), inviata a Berlino a pochi giorni dal crollo del Muro per recuperare una lista con i nomi degli agenti segreti di entrambi i fronti presenti nella città. Sarà solo l'inizio di una pericolosa ed intricata corsa in cui i ruoli di cacciatore e preda si verranno spesso a confondere, in cui bugie e verità si assomigliano e soprattutto in cui la morte è sempre in agguato. Atomica bionda di David Leitch ha senza ombra di dubbio alcune delle scene di combattimento più realistiche, "sporche" e meglio costruite degli ultimi anni, è un enorme labirinto che omaggia gli anni 80 del Synth Pop, Punk e Rock (tedeschi in particolare), il cinema spy-action europeo di quel periodo e ci dona finalmente (dopo tante pellicole bislacche) una protagonista femminile credibile, di altissimo livello. Charlize Theron, attorniata da un cast di grande spessore, si muove con passo ad un tempo deciso e carismatico, non è mai invincibile e non appare una sorta di super-donna irreale, gli stessi combattimenti ne evidenziano l'inferiorità fisica rispetto alle nemesi maschili a cui contrappone furbizia, coraggio e improvvisazione. Coreografato in modo splendido, con una regia ed una fotografia che rendono Berlino un labirinto sensuale ed urban, Atomica bionda è uno dei migliori action del nuovo millennio, dei più sorprendenti e adrenalinici.

Atomica Bionda: più glaciale che furiosa, la Theron si conferma l'eroina action del momento

5. Lady Snowblood (1973)

Lady Snowblood 1
Una scena di Lady Snowblood

Film diretto da Toshiya Fujita, fonte d'ispirazione primaria per Tarantino ed il suo Kill Bill, Lady Snowblood è ambientato sul finire di quel XIX secolo che portò il Giappone a rivoluzioni sociali e politiche né semplici né indolori. Protagonista è la giovane e spietata Yuki Kashima (Meiko Kaji), che semina di morti e sangue le strade di un Giappone violentissimo, dove la vendetta regna sovrana, si trasmette di madre in figlia, segue vie tortuose, sovente illogiche, che però sovvertono la figura femminile giapponese, normalmente sottomessa e quasi di contorno. Macabro, irreale, con scene di combattimento ed uccisioni gargantuesche, diviso in capitoli, Lady Snowblood appare molto fedele all'omonimo manga da cui è tratto, creato da Kazuo Koike e disegnato da Kazuo Kamimura. La regia di Fujita, unita ad una bellissima e vivida fotografia di Masaki Tamura (che esalta gli elementi della natura, i colori e l'architettura) crearono un insieme incredibilmente accattivante, suggestivo, rendendo le lente ma inesorabili falcate di questa assassina aggraziata una danza infernale. Spesso ella assomiglia ad una versione ben più illogica e demoniaca di Zatoichi, porta con sé la vendetta delle donne che nel mondo ancora oggi sono spesso reputate esseri inferiori, fastidiosi, mere riproduttrici o oggetti da possedere. Di certo il film più sperimentale e sorprendente in questo elenco, un piccolo gioiello che ancora oggi stupisce per audacia.

4. Nikita (1990)

Anne Parillaud è protagonista del film Nikita di Luc Besson
Anne Parillaud è protagonista del film Nikita di Luc Besson

Uno dei film di maggior pregevolezza di Luc Besson, nonché uno dei simboli di quel cinema francese che seppe rinnovare l'action scavalcando i limiti e la prudenza di quella Hollywood che pareva capace di partorire solo bamboline e film fracassoni senza contenuto. Nikita, uscito nel 1990, verte sostanzialmente sulle spalle di una bravissima ed intensa Anne Parillaud, sbandata, drogata, rifiuto della banlieu paragina, convertita dai servizi segreti francesi in spia, sicario, agente. Noir-action raffinato e disperato, portatore di un'atmosfera decadente e struggente, Nikita mostra in teoria una metamorfosi totale da parte di una donna che da vulnerabile, debole, diventa (apparentemente) forte, determinata, ma che da una banlieu, passa semplicemente ad un'altra. Tutto, nelle scene d'azione (alcune diventate punto di riferimento del genere), nei dialoghi, rappresenta una lunga strada verso la libertà, quella vera, una libertà che Besson ci mostra come strada tortuosa, pericolosa, disseminata di sofferenza. E soprattutto solitaria. Nikita è sola, lo è sempre, lo è anche quando trova il gentile Marco (Jean-Hugues Anglade) e soprattutto quando si invaghisce del non poi così spietato Bob (Tchéky Karyo), fino a quando comprende che proprio in quella solitudine, in quell'assenza di uomini dalla sua vita, vi è l'essenza stessa della realizzazione personale per lei. La fuga come forma di sopravvivenza, dal fuoco incrociato di nemici visibili ed invisibili. Ancora oggi, uno dei personaggi femminili più complessi ed accattivanti che si ricordino, di certo quello che rappresenta la parte più imprevedibile e ribelle dell'essere donna.

3. Mad Max: Fury Road (2015)

Mad Max: Fury Road - Charlie Theron, Nicholas Hoult e gli altri superstititi a bordo di un furgone
Mad Max: Fury Road - Charlie Theron, Nicholas Hoult e gli altri superstititi a bordo di un furgone

Davvero riduttivo definire Mad Max: Fury Road semplicemente un film d'azione. L'opera di George Miller è un vortice visionario, un inno all'universo narrativo post-apocalittico in ogni sua forma, ricco di riferimenti non solo ai film originali che lanciarono Mel Gibson, ma anche allo steam-punk, al western che fu, alle saghe nordiche e alla tragedia greca. Apparentemente il protagonista è il Max di Tom Hardy, ex-poliziotto rinnegato, prigioniero in lotta per la sua vita e la sua libertà, ma in realtà la vera, grande, protagonista è Furiosa, ribelle al potere di quel Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne) che si circonda di donne-fattrici, donne-balia, uomini schiavi del suo falso credo sado-maso-mortuario. Donna-meccanica, Furiosa in Mad Max: Fury Road è tutt'uno con la sua gigantesca creatura fatta di benzina, ruote e marchingegni, guerriera, valchiria che cerca di salvare cinque ragazze destinate alla schiavitù sessuale, simbolo di una vita che cerca di sfuggire ad un mondo fatto di uomini che sognano la morte. Semplicemente pazzesco per regia, coreografie, fotografia e colonna sonora, per come riesce a rendere il concetto di scontro fisico, per come rende l'azione qualcosa di mai visto prima, il film è una continua sorpresa e capovolgimento dei topoi del genere action. Personaggio femminile in grado di rivaleggiare per audacia, evoluzione e personalità con una Ripley o una Sarah Connor, Furiosa è metafora di una redenzione, simbolo di una ritrovata coscienza, di un risveglio di una femminilità slegata da ruoli primitivi.

2. Kill Bill 1&2 (2003 e 2004)

Uma Thurman nella scena del maxi-duello di Kill Bill: Volume 1
Uma Thurman nella scena del maxi-duello di Kill Bill: Volume 1

Se vi sono tutti e due è per un semplicissimo motivo: in realtà è un film solo, un'unica opera scomposta in due parti certo, ma che è impossibile slegare al contrario di altri casi simili, un unico racconto in cui Quentin Tarantino ha unito tutto quello che aveva amato ed ama nel cinema o quasi. I film di Bruce Lee e soci, la cinematografia di genere, gli spaghetti western, i poliziotteschi, i film giapponesi di Kurosawa, Ishida, i manga, di tutto e di più, cuciti addosso ad Uma Thurman e alla sua lunga e terribile vendetta. Film ambientato sostanzialmente in un universo ad un tempo realistico e fantasioso, è senza ombra di dubbio il miglior revenge movie al femminile di sempre, ed uno dei migliori in generale mai creati. Bill ha il fascino stagionato ed ammaliante di un David Carradine che non si riesce ad odiare, eppure rappresenta forse il "maschio" nella sua accezione più malata, maniaca, dedita al controllo e alla manipolazione, che vede le donne come proprietà, oggetto, apparentemente su un piano paritario ma in realtà connesse e sposate al suo ego, al suo narcisismo. Nei due film Tarantino ci mostra una vendetta più che giustificata, che però diventa più che mero atto di sangue, rivendicazione di un percorso di liberazione, racconto finale di una morte che voleva essere infine abbandonata ma che no, non lascia Beatrix, la costringe a riconoscere la sua natura prima di lasciarla in pace. A modo suo, Kill Bill: Volume 1 e Kill Bill: Volume 2 sono un'incredibile racconto di emancipazione dolorosa e funebre, l'ex sicaria che cerca di diventare una brava moglie qualsiasi, ma non può sfuggire a ciò che è, al mondo a cui appartiene. Forse il più anime tra i film di Hollywood mai fatti, di certo quello in questa lista più creativo, più di genere, con una regia semplicemente mozzafiato, dialoghi mai banali, una colonna sonora e combattimenti che sono diventati qualcosa di quasi mitologico nella loro unione. A conti fatti, la saga di Kill Bill altro non è che la storia di una separazione. La più sanguinosa e complessa che si ricordi...

Da Kill Bill a Revenge: quando la sopravvivenza è donna

1. Aliens (1986)

Aliens - Scontro finale: Sigourney Weaver in un momento del film
Aliens - Scontro finale: Sigourney Weaver in un momento del film

Ebbene si, in cima alla nostra lista c'è il secondo, bellissimo capitolo della saga sugli xenomorfi, arrivato dopo il capolavoro visionario e truculento di Ridley Scott, diretto da James Cameron, uno dei sequel più azzeccati della storia. Cameron decide di sposare una linea più action, quasi un war movie spaziale dalle tinte horror certo, ma in cui non scompaiono per questo elementi di grande profondità. Aliens ha come protagonista sempre lei: Sigourney Weaver con la sua Ripley, si erge a simbolo di ribellione, così come lo era nel primo film, non più però contro la società americana maschilista, industriale, ma contro qualcosa di più sfumato, di sottile, contro una illogicità e mancanza di empatia che appartiene ad un mondo che ben conosciamo, quello dei nostri giorni. Cupidigia, conglomerate che sacrificano vite come niente fosse, la debolezza e totale inconsistenza del machismo muscolare, che in quegli anni faceva dei cinema cassa di risonanza della ritrovata "grandezza" americana. I Rambo, i vari "berretti verdi" trionfanti altrove, qui vengono distrutti, disintegrati, dalla prole di una maternità feroce, animalesca, da un orrore che usa i corpi delle famiglie proletarie per crescere. La trasformazione di Ripley in Aliens, il suo diventare donna in armi, leader del gruppo, va di pari passo con la riscoperta (o forse più scoperta) di un istinto materno, mentre contemporaneamente cerca di distruggere quella Regina Aliena che altro non è che la personificazione di una maternità selvaggia, di quelle Erinni che già nel mito greco erano vendicatrici di delitti contro la famiglia. Paradossi e contrasti di un film che ci ha donato una protagonista emancipata, forte, in perenne evoluzione, carismatica ma mai, neppure per un secondo, innaturale nel suo iter, mai contrapposta agli eroi del cinema maschili, quanto piuttosto alternativa, diversa.

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