Francesca Cavallin, una femme fatale ...in famiglia

In 'Rossella' interpreta la sensuale Sophie, ma nel corso del 2011, vedremo Francesca Cavallin in molti altri ruoli: innanzitutto tornerà nei panni di Bianca in 'Un medico in famiglia' e poi quello di Angela in 'Una musica silenziosa'.

Il pubblico la conosce soprattutto per il ruolo di Bianca in Un medico in famiglia, ma in queste prime settimane del 2011 Francesca Cavallin si sta svelando in una nuova veste, quella della seducente Sophie nella fiction Rossella. Ma non finisce qui, perchè quest'anno, vedremo Francesca anche nei panni di Angela, un'ispettrice alle prese con un passato difficile e un'indagine musicale.
Con lei abbiamo parlato del personaggio di Sophie - che ha costruito prendendo spunto anche dalla sensualità delle donne di Klimt - del lavoro sul set, di ciò che accadrà a Bianca nella settima stagione di Un medico in famiglia, ma anche di altri personaggi da lei affrontati in passato, come quello di Emanuela Setti Carraro, "una guerrigliera dolcissima" che non è stato facile interpretare.

Durante la presentazione di Rossella, hai definito il tuo personaggio - quello di Sophie - come "una femme fatale autolesionista" che hai interpretato prendendo spunto anche dalla tua tesi di laurea, incentrata proprio sulla figura della femme fatale. Più precisamente, a quali figure femminili devi il tuo personaggio? Tutte cinematografiche, o anche letterarie, per esempio?

Mi viene naturale ispirarmi ai quadri, avendo sviluppato un percorso umanistico. In realtà la relazione tra cinema e arte è quasi banale, il cinema si ispira all'arte se pensi a Kubrick.
Partendo dalla donna fatale della fine dell'800 ho costruito questa figura in particolare ho fatto un'analisi di pittori come Giovanni Boldini Corcos, Sargent, Klimt, che potessero restituirmi qualcosa di quel periodo. Mi lascio ispirare visivamente e vado, non volevo inquinare il personaggio di Sophie. C'è una scena in cui esercito una sorta di gioco di seduzione dove inclino la testa all'indietro per togliermi un collier e lì pensavo alla Giuditta I di Klimt.
Poi Rossella parla dell'emancipazione femminile per ricordarci che alcune donne prima di noi hanno lottato per noi, e quindi evviva Rossella!

Buona parte delle fiction televisive sono in costume. Una scelta che spesso viene contestata da chi preferirebbe tematiche attuali. Come ti spieghi l'attuale fascinazione per il dramma storico da parte della tv generalista?
Preciserei che non è l'attuale ma con andamenti più o meno felici è stata sempre seguita. Credo che abbia fascino perché come nella letteratura o nel cinema questi testi devono far sognare. Sicuramente la cosa che più fa sognare è lo spostamento temporale quindi se una persona ha voglia di uscire dal presente per rifugiarsi da qualche altra parte può farlo. Ci sono degli escamotage narrativi che permettono di farlo. Trovo che anche le storie ambientate nel futuro o nel passato possano far riflettere. Poi in queste fiction ci sono delle regole universali che vanno al di là del tempo. E poi è giusto che ci sia della varietà di generi.

In che modo si vive il lavoro sul set di una fiction come Rossella? Durante la presentazione è sembrato che l'approccio al lavoro sia stato "passionale", ma la tua interazione con il cast e la troupe in che termini si è sviluppata?

Veramente è stato un lavoro passionale per svariati motivi. La passionalità intrinseca alla sceneggiatura, con spunti interessanti e temi profondi. La cifra è stata data dal regista Gianni Lepre regista che a noi attori ci ha divelti, lui possiede l'arco narrativo, deve usarti come creta da plasmare ed è bello che un regista ti tiri fuori l'anima. Gianni è uno che ti spreme e per me è stata un'esperienza bellissima e spero che si veda. E' stato bello lavorare, poi al di là di questo ci sono stati momenti per il gioco, per il divertimento, per la riflessione. Ho amato molto questo lavoro sia con i miei partner maschili che con Gabriella Pession un'attrice molto generosa come vorrei essere io

La tua, tra programmi televisivi, fiction e serie, è una carriera prettamente televisiva, se escludiamo Vita Smeralda. Non hai mai pensato a dare spazio al cinema e se sì, quale sarebbe il ruolo dei tuoi sogni, in tale senso?
Lo spazio me lo deve dare il cinema, chi il cinema lo fa e chi decide e non il contrario. Purtroppo in questo paese, è sotto gli occhi di tutti, se ne fa sempre meno. C'è sempre un atteggiamento strano nei confronti di chi fa la televisione e a me dispiace moltissimo. Poi c'è un atteggiamento contraddittorio e un filino ipocrita. Se un attore di televisione esordisce al cinema viene criticato stranamente, però poi gli attori di cinema scelgono quasi sempre progetti televisivi.
Suggerirei agli addetti ai lavori di essere meno critici. Gli americani ci stanno insegnando moltissimo. C'è un grandissimo attore come Tom Hanks che sta diventando produttore televisivo e suggerisce ai suoi colleghi di intraprendere di intraprendere questa strada. Vogliamo diventare meno provinciali?

Hai interpretato un ruolo importante, come quello di Emanuela Setti Carraro, moglie del giudice Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma sei apparsa anche in altre biopic, come quella su Coco Chanel. In questi casi ti sei dovuta documentare in maniera specifica, per il tuo ruolo, oppure no? Quale personaggio, tra quelli che hai interpretato finora, ha richiesto maggior lavoro, da parte tua?

Mi documento sempre, è un lavoro serio, bellissimo e che richiede come tutti i lavori la necessità di impegno e approfondimento. Quando mi è stato proposto di fare questo mestiere ho detto di no perché non ero preparata. Per questo ho esordito tardi, a 27 anni. Poi dopo tanto studio mi sono sentita preparata e mi sono riproposta. Quando si interpreta un personaggio così, subentra il pudore. La Setti Carraro è stato un personaggio particolare che non ha sposato soltanto un uomo ma una causa, una donna da ammirare e una donna che consapevolmente ha rischiato la vita e ha incontrato la morte insieme al suo uomo. Era una guerrigliera dolcissima, per me è stata dura avvicinarmi a lei, perché a parte qualche libro che mi era stato fornito e il lavoro fatto in emeroteca non ho potuto disporre dell'appoggio della famiglia, che aveva posto una sorta di veto. Soltanto durante la presentazione ho conosciuto due dei suoi familiari che mi si sono avvicinati e mi hanno detto che nei miei gesti hanno ritrovato molto di Emanuela. Per me è stata una grande soddisfazione, il riconoscimento più bello per il lavoro che avevo fatto in merito a questa persona

Prossimamente ti vedremo in altri progetti televisivi: la nuova stagione di Un medico in famiglia, innanzitutto e poi la fiction Una musica silenziosa. Parlando della serie con Giulio Scarpati, puoi anticiparci qualche novità sul tuo personaggio?


Bianca è entrata con il suo carattere forte dolce, la sua femminilità, a me piace definirla una donna contemporanea. Rimarrà sempre lei, ma ovviamente succederanno delle cose nella relazione con Lele che dura da tre anni. L'arrivo di due persone complicherà la storia. In particolare il mio ex marito interpretato da Paolo Conticini cercherà di riavvicinarsi per tornare insieme a me. Poi è interessante anche come si svilupperà la storia della bambina.

La settima stagione della serie, segna ufficialmente l'uscita di scena di Lino Banfi, che ha conquistato il pubblico con il personaggio di Nonno Libero. Non c'è un po' di preoccupazione, tra gli addetti ai lavori, per la sua assenza?
Trovo che ci sia sempre un po' di preoccupazione nel momento in cui fai un lavoro per cui devi essere giudicato. E' più il dispiacere per il fatto che non ci sia lui, una persona che rispetto tantissimo e che ho amato moltissimo sul set. Certo che ci dispiace, un po' di preoccupazione c'è, ma ci auguriamo che il nostro lavoro riesca a colmare un'assenza così grande

Un medico in famiglia è una delle serie più spensierate e divertenti della tv. Che atmosfera si respira sul set, c'è altrettanta leggerezza, o prevale l'impegno lavorativo?
Ci sono entrambi, quando si lavora si lavora, c'è la serietà e la responsabilità rispetto ai messaggi che vengono trasmessi. Ma devo dire che è un set particolarmente divertente dove si ride molto soprattutto quando facciamo le scene corali, c'è un clima molto familiare.

Come sei stata accolta in un cast già rodato? Qualcuno in particolare ti è stato vicino, aiutandoti, oppure no?
Sono entrata in punta di piedi, considerato che si tratta di una lunga serialità, ma poi mi hanno accolta bene. E' un piacere lavorare con loro, anche se avendo lavorato più spesso con Scarpati e Dighiero li considero i miei mentori, ma in generale mi sono trovata bene con tutti.

Cosa puoi anticiparci invece di Una musica silenziosa? So che interpreterai un'ispettrice che si trova a svolgere un'indagine in un Conservatorio, ma affronta questo compito con difficoltà, perchè la sua vita è segnata da un trauma legato alla musica...

E' una bella sfida perché è un tentativo di parlare di musica classica in prima serata attraverso la televisione. Non si tratta di una sorta di Saranno Famosi, infatti credo che non sia mai stato fatto un progetto del genere. E' una storia legata a molti argomenti come la "mala scuola", i nepotismi, la corruzione il fatto che non ci siano insegnanti preparati senza rendersi conto della responsabilità che hanno. C'è il tema della mafia, il bullismo, tante strade, tanti spunti. In più, ancora una volta interpreto una protagonista femminile. Lei ha subito un danno in seguito ad un incidente stradale, lui muore e lei per cercare di non soffrire ulteriormente cambia lavoro e diventa una macchina da guerra.

Come ti sei preparata per il personaggio di Angela?
Leggendo attentamente la sceneggiatura, cercando di immaginarmela fisicamente e studiando musica e pianoforte. Una bellissima sfida, ci sono riuscita bene visto che non è stata usata una controfigura.

Visto da noi spettatori, quindi, il tuo 2011, sarà tutto sul piccolo schermo, su questo non ci sono dubbi. Ma il tuo? Hai propositi o obiettivi da portare a termine, quest'anno?
Poter stare più tempo con la mia famiglia, mio figlio e il mio compagno.