Addio, Laura Betti

Si è spenta in un ospedale romano l'attrice che fu musa di Pier Paolo Pasolini, aveva 70 anni ed una lunga carriera alle spalle con registi del calibro di Bertolucci, Rossellini e Blasetti.

"Sono sicuro che nella sua tomba ella si sente bambina. Ella è certamente fiera della sua morte, considerandola una morte speciale. ''La mia morte è provvisoria, è un fenomeno passeggero" essa par dire, con l'aria di un personaggio di Gogol, Dostojewsky o di Kafka, "in alto loco si sta brigando perche' tale noiosa congiuntura venga superata e tutto torni come prima" l'illustre necrologio di cui sopra era stato dedicato nel 1971 da Pier Paolo Pasolini a Laura Betti dalle pagine del periodico Vogue, immaginando che l'amica e protagonista di tanti suoi film sarebbe morta nel 2001.
Laura Betti si è spenta ieri in un ospedale romano, tre anni dopo la data immaginata da Pasolini, che la definì "una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si era "messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda.
L'attrice, che era nata a Bologna nel 1934, aveva iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo alla fine degli anni '50 come cantante Jazz, poi all'inizio degli anni '60 era passata al cinema ed aveva lavorato con registi come Roberto Rossellini, Alessandro Blasetti, Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci e Mario Bava, quindi nel 1963 conobbe Pasolini con il quale instaurò un rapporto di amicizia profonda e di cui divenne musa e protagonista di tanti film. Nel 1968 con Teorema in cui aveva il ruolo di Emilia, la governante tormentata di una famiglia borghese, dallo sguardo magnetico ed in odore di santità, vinse la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia.
Negli ultimi anni, la Betti era soprattutto impegnata a tener viva la memoria di Pasolini, soprattutto fra i giovani, ed ha girato il mondo per presentare numerose rassegne cinematografiche dedicate al regista scomparso in tragiche e misteriose circostanze nel 1976.