La vergogna di Michael Fassbender e Steve McQueen a Venezia

Incontro con l'attore più apprezzato di questa mostra veneziana e col regista di Hunger. I due sono ospiti della Mostra per presentare Shame, gelido dramma a sfondo sessuale.

Dopo lo sconvolgente Hunger il regista inglese Steve McQueen torna a dirigere Michael Fassbender in un gelido dramma psicologico intitolato Shame. Il film, incentrato sulla perversa vita sessuale di un trentenne in carriera e sul complesso rapporto con la sorella minore, interpretata dalla bravissima Carey Mulligan, ha scosso gli animi per l'esplicita crudezza di alcune scene, ma ha anche incantato per la purezza stilistica della regia di McQueen e per la straordinaria interpretazione di Fassbender, chiamato qui a un'altra prova estrema. L'attore, che già nei giorni scorsi ha riscosso la sua dose di consensi interpretando magistralmente un giovane Jung in A Dangerous Method, è presente al Lido insieme a McQueen per parlare del controverso lavoro.

Steve, sei a Venezia in doppia veste come ospite della Biennale d'arte e del concorso della Mostra di Venezia. Quale è la differenza creativa tra i due ambiti in cui operi?
Steve McQueen: E' un onore essere invitato qui a Venezia. Non credo che ci siano barriere tra arte e cinema. In realtà si tratta di un processo creativo molto simile.

Michael, anche tu sei ospite del concorso veneziano con due film. Che cosa si prova?
Michael Fassbender: Anche io sono molto felice di essere qui con due pellicole così posso celebrare con due cast diversi. Venezia è un luogo speciale.

Come è stato fare un film su un personaggio che risulta odioso e che è al di là di qualsiasi redenzione?
Steve McQueen: A me Brandon piace moltissimo, ma è una persona difficile, mette a dura prova chi cerca di stargli vicino. Non è una persona cattiva, ma vive difficoltà particolari. Non penso che sia repellente, anzi è molto riconoscibile perché somiglia a molti di noi. Michael e anche Carey sono stati bravissimi e professionali, la loro perfomance è straordinaria. Hanno dato il massimo che si può chiedere a un attore.

Michael, è stato difficile interpretare le numerose scene di sesso presenti nel film?
Michael Fassbender: Non mi sento a mio agio quando devo girare scene di sesso, ma andavano fatte. Per fortuna non le abbiamo dovute provare più volte.

Perché il film è ambientato a New York?
Steve McQueen: Sono stato ispirato da New York, ho girato a lungo la città insieme alla sceneggiatrice e abbiamo concepito la storia qui. Volevamo l'acqua, il fiume Hudson, lo skyline presenti nel film. New York è una città eccitante, contemporanea, che non dorme mai. Quando ci si trova lì si capisce che è il luogo dell'eccesso. New York è un vero e proprio personaggio del film e ne ha influenzato profondamente anche lo stile visivo.

Questo è il vostro secondo film insieme dopo il bellissimo Hunger che purtroppo non è stato distribuito in Italia. Come si è evoluta la vostra collaborazione in questo periodo? Lavorerete ancora insieme in futuro?
Steve McQueen: Mi è stato detto che Hunger non è stato distribuito in Italia a causa della nudità maschile. Forse se si fosse trattato di un nudo femminile questo non sarebbe successo. La mia collaborazione con Michael è una vera e propria storia d'amore, è qualcosa di unico, che non capita tutti i giorni. Se l'amore è reciproco tanto meglio, anche perché per me sarebbe difficile pensare di fare un film senza di lui.

Il titolo del film, Shame, suggerisce un incesto che di fatto non c'è. Dove sta allora la vergogna?
Michael Fassbender: Il titolo Shame è nato dopo molte discussioni. Le persone simili a Brandon sono assimilate a questo concetto. E alla fine ci è sembrato il titolo più naturale da usare.

Nel film è presente anche un nudo di Carey Mulligan. Forse è la prima volta che la vediamo senza vestiti sul grande schermo. Avete avuto difficoltà a girare? Come mai Carey non è qui oggi?
Steve McQueen: Effettivamente sono un po' arrabbiato perché Carey sta girando un film in Australia. Dovrebbe essere qui, ma è la seconda volta che mi fa lo scherzo di non venire. Per quanto riguarda la scena di nudo Carey è un'attrice. Spogliarsi fa parte del suo lavoro e non ha problemi a farlo.

Michael, qui a Venezia sei ospite con due film in cui interpreti due ruoli molto forti. C'è una differenza di approccio nell'interpretare una persona realmente esistita come Jung e un personaggio irreale?
Michael Fassbender: Il lavoro è lo stesso. Io mi baso molto sulla sceneggiatura e metto la mia persona al servizio della storia. Forse la differenza principale è che, nel caso in cui un attore si trova a interpretare un personaggio non eisstente, deve anche creare la sua biografia immaginaria per comprenderne a fondo i comportamenti.

La scena in cui Carey Mulligan canta New York New York è incredibile. Come l'avete girata?
Steve McQueen: Mi piaceva molto la canzone che per me, però, è un blues, una canzone triste. Basta ascoltare con attenzione le parole. Registrare quel pezzo è stata un'esperienza emozionante, un momento magico.

Hunger era un film politico. Questo, invece, è un film sulle affettività violente. Perché questo cambiamento?
Steve McQueen: In realtà per me anche questo è un film politico, anche se non è legato a un contesto specifico come l'Irlanda del Nord. Ho voluto mostrare come nella nostra società la vita sessuale è cambiata, come tutti siamo influenzati dalla tecnologia e dai nuovi modelli morali.

Nella scena ambientata in hotel, prima di fare sesso Brandon assume della cocaina. Come mai avete deciso di inserire questa scena nel film?
Michael Fassbender: Avevamo discusso a lungo su questa scena ed eravamo indecisi se inserirla o meno. Alla fine l'abbiamo tenuta perché Steve voleva parlare degli eccessi che si stimolano l'un l'altro. Sesso e droga sono dipendenze collegate tra loro.

Da dove è nata l'ispirazione per il personaggio di Brandon?
Steve McQueen: Il sesso è una dipendenza come la droga e il gioco. Questi comportamenti compulsivi mi hanno spinto a creare un personaggio che però non è legato a nessuna persona che ho conosciuto in passato. Mi sono sentito libero di creare una storia senza nessun legame con la mia vita personale. Volevo riflettere sul fatto che tutta la libertà di oggi talvolta si trasforma in una vera e propria prigione.