Crescere insieme a Linklater: Boyhood in Concorso a Berlino

Richard Linklater presenta a Berlino il suo Boyhood in concorso, un film a cui lavora da dodici anni e che ha seguito un processo produttivo e artistico unico nel suo genere. Gli attori sono tornati ogni anno davanti alle telecamere: il protagonista aveva sei anni il giorno del primo ciak, ora dopo l'ultimo nell'ottobre scorso, è un ragazzo che va al college.

Un progetto unico, un film lungo dodici anni: dal 2002 Richard Linklater ha iniziato a raccontare la storia di un ragazzo e della sua famiglia, girando, montando e lavorando con gli stessi attori per una settimana ogni anno, fino ad oggi: per raccontare la vita, vedere i ragazzi crescere, passare dall'infanzia all'adolescenza, e insieme a loro veder cambiare anche gli adulti. Un processo produttivo mai tentato, nessun attore si era mai sottoposto ad una prova del genere: "Pochi autori, forse nessuno, avrebbero avuto il coraggio, la forza e soprattutto l'equilibrio che ha avuto Richard nel decidere di portare avanti questo progetto", dice Patricia Arquette che interpreta il ruolo della madre, mentre il padre è interpretato dall'amico Ethan Hawke, che all'epoca aveva subito accettato di salire a bordo con Linklater in questo viaggio destinato in ogni caso a segnare una tappa fondamentale nella storia del cinema. Il risultato è eccezionale, in quasi tre ore vediamo scorrere davanti agli occhi la vita di Mason, interpretato da Ellar Coltrane, e della sorella Samantha, che Linklater ha regalato ha sua figlia Lorelei Linklater, per guardarla crescere negli ultimi dodici anni come padre e anche come regista attraverso la telecamera. I risvolti artistici e produttivi di una progetto del genere sono infiniti, le sfaccettature, i paradossi, tutto semplicemente per raccontare la vita con lo sguardo più reale e autentico possibile. Abbiamo cercato di affrontare almeno in parte i temi di questo lavoro straordinario con il regista e il cast a Berlino dopo aver assistito all'anteprima del film.

Richard la lavorazione di questo film è durata 12 anni. Ti ricordi precisamente il momento in cui avete iniziato? Richard Linklater: Assolutamente sì. Era il Luglio del 2002, 44.200 giorni fa, ci sono voluti 12 anni.

Avevi già in testa l'architettura del film sin dall'inizio? Il tono, il registro che avresti voluto dargli, di cosa avrebbe parlato?
Sì, avevo già in mente la struttura che il film avrebbe dovuto avere. Volevo far un film sulla vita di un ragazzo, della sua famiglia, anzi delle sue famiglie, vederlo crescere, cambiare, lui e quelli che gli stavano intorno. Ma non volevo mettere in mostra i momenti topici, gli sconvolgimenti, i momenti speciali ed eclatanti come si farebbe in una fiction: l'obiettivo era di filmare la normalità, tanti piccoli momenti quotidiani e ordinari, che messi insieme uno sull'altro costituiscono la vita che era quello che volevo raccontare.

Come sempre la colonna sonora è molto curata, molto attenta a puntualizzare i vari periodi in cui svolge la storia.
Quella è stata la parte più divertente, trovare la canzone che di volta in volta sapevamo che era di moda in quel momento, che avrebbe ricordato a posteriori il periodo in questione, quando il film sarebbe stato ultimato. E' stato interessante oltre che divertente, perché ogni volta che ci ritrovavamo ognuno aveva la sua preferita in quel momento, quindi le canzoni che ascoltano i ragazzi sono effettivamente quelle che avevano nei loro iPod in quel momento.

Avete girato per dodici anni ma ogni volta per un breve periodo, circa una settimana all'anno? Prima di ritrovarvi ogni volta, davi delle indicazioni agli attori e soprattutto ai ragazzi? Tipo ti voglio magro, grasso, coi capelli corti...
No, in realtà no. Mi piaceva ritrovarli e vedere come erano cresciuti, senza condizionamenti, questo faceva parte del progetto e dava molto più realismo alla storia. Ci sentivamo ogni tanto, per sentire come andava, parlare del più e del meno, per non perdere contatto. Solo una volta in effetti, quando appunto c'è la scena del taglio dei capelli e lui è triste perché non vuole: in realtà Ellar era contento di tagliarsi i capelli perché li portava così, solo quella volta avevo chiesto di lasciarli crescere perché la scena del taglio era funzionale alla storia che avevo in mente.

E voi ragazzi, cosa avete provato riguardando il film? Ellar Coltrane: E' stato molto strano, la cosa bella è che ho preso coscienza di tantissime cose riguardo a me stesso rivedendo il film. Mi sono visto crescere e cambiare, il film degli ultimi dodici anni della mia vita davanti agli occhi in tre ore.
Lorelei Linklater: Un'esperienza strana, bellissima e anche dolorosa per certi versi: rivedermi crescere è stato emotivamente molto duro, spiazzante, ho pianto tante volte.
Richard Linklater: Vorrei sottolineare rispetto ai ragazzi, che mai due attori sono passati attraverso un'esperienza e un processo di questo tipo, voglio dire questo è un film unico nel suo genere, nessuno aveva mai fatto una cosa come questa.

Richard Linklater
Richard Linklater
Come è stato dal punto di vista produttivo affrontare un film del genere? Cathleen Sutherland: Diciamo che avevamo un piccolo budget e ogni anno un po' alla volta ne veniva sdoganata una parte. Dobbiamo dire grazie a Jonathan Sehring che ha creduto in questo progetto dall'inizio. Voglio dire anche solo pensare di produrre un film del genere, di per sé ci vuole non solo ottimismo, ma un grandissimo atto di fede e fiducia. Non puoi neanche mettere sotto contratto gli attori per più di sette anni, e qui ne erano previsti dodici: in un periodo di tempo così lungo c'è il rischio che possa succedere qualsiasi cosa.
Richard Linklater: Certo, il futuro non è scritto, nessuno sa quello che succederà, e neanche noi lo sapevamo; è comunque un film dal budget indipendente la cui produzione però è stata spalmata per dodici anni per molti mesi all'anno, riprese, pre e post produzione, ogni anno è stato come fare un film da capo, le ultime scene le abbiamo girate solo a ottobre dello scorso anno.

C'era il rischio che per qualche motivo i ragazzi perdessero interesse per il progetto, si stufassero, non fossero più disponibili. Com'è cambiato con gli anni il vostro approccio al film? Ellar Coltrane: In realtà è avvenuto il contrario. All'inizio non mi rendevo neanche conto, è stato all'incirca verso i 13 anni che ho cominciato ad appassionarmi veramente al progetto, a sentirmi parte di questa storia e della famiglia che avevo acquisito per il film, che ho cominciato a sentirla come la mia vera famiglia per quella settimana all'anno.

Per Lorelei com'è andata? Papà Richard ti ha un po' condizionato? Lorelei Linklater: No, lo so che lo pensate tutti, ma non è così. Lo dico pubblicamente, papà non mi ha costretto a farlo! (ridono, Richard Linklater ride, ndr)
Richard Linklater: Per me come padre è stata una grande opportunità fare questa cosa con mia figlia e sono fiero di come lei l'ha affrontata, e di come è cresciuta. Ma quando abbiamo cominciato non lo sapevo ancora, come non sapevo come sarebbe andata con Ella: cercavamo un ragazzino di 6-7 anni, non avevamo garanzie di come lui sarebbe cresciuto, come sarebbe diventato, di carattere, di aspetto. Ma questo era alla base dell'idea del film.

Oltre ai ragazzi, è stato difficile convincere gli attori ad entrare nel progetto? Hai dovuto cercare molto prima di trovare chi fosse disposto a farlo? Richard Linklater: In realtà no, loro sono stati la prima scelta. Avevo parlato ad Ethan dell'idea, con lui c'è confidenza e un rapporto speciale, e si è dimostrato subito d'accordo. Poi ho cercato Patricia, ero un suo fan, lei era stata una ragazza madre, pensavo che potesse essere la persona giusta per questo ruolo, l'ho chiamata e le ho detto: "Cosa fai per i prossimi 12 anni?".

E tu Patricia che tipo di accordo avevi preso con Richard? Durante tutti questi anni non solo i ragazzi sono cresciuti, ma anche voi, gli attori, cambiavate, le vite andavano avanti e potevano subentrare dei fattori. Patricia Arquette: Le vite di tutti sono cambiate, durante gli anni che il film copre ci sono stati figli, matrimoni, divorzi, la mia vita ma anche quella di Ethan sono andate avanti; e dentro il film c'è anche tutto questo, quello che restituivamo ogni anno con i nostri personaggi era un amalgama delle esperienze che noi e le persone che conosciamo, anche Cathleen, stavano vivendo o avevano vissuto e come ci eravamo rapportati ad esse.

Quello che c'è nel film, quanto c'è di improvvisato e quanto di già scritto? Le scelte che fa il ragazzo, le sue passioni, la scuola? Richard Linklater: L'idea era quella di incorporare nel film la vita vera di tutti man mano che crescevano. Nel film Ellar sceglie di studiare fotografia perché è un interesse che ha sviluppato veramente nel corso degli anni. Tutti erano molto collaborativi, gli argomenti di cui parlano, il modo in cui si esprimono, sono quelli che per loro erano d'attualità in quel momento.

Infatti il film è caratterizzato da un grande realismo, ha un sapore di autenticità anche se la storia nei suoi snodi principali l'avevi già scritta in testa.
Volevo fare un film sulla vita che scorre, sul tempo che passa, senza essere patetico o drammatico, evitando di mostrare i momenti topici ma cercando di seguire il filo quotidiano degli eventi.

C'è qualche scena che avresti voluto rigirare?
Mai. Giravamo e montavamo e poi ci rivedevamo l'anno successivo. Devi imparare ad accettare la realtà se decidi di volerla mostrare in un film.