Brad Pitt, un killer che uccide 'con dolcezza' a Cannes

La star più acclamata sulla Croisette incontra la stampa insieme al regista Andrew Dominik e a Ray Liotta per presentare il thriller impegnato Killing Them Softly. Si attende la passerella serale quando Brad ricomparirà insieme alla compagna Angelina Jolie.

A cinque anni di distanza da L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, il regista Andrew Dominik fa ritorno in un festival internazionale per presentare il suo terzo lungometraggio. La vetrina in questione è assai prestigiosa e l'attenzione della stampa è tutta concentrata sul suo protagonista, la star Brad Pitt, più bionda e affascinante che mai, presente sulla Croisette in duplice veste di interprete e produttore di Killing Them Softly. Il film, ispirato al romanzo di George V. Higgins Cogan's Trade, mescola stilemi di genere e humor per comporre un action thriller violento ed eccessivo che getta uno sguardo sulla crisi economica e sul vacillare del capitalismo. Una storia senza fine narrata anche dagli altri interpreti del film, presenti sulla Croisette insieme a Pitt e Dominik: Ray Liotta, Ben Mendelsohn e Scoot McNairy.

Killing Them Softly è ispirato a un romanzo di quarant'anni fa. Non c'è Obama, non c'è McCain né Bush o Reagan. Come mai avete scelto di inserire clip dedicate a questi personaggi nel film?
Andrew Dominik: Ho amato molto il romanzo che aveva una trama molto semplice e dei meravigliosi personaggi, ma quando ho iniziato a pensare all'adattamento la dimensione economica ha preso il sopravvento. Non potevo ignorarla, d'altronde anche il gioco d'azzardo fa parte dell'economia. I personaggi sono tutti spinti dal desiderio di denaro e le loro gesta possono essere lette in chiave capitalista. D'altronde a Hollywood tutti sono sempre preoccupati dal denaro perciò ho scelto di rileggere tutta la vicenda in chiave contemporanea.

Brad, tu non sei solo il protagonista di Killing Them Softly, ma anche il produttore. Perché ritenevi importante realizzare questo film?
Brad Pitt: Di solito mi piace dedicarmi a progetti privi di finanziamento. Cerco di sostenere quegli autori che stimo e che trovano difficoltà a essere prodotti. Con questo film in particolare mi piaceva riflettere sulla situazione economica che stiamo vivendo, sulla crisi e sulla sete di denaro. Leggendo la sceneggiatura mi sono reso conto che il microcosmo di gangster narrato era uno specchio efficace del macrocosmo, della società contemporanea.

La violenza del film è molto dettagliata, grazie anche all'uso della slow motion. Come mai questa scelta?
Andrew Dominik: La violenza fa parte della storia. A me piace la violenza nei film perché è la forma più drammatica per veicolare certe situazioni emotive. I personaggi, nel film, non sono coinvolti emotivamente dagli atti che commettono, ma cercano di distaccarsene, anche Jackie, quando si trova costretto a uccidere, lo fa nel modo più indolore possibile per evitare ogni forma di crudeltà.

Il libro è ambientato a Boston, il film a New Orleans, ma non c'è una caratterizzazione precisa. L'impressione è che la storia potrebbe svolgersi in qualsiasi città americana.
Andrew Dominik: L'impressione è giusta.

Brad, riflettendo su Hollywood la dimensione industriale spesso prende il sopravvento sull'arte. Tu come vivi questa frizione?
Brad Pitt: In realtà io non la percepisco perché credo che vi sia una simbiosi tra cultura e business, nel cinema sono necessari entrambi gli aspetti per realizzare un film e io apprezzo chi riesce a portare a termine un lavoro misurandosi anche con gli aspetti economici.

Brad, tu hai dei figli. Non è un problema per te interpretare un killer così crudele?
Brad Pitt: No, assolutamente. La violenza è integrata nel film grazie all'abilità di Andrew e fa parte della vita di un criminale. Per me sarebbe molto più difficile interpretare un razzista che un uomo che spara in faccia a un altro uomo.
Andrew Dominik: In realtà il film contiene un messaggio positivo. Non comprendo il timore della violenza perché questa fa parte della nostra cultura, basta leggere le fiabe classiche, come quelle dei fratelli Grimm, che sono necessarie per lo sviluppo dei bambini perché drammatizzano le loro preoccupazioni insegnando loro a gestirle. E' quello che fa anche il mio film che contiene un insegnamento per cavarsela in un mondo competitivo. Se applichiamo la teoria, dell'id, ego e superego tutti i miei personaggi sono riconducibili a queste specifiche categorie. Il messaggio è di mantenere la lucidità, non nutrire il proprio ego e non indulgere nelle punizioni auto-inflitte. Se riuscirete a mettere in pratica questo consiglio ve la caverete anche in mondo difficile e arduo come quello del capitalismo.

Brad Pitt: Questo non lo sapevo neanche io.

Ray, condividi anche tu questa teoria?
Ray Liotta: Non ho idea di cosa stiano parlando. Ego, id... io in realtà ho solo recitato il personaggio che mi era stato chiesto.

Brad, Andrew, per la seconda volta avete usato il genere per comunicare un'idea importante, provocatoria. Per lanciare un messaggio.
Andrew Dominik: Sì, l'idea era proprio questa. Il genere permette di dire qualcosa di impegnativo attraverso il divertimento, come quando si mette la medicina dei bambini in un cucchiaino di zucchero.
Brad Pitt: Se guardo ai film che amo, in realtà, è sempre stato così. Ho appena finito di girare uno zombie movie (World War Z ndr) che fa la stessa cosa.

E' un caso che questo film esca lo stesso anno in cui in America ci saranno le elezioni?
Brad Pitt: Non avevamo fatto i calcoli con precisione, il montaggio è durato più a lungo del previsto, ma è interessante che il film esca a ridosso delle elezioni. Quando Obama ha vinto le scorse elezioni mi trovavo a Chicago ed è stata una nottata emozionante. La gente si è riversata per la strada, si respirava un'atmosfera elettrizzante. Il discorso che conclude il film non è così cinico come sembra, ma contiene una speranza. Non voglio che il nostro film venga mal interpretato in un momento storico così importante.

Brad, puoi parlarci di Jackie? Chi si nasconde in realtà dietro il tuo personaggio?
Brad Pitt: Jackie non è un personaggio interessato alle donne, le usa come distrazione, ma in realtà è concentrato sulla sua missione, sul portare a termine il lavoro che gli è stato assegnato. Non giudica gli altri, ma ragiona in termini di selezione naturale. Alla fine ciò che conta è essere pagato per il lavoro che svolge.

Andrew, quanto la violenza grafica dei videogame ha influenzato lo stile visivo del film?
Andrew Dominik: A dir la verità io odio i videogame. Mio figlio ne è ossessionato, ma io li detesto.

Brad, dopo aver lavorato con Andrew per L'assassinio di Jesse James la tua carriera ha subito una svolta ed è arrivata anche la nomination all'Oscar per L'arte di vincere - Moneyball. Con questo secondo film cosa è cambiato nel vostro rapporto?
Brad Pitt: Assolutamente niente. Abbiamo solo proseguito un discorso iniziato qualche anno fa. Ho un grande rispetto per il suo lavoro e mi trovo molto bene con lui a livello personale. Mi piace molto essere diretto da lui, a volte ci troviamo a discutere, ma c'è sempre un grande rispetto tra di noi. Mi è piaciuto molto anche lavorare con il resto del cast, Scoot, Ben, Ray Liotta, James Gandolfini, sono tutti attori straordinari.

Mi piacerebbe sapere qualcosa di più sulle musiche del film, perfettamente in linea col tema e con le scene di violenza.
Andrew Dominik: La musica è scritta dentro il testo, è integrata nella sceneggiatura e anche i brani scelti, da Johnny Cash a Lou Reed, sono stati inseriti nella score in funzione della storia narrata.