Locarno al via tra manga, impegno e marginalità

La kermesse svizzera in questa edizione della crisi svela la sua natura di manifestazione duttile, pionieristica e coraggiosa che si spinge a esplorare i confini dell'universo cinematografico contemporaneo. Dalla commedia romantica (500) Days of Summer alla pattuglia orientale che vede una nutrita presenza di anime, ecco che cosa ci attende a Locarno.

Come è da tradizione, domani sera lo schermo cinematografico 'open air' più grande d'Europa illuminerà la Piazza Grande di Locarno per dare il via alla 62° edizione del Festival Internazionale del Film, l'ultimo diretto da Frederic Maire che in questi anni ha avuto il merito di aver consolidato la tendenza pionieristica e sperimentale del festival. La crisi si fa sentire? La risposta è semplice. Pochi film di richiamo per il grande pubblico, nessuna star, ma tante pellicole coraggiose, impegnate, originali, in concorso e nelle sezioni collaterali. Una scommessa che negli anni precedenti si è rivelata vincente e che in questa ultima complicata edizione dovrebbe fungere da canto del cigno del direttore artistico che andrà a dirigere la Cinématéque Suisse di Losanna lasciando il posto al collega francese Olivier Pere. Per il momento una piccola vittoria Locarno se l'è già aggiudicata sfoderando nella serata di apertura della kermesse il gioiellino 500 Days of Summer, atipica commedia sentimentale diretta da Marc Webb e interpretata da Zooey Deschanel e Joseph Gordon-Levitt, colpo di fulmine della critica al Sundance. Locarno potrebbe così confermarsi piazza decisamente fortunata dopo aver lanciato tre anni fa quel Little Miss Sunshine che si è rivelato una delle commedie indie più argute e intelligenti viste da tempo sul grande schermo.

E se con i premi alla carriera il festival punta a omaggiare due artisti estremamente diversi tra loro, ma dal talento ormai più che consolidato (il nostro Toni Servillo riceverà l'Excellence Award, mentre il regista de L'Esorcista e Il Braccio Violento della Legge William Fredkin verrà omaggiato con il Pardo d'Oro alla Carriera), il concorso internazionale si conferma la sezione più imprevedibile e sorprendente. Contro ogni previsione, a confronto di una Venezia che schiera in concorso ben quattro titoli italiani, la kermesse svizzera pare non aver trovato pellicole nostrane all'altezza del concorso. Ricchissima, invece, la presenza di opere provenienti dall'Estremo Oriente. A guidare la pattuglia ci pensano il dramma giapponese Wakaranai, il cino-malese Sham Moh, l'intenso spaccato metacinematografico tibetano The Search e il delicato anime Summer Wars che unisce la passione per l'universo hi-tech alle antiche tradizioni delle campagne giapponesi. Fa parte del concorso anche l'interessante She, a chinese, pellicola ambientata in Cina, ma di produzione europea che scandaglia le difficoltà di integrazione di un'irrequieta donna cinese che si trasferisce a Londra. Un concorso di confine, il cui focus è la contaminazione tra linguaggi, culture e etnie differenti, vede tra i contendenti anche il ritorno della cinematografia greca con Akadimia Platonos, anch'esso incentrato sullo scontro tra le idee nazionaliste attualmente dominanti in buona parte del mondo e la conseguente paura del diverso, dell'estraneo minaccioso che a volte può celarsi addirittura in noi stessi. Dalle crisi d'identità greche al dramma universale della disabilità narrato nel sudafricano Shirley Adams che vede protagonista una madre coraggio alle prese con il mantenimento del figlio invalido a causa di una ferita d'arma da fuoco.
Tra i film di punta della vetrina di Piazza Grande spicca il dramma diretto da Nick Cassavetes La custode di mia sorella, pellicola che vede la bionda star californiana Cameron Diaz nei panni di una madre coraggio alle prese con la figlia malata terminale. La nostra cinematografia è in parte rappresentata dalla co-produzione italo-svizzera-ungherese La valle delle ombre che ha un bel po' di italianità al suo interno a cominciare dall'ambientazione (le valli del Ticino) fino all'autore dei racconti che vanno a costituire l'ossatura del plot (il giallista Eraldo Baldini), che è anche co-autore della sceneggiatura insieme al collega Sandrone Dazieri. Il regista israeliano Amos Gitai fa ritorno a Locarno per presentare il suo La guerre des fils de lumière contre les fils des ténèbres, versione video dello spettacolo presentato al Festival di Avignone e adattamento della Guerra giudaica dello storico Flavio Giuseppe che racconta di come lo stato ebraico perse la sovranità in una guerra contro i romani. Il film vede la partecipazione della diva francese Jeanne Moreau nei panni della narratrice. La Germania scende in campo con teutonica grandeuse presentando l'imponente Unter Bauern - Retter in der Nacht, che racconta la storia dei coraggiosi contadini della Westfalia che tra il 1943 e il 1945 nascosero alcune famiglie ebree sottraendole alle deportazioni senza esitare a mettere a repentaglio la propria vita al fine di proteggerle.
Di tutt'altro tenore l'evento speciale presentato fuori concorso, il lungometraggio sperimentale La paura, diretto da Pippo Delbono, e girato con un semplice telefono cellulare. Il teatrante ligure sarà ospite del festival presentando la retrospettiva delle pellicole da lui realizzate e il monologo teatrale autobiografico Racconti di giugno. Il festival di Locarno conferma, infine, la sua tendenza a guardare a Oriente con la retrospettiva Manga Impact, realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che porterà nella kermesse locarnese una pioggia di anime vecchi e nuovi che faranno la gioia degli appassionati del genere. La Piazza Grande vedrà la proiezione speciale del film cult diretto da Katsuhiro Otomo nel 1988 Akira, struggente rappresentazione della metropoli futuristica che popola gli incubi di tanti amanti della fantascienza post-apocalittica.