The Goop Lab, la recensione: Gwyneth Paltrow e il tranello della vagina

La recensione di The Goop Lab, la docu-serie Netflix in 6 puntate che porta gli spettatori nell'azienda di Gwyneth Paltrow, nuova guru del wellness.

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The Goop Lab, Gwyneth Paltrow nel quarto episodio

Qualunque recensione di The Goop Lab, la docu-serie Netflix in 6 episodi dedicata a Goop, il wellness brand fondato da Gwyneth Paltrow, non può prescindere dalla scoperta che proprio Gwyneth Paltrow (probabilmente come molte di noi) non sa cosa veramente sia una vagina. Proprio lei che ci ha addirittura venduto la candela più desiderata del web, quella che odora come la parte più intima di sè (o almeno è stata lanciata sul mercato come tale), quella che costa ben 75 dollari a sniffata. Ebbene, è Betty Dodson, 90 anni, educatrice sessuale per buona parte della sua vita, che, nel terzo episodio di The Goop Lab, sfata il falso mito della "vagina paltroviana" spiegando che quella comunemente intesa come tale si chiama in realtà in un altro modo (vulva, per gli interessati). Domanda spontanea: quindi, a dispetto dell'uovo di giada, dei bagni di vapore e degli stoppini all'odore di, da 75 dollari al pezzo, Gwyneth Paltrow non sa di cosa sta parlando? No, o almeno non in maniera corretta e informata, ma quella della diva bionda che è diventata guru (discutibile) di forme alternative di benessere è una storia che parte da lontano, dal 2008, ed è la storia di Goop.

Il brand

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The Goop Lab, una scena della serie Netfflix

Goop nasce nel 2008 nella forma più innocua possibile: una newsletter settimanale che Gwyneth Paltrow, insieme ad alcuni collaboratori, compilava per tutti gli iscritti con consigli su alimentazione, viaggi, meditazione... provenienti per lo più da esperienze dirette. L'enorme successo delle e-mail settimanali ha convinto l'attrice a registrare Goop come brand di lifestyle e wellness, con un proprio sito internet e, dal 2012, un proprio e-commerce. Dai marchi d'abbigliamento prestigiosi, agli integratori alimentari, incensi e fragranze per la casa fino agli accessori per il piacere sessuale, Goop si è ingrandito così tanto da richiamare intorno a sè una comunità sempre più vasta di sostenitori o semplicemente curiosi di discipline new age, pseudo-scienze. Una setta? Quasi, con la sua unica e sola stella guida in Gwyneth Paltrow, sempre più luminosa, sempre più inarrivabile, che, fra trovate al limite del risibile e querelle in tribunale e nelle pagine dei giornali, non solo ha dotato la sua creatura di un team che si occupa solo di "scienze alternative", ma l'ha portata a un valore stimato in 250 milioni di dollari.
Diventata ormai una specie di santona del benessere negli USA, la diva è ora pronta ad allargare a dismisura i confini della sua nuova immagine e degli affari di Goop, grazie a questa docu-serie Netflix, distribuita in tutti i Paesi in cui la piattaforma è presente, a cui ha fatto da richiamo quella candela che odorava di qualcosa di troppo intimo per essere vero.

Gwyneth Paltrow mette in vendita la candela che profuma come le sue parti intime

Di funghi allucinogeni e medium

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The Goop Lab: immagine dal secondo episodio

Di cosa parla precisamente The Goop Lab? Non soltanto di piacere femminile, come un poster estremamente rosa e vaginale aveva indotto a credere. Perchè il compito di questo piccolo show è quello di indagare gli argomenti più strani che destino curiosità negli utenti che già adorano Goop e la sua fondatrice. Così, per una Gwyneth Paltrow che, come si diceva, inciampa proprio sulla vagina, c'è qualcuno che deve sempre tenersi super informato e spingersi ai confini del benessere: sono i "Goopers", i membri dello staff che nel corso delle 6 puntate passano attraverso una seduta di psicoterapia psichedelica, yoga nella neve e bagni in acque ghiacciate per migliorare il proprio sistema immunitario e imparare a gestire lo stress, diete al limite del digiuno per vivere più a lungo, curare ansia, stress e tristezze con il proprio campo energetico, fino a diventare un po' tutti dei medium nelle mani di Laura Lynne Jackson. E Netflix, ben cosciente delle critiche che Goop ha attirato nel corso degli anni (e della multa da 145.000 dollari che la Paltrow ha dovuto pagare per aver attribuito alle sue uova vaginali di giada un potere curativo che non hanno), ha preferito ridurre la dose di scandalo già preannunciata e riportare il Lab di Goop nei suoi ranghi, premettendo all'intero ciclo di puntate: "La serie è fatta per informare e divertire, non per fornire alcun consiglio medico. Dovreste sempre consultare il vostro medico per questioni inerenti alla salute, o prima di iniziare qualunque trattamento".
C'è però in questo un'incoerenza di fondo: se The Goop Lab di Netflix avverte immediatamente che qualunque importane decisione sulla propria salute dovrebbe essere presa d'accordo con un medico vero, Goop e Gwyneth Paltrow, nella realtà (ed è quanto traspare in maniera inequivocabile attraverso lo show), suggeriscono che forse non esiste medico tradizionalmente inteso come tale che sia capace di aiutare la guarigione come "l'uomo del freddo" Wim Hof. E se i dottori sono in grado di influire negativamente sui campi energetici degli individui, fanno anche di peggio quando, ai pazienti con disturbi psichici, preferiscono prescrivere farmaci anziché sostanze psichedeliche (come viene detto e mostrato nell'episodio 1, glissando su qualunque effetto collaterale possano avere gli allucinogeni).

Alla ricerca della felicità

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The Goop Lab: un'immagine di Gwyneth Paltrow

Tutto quello che ha a che fare con Goop, alla lunga, appare come intrinsecamente non sincero: dalla mancata discussione sull'efficacia o meno dei trattamenti alternativi proposti fino all'effettiva assenza di prove tangibili di guarigione. Ammesso poi che si possa davvero guarire da traumi, stress o tutto quello per cui il viziato staff del brand a ogni episodio piange, sospira, si consola vicendevolmente. Potrebbe non essere così nella realtà aziendale, ma l'impressione che alla fine si ricava dalla serie è che Goop si regga non solo su un esercito di ciarlatani ma soprattutto su una missione ipocrita: abolire dal mondo il dolore o l'ansia, come se davvero Gwyneth Paltrow, i prodotti marchiati dalla sua biondissima presenza o i sedicenti curatori consigliati, potessero custodire il segreto per una vita irraggiungibile. Non c'è nulla di strano, sia chiaro, nel voler cercare una propria forma di equilibrio psico-fisico, fa solo molto sorridere e riflettere che un prodotto seriale, trascurabile sotto ogni altro aspetto, e un brand veicolino pseudo-scienza e guru di una qualche disciplina dal nome troppo lungo come depositari della panacea contro la tristezza. É istigazione esibita a perdurare nella ricerca di un benessere superficiale (e costoso!), molto, molto individuale, che paradossalmente include il resto del mondo sotto forma di sofferenza di cui liberarsi.

La cura Gwyneth Paltrow

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The Goop Lab, una scena della serie Netfflix

Gwyneth Paltrow crede davvero che esista una cura per ogni moto dell'animo che non sia la serenità o la gioia? Non lo sapremo mai, ma se dovessimo giudicare da queste 6 puntate diremmo di no. La diva, che centellina la sua presenza ma sparge la sua luce in ogni episodio, in realtà gioca parecchio con il pubblico, si imbarazza addirittura quando le viene fatto notare che ha sempre nominato la vagina sbagliata, si concede alla telecamere sfinita durante una dieta drastica che ha lo scopo di ringiovanirla biologicamente. Eppure a tratti si ha la sgradevole impressione che tutto il suo benessere esibito faccia a botte con ciò che alimenta la serie quanto un brand come Goop: la ricerca incessante di qualcosa che allontani stress, ansia, sofferenza comunque presenti.
Ed è quando diventa quasi satira di se stessa che The Goop Lab tradisce una natura di "caso commerciale", di prodotto vacuo e roboante che vuole solo attirare un po' d'attenzione sull'azienda Goop, come una qualunque candela dall'odore nauseante.

Conclusioni

Nel concludere questa recensione non possiamo che confermare quanto The Goop Lab risulti deludente, non riuscendo nè a presentare in maniera chiara uno spaccato, pur piccolo, di una realtà peculiare, nè ad intrattenere lo spettatore con argomenti che pur si prestano a mantenere alta la curiosità. E per una volta non possono nulla neppure la presenza e il mestiere di Gwyneth Paltrow, ritratta in quello che è forse il suo personaggio meno sopportabile.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
1.1/5