Orange is the New Black, stagione 5: la serie Netflix si fa sempre più dark e cambia format

Abbiamo visto in anteprima per voi la prima metà della nuova quinta stagione di Orange is the New Black. Ecco le nostre impressioni.

images/2017/06/08/d09a21f2891fd750_poussey.jpg

Avevamo lasciato le carcerate di Litchfield in un momento di grande tensione e di grande difficoltà: la quarta stagione si era chiusa un anno fa con due (bellissimi) episodi che ci avevano raccontato prima la morte di Poussey (Samira Wiley) per mano della giovane guardia Baxter Bayley (Alan Aisenberg) e poi la susseguente rivolta incitata da Taystee (Danielle Brooks). Il cliffhanger finale ci aveva lasciato con Daya (Dascha Polanco) che punta una pistola ad un'altra guardia, Thomas Humphrey (Michael Torpey), e sembra essere pronta a fare fuoco. Per dodici mesi i fan di Orange Is The New Black sono rimasti con questo dubbio: la giovane mamma sparerà o no?

Orange Is The New Black: Dasha Polanco in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: Dasha Polanco in una foto della quinta stagione

Chi i cliffhanger non li ama sarà felice di sapere che la risposta a questa domanda arriva nel giro di pochissimi minuti - noi non ve la sveliamo ovviamente - e tutto quello che segue è diretta conseguenza non solo di questa situazione, ma di tutti gli avvenimenti della stagione precedente. Perché, a differenza degli standard della serie Netflix, in questi nuovi tredici episodi tutto quello che vediamo se non è esattamente in tempo reale poco ci manca, visto che la stagione 5 si svolge tutta nell'arco di tre giorni (dopo i bottle episode avremo la moda delle bottle season?) in cui seguiamo in modo dettagliato un gran numero di protagoniste, spesso divise in gruppi con interessi ed occupazioni molto diverse, ma tutte unite dalla grande novità che l'autrice Jenji Kohan ha deciso di introdurre quest'anno.

Leggi anche: Orange is the New Black: Le attrici raccontano come la serie Netflix ha cambiato il mondo LGBT

Attenzione: Seguono lievi spoiler sulla stagione 5

Black is the New Orange

Orange Is The New Black: una foto di Jessica Pimentel
Orange Is The New Black: una foto di Jessica Pimentel

La novità eclatante, quella che si potrebbe tranquillamente definire un game changer, è che nel giro di pochissimo tempo le carcerate prendono in ostaggio le restanti guardie così come il direttore del carcere Caputo (Nick Sandow) fino ad avere il controllo dell'intera prigione. Non c'è però un'unica mente dietro questa rivolta così come non c'è un vero obiettivo comune: per molte è solo un modo per approfittare della ritrovata libertà e fare ciò che più le aggrada e quindi dilapidare provviste, tormentare coloro che normalmente hanno il potere, leggere le informazioni confidenziali sulle "colleghe" o anche semplicemente poter dormire all'aria aperta. Ma non per tutte si tratta solo di una vacanza, perché Taystee non può e non vuole dimenticare la morte della sua migliore amica (in un piccolo ma delizioso flashback vediamo anche il loro primo incontro) ma è invece in cerca di giustizia.

Se diciamo quindi che la serie si fa più dark non è perché manchi completamente l'aspetto comedy che, seppur sempre meno proponderante anno dopo anno, è comunque una caratteristica dello show, ma perché la morte di uno dei suoi personaggi più belli e amati è ancora freschissima (un anno per noi spettatori, poche ore per le protagoniste) e il peso di questa tragedia aleggia per i corridoi del penitenziario e fa sì che nulla sia più come prima.

Orange Is The New Black: Selenis Levya in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: Selenis Levya in una foto della quinta stagione

Se il finale della quarta stagione si inseriva perfettamente nel movimento #BlackLivesMatter, con questi nuovi episodi lo show si fa ancora più politico parlando di minoranze etniche, di femminismo, delle pessime condizioni delle carceri. Ma, cosa ancora più importante, parla di rivolta, parla di cambiamento, parla di personaggi più deboli che colgono la loro occasione, sfruttano la loro rabbia, il loro dolore e, perché no, anche i loro meri interessi per chiedere che questo cambiamento avvenga. E che tutto prenda il via dal gruppo delle ragazze di colore, a cui ormai si è aggiunta stabilmente anche la detenuta musulmana Alison Abdullah (Amanda Stephens), in questa epoca trumpiana è particolarmente significativo.

Leggi anche: Dalla carta al piccolo schermo: quando le serie TV nascono dalle pagine di un libro

Orange Is The New Black: una foto delle protagoniste
Orange Is The New Black: una foto delle protagoniste

Litchfield's Got Talent

Orange Is The New Black: una foto delle attrici Lea DeLaria e Taryn Manning
Orange Is The New Black: una foto delle attrici Lea DeLaria e Taryn Manning

A noi però oltre che la politica interessa anche capire come si possa arrivare ad ottenere questo cambiamento - sempre ammesso che avvenga, dopotutto noi abbiamo potuto vedere in anteprima solo la prima metà della stagione - e come sempre quindi ci ritroviamo a scrutare con i nostri occhi da spettatori curiosi e voyeuristici le protagoniste in situazioni inedite, e sempre più intime e private. Le spiamo mentre si improvvisano leader, psicologhe, fashion influencer, politiche, investigatrici, medium, poliziotte, giudici e avvocate. Ognuna di loro tira fuori il proprio talento, le proprie ambizioni e i propri sogni e per quei tre giorni si lascia andare, come nel peggiore/migliore talent show (un tema che è al centro di un episodio in modo alquanto inaspettato).

Orange Is The New Black: le attrici Laura Prepon e Taylor Schilling in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: le attrici Laura Prepon e Taylor Schilling in una foto della quinta stagione

Ma d'altronde la vita della protagoniste di Orange non è in fondo una sorta di Grande Fratello con regole ancora più severe? Quando le regole vengono meno, quando le guardie non ci sono più, quello che succede non è poi troppo diverso dalle derive trash che a volte prende quella reality TV che insiste a mostrarci le vite di persone per nulla eccezionali ma a cui viene data un'opportunità più unica che rara. Quella di farsi notare, quella di liberarsi da ogni freno ed ogni remora. Questa è l'essenza di questa quinta stagione di Orange is the New Black. Una stagione caotica, frammentata e più che mai stramba nei toni e nei temi. Una stagione che fa sorridere ma in modo sempre più amaro, e che emoziona in modo sempre più sincero.

Leggi anche: Serie bollenti: l'evoluzione del sesso in televisione

Orange Is The New Black: Natasha Lyonne, Yael Stone e Vicky Jeudy in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: Natasha Lyonne, Yael Stone e Vicky Jeudy in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: Uzo Aduba in una foto della quinta stagione
Orange Is The New Black: Uzo Aduba in una foto della quinta stagione

Purtroppo tutta questa anarchia e questa libertà hanno un prezzo, nella vita come in campo cinematografico e televisivo. Di certo rispetto al passato gli script sono meno perfetti, i flashback monografici meno potenti e significativi e molti personaggi di contorno finiscono ancora più sacrificati in questo vortice rivoltoso e liberatorio e in fondo anche un po' sperimentale. Ne risente forse la qualità media, e sicuramente non tutti gli spettatori di vecchia data apprezzeranno questo cambiamento, ma di certo colpisce il coraggio e la volontà di abbandonare un format che funziona e per il solo scopo di farci vivere ancora più da vicino le vite e le storie di personaggi che abbiamo imparato ad amare per i loro pregi e i loro difetti.

Movieplayer.it

3.5/5