Mr. Robot 3: una resa dei conti per il finale di stagione

Con un ultimo, feroce confronto fra Elliot Alderson, l'FBI e la Dark Army, con l'episodio Shutdown si è conclusa la terza stagione dell'acclamata serie TV di Sam Esmail: fra rivelazioni, colpi di scena e nuovi equilibri di forza, tracciamo un bilancio di questo capitolo della saga di Mr. Robot.

Come esiste una parte di te dentro di me, così c'è una parte di me dentro di te...

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"Qualunque cosa accadrà dopo, viglio che continuiamo a parlare. Voglio che noi due siamo una squadra. So di non poterti costringere, quindi... te lo sto chiedendo". È un Mr. Robot del tutto inedito quello che, negli ultimi minuti di eps3.9_shutdown-r, si rivolge a Elliot Alderson. Le due 'anime' di Elliot sono sedute l'una accanto all'altra su una banchina della metropolitana, esattamente come accadeva nel nostro primo incontro con Mr. Robot, nell'episodio pilota della serie di Sam Esmail.

Questa volta, però, la voce del personaggio interpretato da Christian Slater non è autoritaria, né carica di fervore e di rabbia. È, al contrario, una voce umile e venata di malinconia: la voce di un avversario ormai domato che, finalmente, confessa il bisogno di non perdere colui che ha di fronte a sé. Questa scena, in sostanza, costituisce un fondamentale punto d'arrivo nel rapporto fra Elliot e Mr. Robot: la ricomposizione di un'identità che è venuta a patti con le sue drammatiche fratture. Un traguardo miracoloso per l'hacker impersonato da Rami Malek, nonché un inaspettato punto di partenza per quanto vedremo da qui in poi (con una quarta stagione già confermata da USA Network).

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Nella tela di Whiterose

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L'alleanza tra le due diverse facce della personalità di Elliot, i cui presupposti erano già stati introdotti intorno alla metà di questa terza stagione, non è però l'unica sorpresa di Shutdown: un superbo season finale nel corso del quale si consuma la resa dei conti fra Elliot, la Dark Army e i membri dell'FBI coinvolti in questa sotterranea guerra virtuale, ma dagli esiti quanto mai tragici. Dal faccia a faccia fra l'agente Dom DiPierro (Grace Gummer) e il suo superiore Ernesto Santiago (Omar Metwally), una talpa al servizio della Dark Army, alla brutale esecuzione di quest'ultimo da parte di Irving (Bobby Cannavale), in una scena elettrizzante e dalle sfumature pulp, passando per le sequenze con Elliot e sua sorella Darlene (Carly Chaikin) all'interno di un solitario casolare immerso nella campagna, Shutdown offre un incessante crescendo di tensione, destinato a culminare nel suicidio di Grant (Grant Chang), braccio destro e amante di Whiterose (BD Wong).

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Se in questo episodio si scoprono le carte del doppio gioco condotto da Santiago, a restare aggrovigliata nella ragnatela di Whiterose ora è anche Dom. Entrata nella serie all'inizio della seconda stagione, l'agente interpretata da Grace Gummer si è dimostrata uno dei personaggi più grintosi e limpidamente positivi di un racconto tutto costruito sulle ambiguità e le contraddizioni morali. Adesso, però, perfino Dom sembra sul punto di dover rinunciare alla propria innocenza: testimone impotente della morte di Santiago, martoriato a colpi d'ascia, la ragazza vede la propria determinazione e il proprio idealismo naufragare davanti alle minacce di Irving contro i suoi familiari. La Dom che, qualche minuto più tardi, si allontanerà dal "campo di battaglia" è una donna alla quale, per sua stessa ammissione, non rimane più nulla; un burattino - l'ennesimo - nelle mani di Whiterose e della Dark Army. Per quanto, conoscendola, siamo pronti a scommettere che nella prossima stagione la nostra investigatrice non si lascerà manovrare tanto docilmente.

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If I could turn back time...

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Attraverso il consueto, formidabile montaggio parallelo, uno dei tratti stilistici distintivi della serie, il confronto fra Elliot e gli uomini della Dark Army si svolge in contemporanea con uno struggente dialogo: quello fra Angela Moss (Portia Doubleday) e Phillip Price (Michael Cristofer). Un dialogo che riserva rivelazioni importantissime sul passato dei due personaggi, sulla vera natura delle azioni di Whiterose e sul rapporto che lega Angela a Price. E quella fatidica frase, "Io sono tuo padre", non può non rievocare la confessione di Darth Vader ne L'impero colpisce ancora (del resto, non è un segreto che Star Wars sia uno dei modelli d'ispirazione di Sam Esmail). Angela, esattamente come Dom e Darlene, è un'altra vittima della Dark Army: tutte e tre sono entrate in contatto con questa tenebrosa organizzazione, in qualità di nemiche o di pedine di Whiterose, e tutte e tre ne sone rimaste ferite, costrette a prendere atto della propria sconfitta.

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Sempre nel dialogo fra Angela e Price si torna a fare riferimento, in forma implicita, a quella sorta di "elefante della stanza" a cui, fin del principio della stagione, sono state riservate diverse allusioni: la prospettiva di poter tornare indietro nel tempo per riscrivere il presente. Un elemento che ha trovato un suo contraltare nella saga di Ritorno al futuro, citata ripetutamente nel corso di Mr. Robot (si veda in particolare la puntata eps3.7_dont-delete-me.ko), e a cui rimanda anche la sequenza del film Superman mostrata su un televisore verso la fine dell'episodio. Ma la serie di Sam Esmail non è mai stata contaminata dalla fantascienza, e l'idea del viaggio nel tempo viene bollata, nelle parole di Price, come "una negazione psicotica della realtà". Su un piano tematico, tuttavia, questo elemento non è certo casuale, né una mera falsa pista per gettare fumo negli occhi degli spettatori: l'intera serie è costruita in fondo attorno al conflitto dei personaggi con il proprio passato e allo sforzo, a tratti patologico, di riconciliarsi con quel passato, o quantomeno di trovare una maniera per conviverci. E al termine di Shutdown, Elliot pare forse aver raggiunto questo compromesso.

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"Ci sono qua io a ricordare per te"

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Il rimorso, il senso di colpa, l'illusione di recuperare quanto si è perduto o di poter riscrivere alcuni capitoli della nostra esistenza: attraverso le tormentose vicende dei suoi protagonisti, Mr. Robot esplora sentimenti ricorrenti in ciascun essere umano, ferite mai del tutto rimarginabili. E su una proiezione narrativa di questi temi, che in un modo o nell'altro coinvolgono tutti i personaggi della serie, a suggellare l'epilogo della terza stagione è proprio una nota di speranza: Elliot, infatti, ha 'annullato' il 9 maggio, ponendo parziale rimedio a quella rivoluzione che lui stesso aveva scatenato. E se il giovane è riuscito in tale impresa, il merito risiede paradossalmente nelle azioni del suo alter ego, Mr. Robot: "Come esiste una parte di te dentro di me, così c'è una parte di me dentro di te". Ma fare i conti con il passato significa anche, inevitabilmente, sapersi districare nei meandri a volte tortuosi della memoria; e le parole di Darlene, nella sequenza in metropolitana, arrivano come un provvidenziale antidoto contro le distorsioni della memoria malata del fratello, gettando una luce differente sulla storia del suo rapporto con il padre.

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Insomma, Shutdown sembrerebbe quasi un happy ending, un'imperfetta ma speranzosa "chiusura del cerchio" della parabola di Mr. Robot, se non fosse per la tradizione della scena in piano sequenza posta dopo i titoli di coda di ogni season finale: ecco dunque materializzarsi all'improvviso, al cospetto di Darlene, il narcotrafficante Fernando Vera, un personaggio comparso in modo fugace ma incisivo durante la prima stagione. Quale sarà il suo ruolo nel futuro sviluppo degli eventi? E soprattutto, quanto potrà durare l'equilibrio di Elliot, prima che il suo "lato oscuro" torni a riprendere forma, volto e voce?

Movieplayer.it

4.5/5