Maria Antonietta, la recensione: la serie che porta poche novità nel period drama al femminile

A metà strada tra The Great e L'imperatrice si inserisce Maria Antonietta, ultimo period drama al femminile che non colpisce nel segno nonostante l'impegno della protagonista Emilia Schüle nella serie scritta da Deborah Davis de La Favorita, dal 15 febbraio su Sky Serie e NOW.

Maria Antonietta, la recensione: la serie che porta poche novità nel period drama al femminile

A volte la serialità compie davvero percorsi inaspettati (ma infine sensati, se si guarda la visione d'insieme). Ad esempio, dai due creatori della comedy politica Parks and Recreation, Greg Daniels e Mike Schur, sono nate due serie sull'aldilà, rispettivamente Upload e The Good Place. Similmente, dai due sceneggiatori candidati agli Oscar 2018 per La favorita Tony McNamara e Deborah Davis sono nate due serie period drama con protagoniste femminili in un mondo di uomini e in una Corte non preparata alla loro modernità. Se McNamara ha dato vita alla frizzante e imperdibile The Great con Elle Fanning sull'imperatrice di Russia Caterina La Grande, lo stesso non si può dire della Davis, che ha partorito Maria Antonietta, la serie che come si può intuire si incentra sulla figura dell'ultima reggente francese, dal 15 febbraio su Sky Serie e NOW.

Una ragazzina gettata tra gli squali della nobiltà

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Maria Antonietta: un momento della prima stagione

Non possiamo che iniziare la recensione di Maria Antonietta guardando alle similitudini con The Great: la giovanissima (appena quattordicenne) Arciduchessa e futura Regina di origine austriaca (qui interpretata dall'attrice tedesca Emilia Schüle) si ritrova trasportata in Francia, in una nazione e in un mondo (quello di Corte) che non le appartiene e che non riesce a comprendere, fatto di regole e dettami da rispettare, per un matrimonio combinato con il Delfino di Francia volto a dargli un erede e quindi a portare la pace e la stabilità tra i due regni. La mentalità moderna e avanguardistica di Antoinette sconvolge l'equilibrio delicato e precario della Corte di Versailles, rigido e intransigente, che la guarda proprio come una straniera venuta a scombussolare le carte in tavola. La madre l'ha fatta "addestrare" ed "educare" per il compito, proprio come una puledra di razza, raccomandandosi soprattutto che non facesse fare brutta figura a lei e alla loro famiglia. Le ha ricordato che a palazzo non troverà nessun amico e non potrà mai fidarsi di nessuno. Un modo difficile di affrontare le giornate in terra sconosciuta. È così che Antoinette, guardinga e al tempo stesso ingenua e curiosa verso tutte le scoperte che la vita in Francia le offre, si troverà a dover imparare a nuotare tra gli squali della nobiltà.

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Grande Festa alla Corte di Francia

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Maria Antonietta: un momento della serie

Sono tanti gli aminemici a corte che Maria Antonietta si troverà ad affrontare. Lo stesso Delfino Luigi XVI (Louis Cunningham di Bridgerton) con i suoi modi inconsueti e le sue passioni strambe, che non vuole rivolgerle la parola e nemmeno guardarla in faccia. Lo zio di quest'ultimo Luigi XV (un inedito e impomatato James Purefoy, che fin da Roma era abituato ai period drama), un vedovo che divide il letto con una prostituta (Roxane Duran di Riviera), ovvero colei passata alla storia come Madame du Barry.

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Maria Antonietta: una scena

La donna si avvicina subito alla giovane Marie per provare ad insegnarle le arti della seduzione, dato che è stata mandata in Francia completamente ignara di cosa accada in camera da letto: una delle tematiche dello show è infatti il sesso ed il rapporto con esso all'epoca. Ci sono poi le figlie di Papà Roi, Victoire (Caroline Piette) e Adelaide (Crystal Shepherd-Cross), due zitelle impenitenti sempre pronte a giudicare e creare scompiglio. La dama di compagnia della regina, l'italiana Principessa di Lamballe (Jasmine Blackborow di Tenebre e ossa) goffa e gentile che le offre subito il proprio aiuto sincero. Il fratello del Delfino, Provence (Jack Archer di The Bay), eterno secondo che deve combattere ogni giorno con la propria invidia per l'erede al trono, che ovviamente non vorrebbe quella posizione. Senza dimenticare la rigidissima Gran Maestra che non permette ad Antoinette nemmeno di portare il proprio carlino a Corte.

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Maria Antonietta: una foto di scena della serie

La Francia di metà XVIII secolo viene sbugiardata in tutta la sua misoginia e oscurità, ma non in modo spietato e senza peli sulla lingua come in The Great. La comicità e l'irriverenza che la serie vorrebbe ottenere non sempre riesce e arriva allo spettatore, perché si ritrova incagliata, come una barca nell'oceano, negli stilemi e nei dettami di genere che qui ingabbiano spesso la narrazione, proprio come la povera protagonista gettata nella mischia e prigioniera a Corte. Un altro paragone, oltre a quello con The Great, che viene immediatamente in mente è L'imperatrice, la recente serie Netflix sulla Principessa Sissi, dove si voleva dare uno sguardo nuovo, inedito e più oscuro e sfaccettato all'Imperatrice d'Austria e Ungheria.

Lo stesso accade qui con Maria Antonietta ma l'interpretazione di Emilia Schüle non basta (un'operazione simile era già stata fatta in modo autoriale e "libero" da Sofia Coppola nel suo film del 2006). Anche qui il risultato non è raggiunto fino in fondo, perché sembra che Deborah Davis non decida che direzione far prendere alla sua storia e alla caratterizzazione dei suoi personaggi, come già accadeva nella serie Netflix. Inoltre anche in questo caso non è chiaro da subito l'intento di voler mostrare il carattere rivoluzionario e indipendente di Antoinette al suo arrivo a Versailles, come invece accadeva splendidamente in The Great. L'idea di un femminismo ante litteram e di una boccata d'aria fresca in una Corte vecchia e stantia purtroppo non traspare, nonostante la ricostruzione storica attenta e puntuale messa in campo da questa co-produzione BBC e Canal+ e nonostante il tentativo di rendere "moderni" tutti i personaggi.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Maria Antonietta ricordando come sia impossibile non avvicinarla a The Great per la nascita affine, e a L’imperatrice per il voler proporre un ritratto inedito e più sfaccettato dell’ultima Regina di Francia ma allo stesso tempo perda nel confronto, mostrando un racconto che vorrebbe essere irriverente, ritmato, avvincente e nuovo ma non ci riesce fino in fondo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • L’idea di raccontare lo scontro tra una giovanissima ragazzina ingenua e piena di curiosità e speranze con la misoginia e l’orrore della corte francese di metà XVIII secolo.
  • La ricostruzione di scenografie e costumi.
  • La protagonista Emilia Schüle e il resto del cast capitanato da James Purefoy…

Cosa non va

  • …che però ogni tanto mancano di mordente.
  • La scrittura non è così irriverente e fresca come vorrebbe.
  • Anche a livello di regia si poteva essere più dinamici.