Le Fate Ignoranti, la recensione della serie: quanto siamo fate e quanto ignoranti?

La recensione de Le Fate Ignoranti, la serie tratta dal film cult di Ferzan Ozpetek, prima produzione originale per Disney+, dall'8 aprile 2022 con tutti gli episodi subito disponibili sulla piattaforma.

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Le fate ignoranti: Cristiana Capotondi e Luca Argentero nella prima foto della serie

Quando arrivò sul grande schermo all'inizio del nuovo millennio Le Fate Ignoranti fece molto parlare di sé non solo per la storia che raccontava ma per il sottobosco romano, etnico e LGBTQ+ che faceva scoprire al pubblico medio attraverso gli occhi della borghesia rappresentata dall'Antonia di Margherita Buy. Più di 20 anni dopo eccoci qui a scrivere la recensione de Le Fate Ignoranti, la serie tratta proprio da quella pellicola, prima produzione originale per Disney+, dall'8 aprile con tutti gli episodi subito disponibili sulla piattaforma di Topolino.

Siamo tutti fate ignoranti

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Le fate ignoranti: Luca Argentero ed Eduardo Scarpetta in una scena

Veniamo subito al sodo all'inizio della nostra recensione dei primi episodi de Le Fate Ignoranti (ne abbiamo visti due su otto, ed è un dato importante da specificare): si tratta di episodi estremamente introduttivi, com'è normale che sia nell'economia narrativa seriale di un prodotto pensato per il binge watching, ma forse troppo e proprio per questo ci danno un'idea solo parziale degli intenti di Gianni Romoli e Ferzan Ozpetek che vent'anni dopo sono tornati su questi personaggi per poterli raccontare di più e meglio, soprattutto coloro che fungevano da colorati comprimari. Allo stesso tempo le prime due puntate forniscono due plot twist importanti ma prevedibili che avevano dato il via al film e ora lo danno a questa storia a puntate. Il deus ex machina del serial è lo stesso della pellicola, che è di fatto un remake: Antonia (qui interpretata da Cristiana Capotondi), rimasta vedova dopo la morte improvvisa di Massimo (Luca Argentero al posto di Andrea Renzi), scopre che l'uomo aveva una relazione con un ragazzo, Michele (Eduardo Scarpetta al posto di un giovanissimo Stefano Accorsi). Dapprima sconvolta, la donna entrerà sempre di più nella vita del ragazzo e dei suoi eccentrici amici, una seconda famiglia per Massimo, imparando forse di nuovo ad amare.

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Per amore di casting

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Le fate ignoranti: una scena della serie

Uno dei meriti sicuramente di questo adattamento televisivo de Le fate ignoranti è il cast. I corrispettivi sono perfettamente adatti e in parte, fin dal trio protagonista del bellissimo poster (forse addirittura migliori, se pensiamo a Scarpetta). La Capotondi mostra lo stesso piglio snob e seccato della Buy nella sua Antonia, devastata dal dolore e arrabbiata col defunto consorte, mentre Luca Argentero ha molto più spazio grazie all'utilizzo della tecnica oramai abusata dei flashback e della matrice seriale del racconto. Scarpetta dà ancora più voce - e corpo, in tutti i sensi, valorizzato dalla regia quasi plastica di Ozpetek - al suo Michele, un ragazzo con tutta la vita davanti che rimane "vedovo" di un amore tenuto nascosto. Ma la forza dello show, proprio com'era nelle intenzioni di Romoli e Ozpetek in fase di scrittura, sono proprio quei personaggi secondari che acquistano spazio, carattere e storyline rispetto al film: non solo l'inedita coppia formata da Anna Ferzetti e Ambra Angiolini (che Ozpetek ha il potere di far brillare nei suoi film, come Argentero), non solo i ritorni apprezzati come quello di Serra (Serra Yılmaz), portiera davanti e dietro lo schermo e nel passare inesorabile degli anni. Tra tutti citiamo una Paola Minaccioni nuova Luisella al posto di Rosaria De Cicco, particolarmente sguaiata e adorabile nella sua semplicità e regionalità, e una sempre meravigliosa e irriverente Carla Signoris nei panni di Veronica al posto di Erika Blanc, molto più in conflitto con la figlia Antonia rispetto al film, e che porterà grandi sorprese.

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Re-imparare ad amare

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Le fate ignoranti: Cristiana Capotondi e Luca Argentero nella prima foto dal set della serie

Le Fate Ignoranti, il film e a maggior ragione la serie dato il maggior tempo a disposizione, vuole essere una sorta di terapia di elaborazione del lutto sui generis e soprattutto sull'imparare di nuovo ad amare dopo un trauma. E il destino è così incredibile che a volte queste "lezioni di vita" arrivano da dove meno te lo aspetti, o meglio da chi meno te lo aspetteresti. La regia di Ozpetek e Gianluca Mazzella, suo storico collaboratore da oltre vent'anni, non è soltanto plastica e non si sofferma soltanto sui corpi ma conferma lo sguardo intimo del cineasta sugli ambienti, sul fiume che divide i due mondi di Antonia e Michele, sulla colonna sonora che si prende tutto il suo tempo, capitanata dalla canzone di Mina "Buttare l'amore" donata al film. Canzoni che cullano il racconto e lo arricchiscono e danno il tempo allo spettatore di riflettere sui personaggi e per traslato su se stesso. C'è una cura nella scenografia e nella fotografia che deve creare quell'atmosfera familiare ed etnica e c'è quell'attenzione al dettaglio e ai primi piani che vogliono entrare nello sguardo, nella mente e soprattutto nel cuore dei personaggi. Le fate ignoranti è insomma una sorta di terapia di gruppo di cui non vediamo l'ora di vedere le sedute successive, per vedere se anche noi a fine visione ne usciremo arricchiti e maturati, proprio come i personaggi; e che ci ricorda, oggi più che mai in questi tempi di odio, che la famiglia la si crea, la si sceglie, non è solo e necessariamente quella di nascita, e lo stesso vale, in modo un po' naif, per l'amore.

Conclusioni

Chiudiamo la nostra recensione dei primi episodi de Le Fate Ignoranti felici di ritrovare vent’anni dopo questi personaggi che abbiamo amato al cinema e avere modo di approfondirli e conoscerli meglio, grazie a un ottimo casting e a interpretazioni convincenti e in parte sorprendenti, accompagnati da una regia intima e puntuale. La perplessità che rimane, avendo visto solo l’inizio di questa storia evidentemente pensata per il binge watching, è che la narrazione si prenda un po’ troppo il proprio tempo e l’incipit sia eccessivamente introduttivo, ma confidiamo negli episodi a venire.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • L’ottimo casting e gli attori scelti a interpretare tanto il trio protagonisti quanto i comprimari
  • Lo spazio dato ai personaggi secondari del film
  • Regia e messa in scena che confermano la bravura del regista nell’entrare nel cuore degli spettatori
  • Le tematiche dell’elaborazione del lutto, dell’imparare di nuovo ad amare e la riflessione sulla società di oggi, su quanto è cambiata in vent’anni

Cosa non va

  • I primi episodi sono molto introduttivi e regalano pochi plot twist già conosciuti