Invasion, la recensione del finale di stagione: vincitori e vinti

La recensione del finale di stagione di Invasion, che chiude una prima fase della vicenda raccontando la fine di un'invasione aliena dal punto di vista emotivo dei protagonisti.

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Invasion: Sam Neill in una scena della serie Apple

Con la nostra recensione del finale di stagione di Invasion non affronteremo solo l'analisi di quest'ultima ora (ma il rinnovo per una nuova stagione è già arrivato) della serie targata Apple Tv+ creata da Simon Kinberg e David Weil, ma faremo anche un bilancio dell'intera stagione. Perché, ora che questa prima fase della storia si è conclusa, la sensazione maggiore durante la visione di questo decimo episodio è quella di un enorme potenziale non tanto sprecato, quanto involuto. Invasion, a conti fatti, non è una serie fantascientifica che vuole raccontare un'invasione aliena dal punto di vista dell'azione, ma un'indagine sulla natura umana e sui sentimenti. L'alieno, più che la creatura pericolosa che abbiamo visto in più di qualche occasione nel corso della stagione, simboleggia quel male di vivere che, in qualche modo, colpisce ogni protagonista della serie. In questa duplice rappresentazione dell'invasione, quella esterna legata al pianeta e quella interiore legata ai traumi e all'esistenzialismo dei personaggi, l'ultima ora della stagione tenta di riallacciare i fili e sottolineare vincitori e vinti dell'evento.

La calma dopo la tempesta

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Invasion: Shioli Kutsuna nel quarto episodio

Così come l'invasione aliena era iniziata così è finita. È bastato poco, a quanto ci è dato sapere, per debellare la minaccia e vincere una guerra che è stata più raccontata che percepita. Con il collegamento mentale tra Caspar e gli invasori visto nella scorsa puntata, gli alieni sembrano definitivamente sconfitti. Come in ogni vittoria c'è un prezzo da pagare e sembra che il giovane ragazzino si sia sacrificato per il bene dell'umanità, che rimane inconsapevole della verità. Dovrebbe essere un momento di festa per tutti (e, in maniera alquanto straniante, le città così distrutte e dal sapore apocalittico, disabitate e pregne di morte, si ripopolano improvvisamente con festeggiamenti, veicoli e urla di giubilo), ma l'episodio sceglie di concentrarsi ancora una volta sulle emozioni e lo stato d'animo dei protagonisti, ben lontani da provare sollievo. Aneesha costringerà i figli, resosi conto della morte del padre, a rimanere nascosti nella foresta; Mitsuki dovrà ancora elaborare il lutto per la morte della sua amata; Trevante è ancora alla ricerca di un modo per ritornare negli Stati Uniti e Jamila risulterà scossa dalla morte di Caspar. Invasion rimane, anche per l'ultimo episodio, fedele a sé stessa lasciando spazio a lunghe sequenze meditative, in cui la musica riempie la scena mentre personaggi in fase di elaborazione guardano un punto indefinito, riflettendo silenziosamente e senza dialoghi sulla propria condizione. Un finale senza fuochi d'artificio e senza spettacolo.

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È davvero la fine?

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Invasion: Shamier Anderson nel secondo episodio

"Primo giorno" è il titolo di questo episodio che richiama l' "Ultimo giorno" della prima puntata. Il messaggio appare chiaro: un nuovo inizio, una nuova alba per il mondo, almeno sulla carta. Perché negli ultimi minuti, la puntata apre le porte a una nuova fase che verrà sviluppata nella seconda stagione, di cui l'annuncio è stato dato pochi giorni fa. Forse l'invasione aliena non si è conclusa qui e l'ultima inquadratura (va detto: davvero evocativa) sembra non lasciare adito a dubbi sul proseguimento della storia. Sorge, però, un problema più generale, ovvero la mancanza di un vero e proprio pathos percepibile con lo spettatore. Invasion sembra aver voluto in tutti i modi raccontare uno stato d'animo, mettere in scena una tragedia sottraendo tutti gli elementi necessari per narrarla, meno che la durata. Esemplare il modo in cui quest'ultima ora di televisione non riesca quasi mai ad interessare lo spettatore, complice una scrittura sempre più superficiale che richiede al pubblico continui sforzi per continuare a credere a quello che sta osservando.

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Un bilancio della stagione

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Invasion: Shioli Kutsuna in una scena della serie Apple

Si arriva ai titoli di coda accorgendosi di aver lasciato i personaggi esattamente come all'inizio della stagione. Non si è percepita un'evoluzione, se non minima, in nessuno di loro nel corso delle dieci ore di racconto. Invasion si era fatta notare, nei primi episodi, per l'approccio innovativo al genere: un racconto stereotipato narrato da un punto di vista inusuale. Con il passare degli episodi, però, quest'approccio si è dimostrato il vero punto debole del progetto, complice una scrittura sempre più semplificata e poco curata che non è riuscita a costruire dei picchi emotivi, ma anzi ha fatto scivolare sempre più l'eccezionalità iniziale in autoparodia. Quest'atmosfera lugubre e sofferente, portata in scena in maniera altalenante, si è fatta così insistita da anestetizzare lo spettatore. Così, mentre il mondo festeggia per aver sconfitto temporaneamente una minaccia mai davvero percepita, lo spettatore si dimostra il più puro degli alieni, allo stesso modo sconfitto. Il vero vinto del progetto.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione del finale di stagione di Invasion non possiamo dire di ritenerci soddisfatti. Nonostante qualche momento evocativo, la serie non sembra aver più quell’originalità iniziale complice una messa in scena altalenante che non riesce a far percepire davvero ciò che viene raccontato e una scrittura sempre più semplificata. Si continua a lavorare di sottrazione, eliminando pure le emozioni, e piegando le regole della storia in base all’evenienza. Il finale lascia le porte aperte per una seconda stagione già annunciata, ma difficile credere che, dopo dieci ore in cui non si è percepito un reale cambiamento nei personaggi, lo spettatore possa ritenersi incuriosito dal proseguimento della storia.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Alcuni momenti, tra cui la sequenza finale, evocativi.

Cosa non va

  • La scrittura sembra più interessata a dichiarare cosa dovrebbe provare lo spettatore che a farlo effettivamente percepire.
  • I personaggi non sembrano aver compiuto un vero percorso di evoluzione né aver risolto un conflitto.
  • L’atmosfera lugubre e introspettiva, elemento originale nelle prime puntate, è sin troppo insistita tanto da risultare priva di significato.