Asunta, la storia vera e spiegazione del finale: chi ha ucciso la bambina straniera adottiva in Galizia?

Siamo andati a indagare sulla storia vera che ha ispirato Asunta, la serie Netflix in Top 10, analizzandone anche il finale: ecco cosa è venuto fuori.

Asunta, la storia vera e spiegazione del finale: chi ha ucciso la bambina straniera adottiva in Galizia?

Asunta sta seguendo il percorso di Baby Reindeer su Netflix: una serie arrivata senza grande promozione, che vive del passaparola tra le persone e scala rapidamente la Top 10 della piattaforma fino al podio. Dopo aver analizzato la storia vera che è stata romanzata nella serie di Richard Gadd, raccontata da lui in prima persona, qui ci troviamo di fronte ad un altro caso di cronaca reso sottoforma di fiction, questa volta in Spagna una decina di anni fa. Una storia che ha dell'incredibile e forse proprio per questo attira così tanto la curiosità del pubblico: se volete saperne di più sui fatti reali dietro il serial e sulla verità dell'epilogo, proseguite nella lettura. Ovviamente: occhio agli spoiler!

Dalla trama al finale

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Asunta: Tristán Ulloa durante la scena dell'arresto nella serie Netflix

La trama della serie Netflix è semplice ma non per questo meno cruda, dato che viene appunto direttamente dalla realtà: l'avvocato di diritto internazionale Rosario Porto e il giornalista economico Alfonso Basterra (interpretati da Candela Peña e Tristán Ulloa) sono la madre e il padre adottivi di Asunta, prima adozione internazionale della Galizia nella storia, che denunciarono la scomparsa della bambina, arrivata ai 12 anni, quel fatidico 21 settembre 2013 da cui iniziò uno dei casi più incredibili della Spagna. Il caso rimane tuttora un mistero non del tutto risolto ed è forse questo che affascina maggiormente di questa storia e che ha portato i creatori Ramón Campos, Gema R. Neira, Jon de la Cuesta e David Orea a romanzarla in sei episodi. La nostra spiegazione del finale della serie Netflix ci sembra quindi anche l'occasione perfetta per andare a ricostruire la storia vera dietro la "finzione".

Un caso irrisolto

Il finale di Asunta ci dice che entrambi i genitori sono stati condannati a 18 anni di carcere, nonostante le prove a carico dell'accusa non fossero oltre ogni ragionevole dubbio: è successo anche nella realtà, come riportano le ultime scritte in sovrimpressione nel serial, ed entrambi si sono sempre dichiarati innocenti, nonostante tutto. Rosario si è tolta la vita in prigione nel 2020, sepolta in una tomba senza nome a quanto pare accanto alla figlia; Alfonso invece uscirà tra qualche anno e fino alla fine ha sempre negato il proprio coinvolgimento come segno di protesta verso le accuse contro l'ex moglie, per non tradirla.

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Candela Peña e Tristán Ulloa nei panni della coppia al centro di Asunta

Rosario è cresciuta nella borghesia così come il marito, ma proprio l'anno precedente il fattaccio perse i genitori e divorziò da Alfonso: secondo alcuni finì addirittura ricoverata per un periodo in un ospedale psichiatrico. L'uomo rudusse le proprie collaborazioni e partecipazioni professionali dopo l'adozione di Asunta, nata nel 2000 in Cina sotto il nome di Yong Fang e acquisendo un nome estremamente religioso come Asunta una volta a casa dei Barrera. La ragazzina era molto brava a scuola, fluente in tre lingue e svolgeva varie attività extra: un corso di pittura e uno di piano, lo sport, il balletto. Era il padre adottivo a portarla alle varie lezioni. I genitori erano soliti scattarle delle fotografie, a volte di dubbia fattura, molto truccata e in abiti più o meno succinti, un aspetto che viene raccontato in Asunta attraverso una sequenza prima del funerale, mentre si trovano soli di fronte alla bara della piccola.

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Asunta: una scena con i poliziotti che indagano sul caso

Il divorzio non allontanò fisicamente la coppia che viveva in due case separate ma a poca distanza a Teo, in Galizia. Eppure qualcosa scattò perché proprio durante una lezione di piano, Asunta appare chiaramente vittima di una forte sonnolenza, dicendo agli insegnanti che i genitori avevano iniziato a darle della polvere bianca che a volte la faceva dormire addirittura per giorni, corroborata in seguito da altri maestri. Eppure nessuno a scuola andò addentro alla questione, forse pensando fossero farneticazioni di una bambina. La ragazzina raccontò anche di un uomo mascherato vestito in nero che tentava di strangolarla di notte ma la madre non sporse denuncia pur recandosi in questura. Anche questo aspetto del caso è rimasto irrisolto nella realtà ma tutte le teorie e le prove sembrano portare ad Alfonso, perché non vi era stata effrazione: agghiacciante la possibilità che non si trattasse di un impeto d'ira ma di qualcosa di vagamente sessuale, come alcuni porno asiatici - insieme alle foto di cui sopra di Asunta - trovati nella cronologia del computer dell'uomo sembravano corroborare.

Asunta, la recensione: quando a tradirti è la tua famiglia

Incastrarsi da soli

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Asunta: Candela Peña e Javier Gutierrez in una scena

Non sappiamo bene cosa sia passano nella mente di Rosario e Alfonso - i due interpreti nella serie sono stati molto bravi a rendere questo comportamento sui generis - però rimane il fatto, anche nella realtà, di come i due si siano in parte incastrati da soli, se colpevoli, forse pensando che gli agenti non avrebbero cercato e notato subito indizi, o in preda ad uno shock dopo l'omicidio commesso. Resta il fatto che la corda arancione trovata vicino al corpo di Asunta poche ore dopo in un bosco vicino a Teo fosse la stessa nella casa di campagna della coppia, dove tecnicamente non entravano da mesi, per poi cambiare versione e contraddirsi più volte con la polizia. Polizia da cui si erano recati per la denuncia di scomparsa quella sera stessa: un gesto tanto contraddittorio quanto potenzialmente rivelatore.

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Candela Peña in una sequenza di Asunta

Così come le parole che i due si scambiarono una volta arrestati, come se stessero discutendo di un piano in atto. Inoltre su un panno trovato sempre in quell'abitazione c'era il DNA della ragazzina, morta per soffocamento, mentre nel corpo di quest'ultima furono trovate tracce di Lorazepam, la potenziale "polvere bianca" di cui sopra. La coppia insomma sembra che la drogasse da lungo tempo: un gesto agghiacciante, dopo averla tanto voluta. Il movente? Forse ritenerla parte della causa del loro divorzio, forse per mettere le mani sull'eredità lasciata ad Asunta dai genitori della madre adottiva, forse addirittura un crimine sessuale, per le tracce di sperma ritrovate sulla camicetta della bambina. Per alcuni appartenenti ad un cittadino colombiano residente a Madrid, per altri al padre.