Il produttore, la recensione: la locura turca

La nostra recensione de Il produttore, la serie tv appena arrivata su Netfkix, un universo in cui la locura incontra l'amore per il cinema.

"Io parlo della locura, Renè, la locura. La pazzia, la cerveza, la tradizione o merda, come la chiami tu, ma con una bella spruzzata di pazzia, il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes".  Chissà se i realizzatori de Il produttore, serie turca appena rilasciata su Netflix, avranno mai visto Boris, fatto sta che tutto l'universo qui proposto è pura locura. Come sottolineeremo nella nostra recensione de Il produttore, il mondo creato da Cem Yilmaz (qui anche protagonista) è pura goliardia intrisa di un amore profondo e sincero per il mondo del cinema. Il passato da produttore e attore porno, ruolo che pare preso in prestito direttamente da quel Rand Gauthier (Seth Rogen) di Pam & Tommy, si eleva a portavoce di una passione per la Settima Arte come sfogo creativo, emotivo e personale. La cinefilia bulímica di Ersan è un sintomo facilmente condivisibile con il proprio pubblico; un amore viscerale e universale, attraverso il quale stabilire un primo contatto di affezione sentimentale, il tutto spennellato di colori accesi che rendono l'intero universo qui proposto uno spettacolo all'interno di un altro spettacolo. Un gioco meta-visivo di scatole cinesi, quello de Il produttore, in cui lo spettatore è inserito profondamente in ogni strato intrinseco, orientandosi e godendo di ogni singolo passaggio, merito anche di un linguaggio semplice e codici facilmente decifrabili perché presi direttamente in prestito dalle strutture basilari di ogni genere affrontato da questa crew sui generis, abile nel sapere far ridere, emozionarsi, ma soprattutto, godere.

Il produttore: la trama

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Il produttore: una scena della serie

Ershan Kuneri è tante cose: è un ex attore acclamato di film a luci rosse, è un ex sex-symbol, è un ex galeotto appena uscito di prigione, è un uomo adesso deciso a cimentarsi nella produzione di film di vario genere (ma non più erotici) da lui stesso scritti e interpretati. Il suo team di agenti e amici stenta a credere alle sue parole, ma è comunque costretto a seguirlo negli strampalati tentativi di raggiungere il successo. Quello che nasce, episodio dopo episodio, è una galleria cinematografica di film dai temi più disparati: c'è il film d'epoca (Murad il secco), d'azione (Roba cattiva), su dei supereroi che salvano il mondo nel 2022 (Er-Man) e, addirittura, horror (Levatrice cacciatrice). Nessuno crede in lui, ma non importa, perché Ersan crede abbastanza in se stesso da fare per tutti. E alla fine, ammette, non vuole fare soldi né vincere premi, quello che gli importa è essere ricordato.

Perdersi in un atlante del cinema senza coordinate

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Il produttore: una foto di scena

Siamo nella Turchia degli anni Settanta, ma possiamo essere anche in un luogo non precisato di un passato Medioevo, di una Ankara salvata dai supereroi, o di un contesto operaio di anni lasciati alle spalle. È un universo a-temporale quello de Il produttore, uno scrigno privato di coordinate geografiche e di pochi indizi cronologici, dove gli anni e i luoghi si sospendono e tutto viene preso, raccolto, manipolato con la forza di parole impresse su fogli di sceneggiature. Prigionieri volontari di bar, uffici e sale cinematografiche, i protagonisti di questa stramba serie TV si fanno cavie della potenza della Settima Arte di sconvolgere le esistenze altrui, sfidare il concetto spazio-tempo e vivere innumerevoli vite, anche le più ordinarie e imbarazzanti, rendendole per questo straordinarie. Prendendo vita tra gli spazi di altri ambienti fortemente correlati al concetto di spettacolo e creatività, i mondi attraversati sfidano la tradizione per rasentare la parodia, ma è proprio in questo gioco di ribaltamenti che la serie rivela il proprio punto di forza. Dedicando a ogni episodio un genere specifico della fucina hollywoodiana, Il produttore sfida i canoni con fare ironico e iperbolico, divertendo il pubblico e allo stesso tempo redigendo un saggio interessante circa la potenza dello sguardo creativo e la predominanza rivestita dall'arte del cinema - e oggi già che mai della serie TV - nella vita dello spettatore contemporaneo.

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Viaggio alla scoperta del cinema

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Il produttore: un momento della serie

"Siamo della stessa sostanza dei film che abbiamo visto" ed è proprio sulla forza di questo background conoscitivo che un'intera carriera può essere rinnovata, passando dalle pose del porno a quelle dei grandi classici del cinema di genere. Adattandosi perfettamente ai canoni previsti da ogni genere affrontato, il colore acceso degli anni Settanta lascia spazio al bianco e nero delle opere classiche, oppure ai toni granulosi, ombrosi e tenui dell'epopee medievali. Macchina del tempo alimentata da ironia e sarcasmo, Il produttore non si prende mai sul serio, arrivando perfino a giocare con le strutture produttive a lui interne facendo riferimento a una spinta un po' troppo azzardata per certe scene, impossibili da accettare anche da una piattaforma come Netflix, realtà nota per offrire maggior libertà creativa ai propri autori rispetto alle major hollywoodiane. Il produttore è un vortice che sa farsi amare, proprio come sa fare il proprio protagonista, personaggio fuori luogo nei ruoli da interpretare, eppure sempre paradossalmente in parte, incredibile nel suo essere poco credibile (si pensi solo all'artificialità della sua parrucca bionda), eppure impossibile da essere criticato. Supereroe, cantante di musica arabesca, guaritore malato di sesso e prestato all'avidità, vendicatore da slash-movie, il personaggio interpretato da Cem Yilmaz nasce dall'essenza di Ersan per vivere tra gli scarti di mille riflessi di un prisma interpretativo di personalità distinte, e ribaltamenti ironici dell'immagine del tipico eroe hollywoodiano. Una visione speculare in cui è contenuta tutta la forza parodica della serie; una parodia che si fa omaggio al mondo del cinema, redatta con battute al vetriolo e giochi linguistici esilaranti. Un ambiente che strizza l'occhio a un altro film culto come The Nice Guys dove le coordinate spazio-temporali sono solo indicazioni superficiali di un mondo che si vive nel mezzo dell'azione, fra gli intramezzi dei raccordi, tra primi piani di volti macchiettistici, situazioni improbabili e spari di pistole che colpiscono senza ferire.

Campionari umani di una giostra cinematografica

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Il produttore: un'immagine della serie

Se questa roulette russa di generi pronti a essere presi e crivellati da pallottole assemblate di ferro e sarcasmo, raggiunge il proprio obiettivo di fidelizzazione spettatoriale, un ampio merito è da attribuire alla sua componente attoriale. Preso singolarmente, ogni personaggio va a ricoprire una tessera precisa in quel puzzle cine-antropologico riscontrabile all'interno di ogni set. C'è l'attore dedito al gioco d'azzardo; il produttore attempato (memore di Hugh Hefner) ormai sul lastrico; l'attrice diva e la nuova arrivata; l'attore ingenuo che tutto crea e tutto può, colla che unisce e intinge di speranza e sogni i propri colleghi. Forgiati da caratteri iperbolici, e resi vivi da un'espressività minimale a cui si va a contrapporre una gestualità marcata, i protagonisti de Il produttore si fanno parti essenziali di una galleria umana in cui tutto, anche i capelli o i vestiti, vivono di eccesso per raccontare la semplicità di una passione come quella per il cinema. Il cinema grezzo, amatoriale, irreale e burlone, tipico degli anni Settanta, ma che profuma anche di anni Duemila.

L'essenza del post-contemporaneo

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Il produttore: una foto di scena della serie

Viviamo in un periodo in cui tutto al cinema è già stato detto, fatto, o raccontato. Fermi alla linea del traguardo, si continua a volgere il proprio sguardo al percorso affrontato, al passato lasciato indietro, agli eventi superati e ai momenti già tramutati in pellicola cinematografica. È il post-contemporeno, il periodo storico del cinema di oggi che vive di remake, reboot, di omaggi e citazioni di un mondo che è stato e che ritorna a essere. Quel passato vive elevato a diverse potenze anche ne Il produttore, che grazie a una regia in equilibrio tra la fissità grantica di uno stile da soap-opera e un dinamismo fatto dii panoramiche a schiaffo e zoom improvvisi, fa rivivere nell'arco di otto puntate decenni di storia del cinema. Patchwork di stili e richiami a periodi differenti, è un corpo assemblato di epoche e modi di fare film tra loro divergenti, un ibrido ancorato a degli anni Settanta lanciati verso la contemporaneità, verso quella concezione di Settima Arte che non sa più guardare avanti, ma cammina osservando ciò che si è lasciato indietro. C'è un po' di Edgar Wright nella resa visiva de Il produttore, e un po' di Quentin Tarantino nelle parole messe in bocca ai vari personaggi; delle fondamenta solide, che sanno già di omaggio, e sulle quali costruire il proprio tempio seriale ancorandosi a un rimescolamento di registi, stili, riprese e opere più disparate. Una galleria di istantanee prese in leasing dal cinema classico e da quello più moderno, che eleva a un livello più internazionale uomini e donne, attori e attrici, produttori e stunt-men di nazionalità turca, ma ora fattisi cittadini del mondo. Cittadini di un mondo senza tempo e luogo come quello del cinema; cittadini di un mondo in cui tutto è teatro, e noi semplici attori. E adesso anche produttori.

Conclusioni

Concludiamo questa nostra recensione de Il produttore sottolineando come il vero punto di forza di questa serie tv di origine turca sia la sua capacità di viaggiare lungo mondi e tempi toccati dal cinema dei generi, ogni volta ribaltando i canoni e donando freschezza agli ambienti ricreati. I suoi personaggi sui generis rendono ancor più interessante un viaggio in otto tappe, altrimenti appesantito da un minutaggio elevato.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La tenacia e l'ingenuità di un personaggio come Ersan.
  • L'amore sviscerale per il cinema.
  • I vestiti e le acconciature anni Settanta.
  • Le battute al vetriolo.

Cosa non va

  • L'eccessiva durata degli episodi.
  • I capelli di Ersan.