Glamorous, la recensione: quando Ugly Betty incontra Emily in Paris

Miss Benny e Kim Cattrall brillano tra glitter e lustrini in Glamorous, la dramedy Netflix che racconta il dietro le quinte di un'azienda di cosmetici, attraverso lo sguardo della comunità LGBTQIA+.

Glamorous, la recensione: quando Ugly Betty incontra Emily in Paris

Il mondo della moda ha sempre affascinato l'audiovisivo perché poteva far scontrare l'idealismo del protagonista di turno che si trovava catapultato in un universo apparentemente frivolo e superficiale proprio con quell'ambiente lavorativo, agguerrito e quasi diabolico. Lo stesso può valere per il mondo dei cosmetici e a provare a dare una risposta in questo senso arriva Netflix con la sua Glamorous che, come spiegheremo nella nostra recensione, si presenta come un incrocio tra Ugly Betty e Emily in Paris.

Lo fa mettendo al centro il contrasto di cui parlavamo ma dandogli nuovo lustro: come Il diavolo veste Prada insegna, esplicitamente citato nello show tra l'altro, ci vuole qualcuno di emergente - in questo caso Ben J. Pierce in arte Miss Benny, uno YouTuber e cantante già visto in piccoli ruoli in Le amiche di mamma, Love, Victor e American Horror Stories - e qualcuno di sedimentato nell'immaginario pop come Kim Cattrall, l'indimenticabile Samantha di Sex and the City e il gioco, forse, è fatto.

Assistente cercasi

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Glamorous: Miss Benny in una scena

Marco Mejjia è un aspirante influencer con un proprio canale poco seguito su Instagram e TikTok dove fa dei tutorial sul trucco per sentirsi belli fuori oltre che belli dentro e dove parla di come rappresenta per lui il make up, ovvero molto più di un correttore e un eyeliner. Idee che prova a mettere in pratica nel proprio lavoro come commesso di cosmetici al centro commerciale. La madre però pensa che debba trovarsi il proverbiale "lavoro vero" e quindi gli procura un possibile posto di assistente al proprio studio legale. C'è però un altro posto di assistente che lo aspetta nell'aria ma lui ancora non lo sa. La fortuita - forse un po' troppo - visita di Madolyn Addison, ex super modella ora magnate di un'industria di cosmetici conosciuta in tutto il mondo, si reca al centro commerciale per testare il proprio prodotto sul campo, e mette gli occhi sul ragazzo vedendoci l'elemento che manca alla propria azienda per potersi rinnovare: un punto di vista fresco, giovane e soprattutto del consumatore.

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Glamorous: Kim Cattrall in una scena

Gli offre quindi il posto di secondo assistente - proprio come Andy ne Il diavolo veste Prada - e da lì inizia la sua nuova vita nel mondo dei cosmetici di lusso a livello professionale. Una storia simile a quella di Betty Suarez di Ugly Betty, anche lei di origini latine ("Chi va con un Uber in palestra? I bianchi") ma diversa perché Marco, per quanto giovane e alla prima vera esperienza lavorativa importante, dimostra di essere sicuro di sé e di sapere il fatto suo; complice il suo assetto generazionale e il venire dall'aspirazione di influencer e quindi dal mondo dei social che oggi sembra dettare un certo tipo di ambiente lavorativo. In questo ricorda molto la Emily Cooper di Emily in Paris e, per quanto si apprezzi l'elemento favolistico di una sorta di Cenerentola dei cosmetici che ha l'occasione della vita di dimostrare il proprio talento, è tutto davvero troppo facile, troppo fortunato, troppo bello per essere vero.

Dinamiche (dis)funzionali

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Glamorous: una foto di scena

Marco dovrà quindi scontrarsi con un mondo che era convinto di conoscere a menadito ma di cui in realtà sa molto meno di quanto credesse. Dovrà rimboccarsi le maniche e fare molta gavetta, tra uno scivolone e l'altro, un caffè versato e una borsa con segreti aziendali dimenticata sull'Uber. Proprio come la Savoir di Emily in Paris, anche la società di Madolyn Glamorous non vuole rimanere indietro per quanto riguarda la comunicazione ai potenziali clienti, per quanto sia decisamente più avanti con tanto di social media manager dedicata. Anche qui però Marco ha fin troppe occasioni da subito di mostrarsi, pur commettendo qualche errore lungo la strada.

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Glamorous: una scena con Kim Cattrall

Non mancano ovviamente le dinamiche competitive e le relazioni amorose tra i corridoi dell'ufficio. Le prime lo vedono scontrarsi soprattutto con il figlio di Madolyn, Chad (Zane Phillips), un gay super pompato e un po' tonto messo a capo delle vendite quasi per nepotismo, la prima assistente di Madolyn Venetia (Jane Payton) e i designer, ma anche qui trova dei "nemici" fino ad un certo punto rispetto per esempio a Mode. Le relazioni amorose appaiono altrettanto semplificate: che sia col ragazzo della palestra dolce e sicuro di sé oppure col timido collega d'ufficio nerd, Marco sembra avere tutte le porte sempre aperte. Miss Benny ci propone un personaggio forse un po' troppo respingente a volte per come sia sicuro di sé, anche se allo stesso tempo l'ennesimo protagonista timido e insicuro avrebbe fatto meno presa sul pubblico per l'argomento che racconta, e la comunità si sarebbe sentita meno rappresentata. Kim Cattrall è perfetta nel ruolo della direttrice solo apparentemente perfida ma in realtà dal grande cuore, come dimostra il suo aver messo in piedi un'azienda a conduzione familiare: risplende di luce propria, in tutti i sensi.

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Glamorous: una scena della serie

Glamorous è creata da Jordon Nardino, autore televisivo già dietro le quinte di serie come Desperate Housewives, Smash, Una mamma per amica, 10 cose che odio di te, quindi un bel curriculum dramedy al femminile. Diventando un nuovo rappresentante della comunità LGBTQIA+, lo show vuole provare a raccontare che sotto la superficie e l'apparente superficialità degli strati di make up, c'è molto altro da scoprire, e che fermarsi alla copertina e all'abito sarebbe poco furbo e poco fruttuoso. I dialoghi però rimangono un po' troppo infarciti di stereotipi e di retorica, ma d'altronde la serie è pensata per un intrattenimento leggero che provi a raccontare un ambiente lavorativo poco o mai visto in tv.

Conclusioni

Che dire alla fine della recensione di Glamorous se non che si tratta sicuramente di una dramedy che punta all’intrattenimento e alla rappresentazione della comunità LGBTQIA+ e di un mondo non ancora troppo esplorato in tv. Non si può negare però l’eccessiva retorica di alcuni dialoghi e la surrealtà di altrettante situazioni, che la avvicinano più a Emily in Paris che a Ugly Betty.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Kim Cattrall è meravigliosa.
  • I comprimari funzionano.
  • Il mix di commedia e dramma funziona…

Cosa non va

  • … ma forse rimane un po' troppo frivolo e retorico.
  • Il personaggio di Marco fa bene alla rappresentazione LGBTQIA+ ma può risultare respingente.
  • Troppe vibes surreali da Emily in Paris.