Gabriele Salvatores racconta l'Italia in Italy in a Day

L'Italia che sogna, che soffre, che spera. I giovani costretti a trasferirsi all'estero e quellic he restano a lottare, le famiglie, il lavoro. Salvatores ci spiega come ha composto il collage di immagini che rappresentano il volto odierno dell'Italia.

Dopo il riuscitissimo esperimento mondiale Life in a Day, patrocinato da Ridley Scott che ha invitato i videomaker improvvisati di ogni angolo della Terra a inviare video che documentassero la loro giornata del 24 luglio 2010, affidando poi l'assemblaggio del materiale a Kevin McDonald, il format approda in Italia.

A firmare Italy in a Day è Gabriele Salvatores, che ha seguito l'iniziativa mentre ultimava le riprese della sua nuova fatica, l'atteso Il ragazzo invisibile. Gli italiani sono stati chiamati a filmare un giorno della loro vita, per l'esattezza il 26 ottobre 2013, per fornire un ritratto dell'Italia di oggi, delle paure, delle speranze, ma anche delle abitudini. Ne è uscita fuori una pellicola sentita e variopinta, che si concentra sull'umanità dei personaggi e sulla loro voglia di comunicare.

Italy in a Day, presentato a Venezia Fuori Concorso, uscirà nelle sale come evento speciale martedì 23 settembre per poi essere mandato in onda da Rai 3 in prima serata sabato 27 settembre. A parlare del film è lo stess Gabriele Salvatores, approdato su un Lido piovigginoso. Il regista premio Oscar, vestito di nero, scarpe da ginnastica e gambe intrecciate sulla poltrona, ci racconta con passione la voglia degli italiani di raccontarsi. "Ridley Scott ha ricevuto 15.000 video, noi 45.000. Il nostro è un paese che sente il desiderio di raccontarsi, non per esibizionismo, ma per necessità. Non mi piace sentir parlare di selfie degli italiani, credo sia più una seduta di terapia collettiva".

Un collage di immagini che raccontano gli italiani

Uno scatto di Gabriele Salvatores dal photocall di Italy in a Day a Venezia 2014
Uno scatto di Gabriele Salvatores dal photocall di Italy in a Day a Venezia 2014

Gabriele Salvatores si sofferma sul metodo usato per selezionare i video e ci tiene a sottolineare come in nessun modo i filmati siano stati falsati. "Tanti video li abbiamo dovuti scartare per motivi tecnici e poi abbiamo eliminato le cose troppo costruite. Noi siamo intervenuti solo per fare delle migliorie, per correggere colore e audio, ma per il resto abbiamo lasciato che a parlare fossero gli italiani. Naturalmente ci sono alcuni fil rouge, alcuni personaggi che ritornano. Rivediamo più volte il marinaio della nave portacontainer, la ragazza che non vuole uscire dal letto, il medico in Kurdistan e l'astronauta Palmitano. Quella parte è un po' più costruita rispetto al resto, ma mi era molto piaciuto Gravity e ci tenevo a inserire immagini dallo spazio nel film. Alcuni video mi hanno colpito perché contengono temi che mi sono cari come il viaggio. Ci sono cose che non avrei mai potuto ricreare in un film, come il rapporto dell'anziano malato di Alzheimer con il figlio. La realtà è la forza di questo esperimento, però ci vuole anche uno sguardo. Noi abbiamo cercato di imprimere il nostro sguardo con il montaggio, che è l'anima del film". Nel finale appare una cabina di proiezione, fugace omaggio al cinema, ma tra le assenze che Salvatores ha percepito brilla quella dei set. "Quando ci siamo accostati al progetto, l'unica cosa di cui eravamo certi è che il film doveva iniziare a mezzanotte e finire a mezzanotte. Per il resto abbiamo scelto le cose che ci hanno divertito o emozionato di più. Ho cercato di avere immagini dei set, ma nessuno dei miei colleghi ha voluto partecipare. Io stesso ho avuto la tentazione di inserire qualcosa di mio, visto che stavo girando Il ragazzo invisibile, ma alla fine ha prevalso il pudore e ho lasciato perdere".

L'Italia che soffre, ma non si deprime

Gabriele Salvatores posa al photocall di Italy in a Day a Venezia 2014
Gabriele Salvatores posa al photocall di Italy in a Day a Venezia 2014

A condividere con Gabriele Salvatores e con i suoi due montatori la confezione di Italy in a Day ci sono i Deproducers, supergruppo formato da Riccardo Sinigallia, Max Casacci dei Subsonica, Vittorio Cosma e Gianni Maroccolo che ha musicato la pellicola. Riguardo alla collaborazione con i quattro artisti, Salvatores racconta: "I Deproducers mi sono stati suggeriti dai produttori di Indiana. Per il film ognuno di noi ha dovuto rinunciare al proprio mondo e alla propria creatività per mettersi al servizio di altri. Abbiamo cercato di fondere musiche e immagini nel modo più giusto. Life in a Day aveva un look più videoclipparo, più elegante, mentre noi abbiamo cercato di stare più vicino alle persone che si raccontano".

Ma quale ritratto dell'Italia emerge da Italy in a Day? "Non sembra un'Italia che si piange addosso o si dispera. E' un'Italia ferita, che soffre, ma con dignità. La crisi è presente, c'è la paura dei giovani sul futuro, la voglia di cambiare. Su 45.000 circa 400 avevano indicazioni sociali. Però mi chiedo perché nessun professionista affermato ha sentito la necessità di mandare il proprio filmato? Secondo me l'overdose di tg, web, informazioni incentrate sulla crisi ha creato uno spostamento su una visione più privata. Le persone hanno colto l'occasione per lanciare una sorta di messaggio in bottiglia e questo mi ha creato anche grossi problemi nella scelta. Non so se questa è l'Italia reale, ma il film rispecchia le proporzioni dei sentimenti e delle sensazioni presenti nei video. Se fossi un politico italiano sarei più colpito da queste cose che dalle risse che vediamo in tv perché la protesta sociale è sotto gli occhi di tutti, mentre la voglia di mantenere dignità nei sogni o nei desideri è qualcosa di più toccante".

L'ulimo pensiero è per Margherita Hack, che viene ringraziata nei titoli di coda. "Per pubblicizzare questa iniziativa in cui abbiamo invitato gli italiani a mandarci questi video avevamo dei testimonial. Tra di essi c'era anche Margherita Hack che purtroppo ora non c'è più. Abbiamo voluto ricordarla nei titoli per ringraziare una bella persona".