Baciati dall'amore: Figli dei fiori

La serie di Canale 5 gioca amabilmente (e senza alcuna cattiveria) sugli opposti: il Nord e il Sud, la legalità e l'illegalità e infine ragione e sentimento; sfruttando dunque questo presupposto decisamente canonico, Norza costruisce una storia romantica ben salda puntellata da tanti sprazzi di comicità.

Un pulmino Wolkswagen rosso viaggia per le strade di Napoli. Non siamo ai tempi degli hippies, ma ai nostri giorni e alla guida del veicolo non c'è un figlio dei fiori, ma il figlio di un fioriaio, Carlo, che come ogni mattina scorrazza la sua numerosa prole. 5 figli, dai 18 anni in giù, avuti da un moglie fedifraga e in fuga. L'uomo, un architetto paesaggista, impiegato a tempo indeterminato nel negozio del padre Gaetano, è stufo di quella esistenza senza sogni. Non ne può più dei rimproveri della madre Concetta, dei colpi di testa del fratello Antonio, cantante neomelodico e neodisoccupato, che in testa ha solo canzoncine di dubbio gusto. Anche papà Gaetano mal sopporta i 37 anni di matrimonio con la moglie, una donna che gli rinfaccia puntualmente ogni più piccola mancanza. A mettere sottosopra la vita di questi due infelici ci pensano un tamponamento evitato e un normale gesto di civiltà quotidiana come buttare la spazzatura. Una precedenza non rispettata e Carlo incontra Valentina, bellissima biologa marina trasferitasi da poco nella città partenopea con il padre, severissimo magistrato titolare del processo contro il malvagio Tano Bambardella.

Per Gaetano, scambiato per il pericoloso boss Bambardella da una poliziotta troppo zelante, mentre riluttante gettava i sacchi dell'immondizia come ordinatogli dalla moglie, l'affare è un po' più complicato. Superato lo shock iniziale dopo il primo contatto con Poggioreale, lentamente scopre le bellezze della vita in gattabuia. A confronto di casa sua, infatti, la cella è un vero Eden. Ad accoglierlo ci sono tanti detenuti che in lui vedono il boss dei boss e lo trattano con i guanti bianchi. Per uscire e dimostrare la sua innocenza ci vorranno circa venti giorni, il tempo necessario per ottenere un estratto di nascita dell'Anagrafe e per gustarsi ancora un po' di quella agognata libertà. E Carlo? Anche lui ha il suo bel da fare. Valentina, infatti, è promessa sposa a Tommaso, avvocato pedante e pignolo, fastidiosamente rispettato dal padre magistrato. Che qualcosa bolla in pentola, però, è chiaro a tutti e due, perché continuano ad attrarsi come calamite. E lei cede al fascino del bel paesaggista. Salvo raggelarsi (ma non troppo) quando scopre che lui è già padre di cinque figli.
Non ci si può nascondere dietro ad un dito. Baciati dall'amore, la nuova miniserie in sei puntate di Mediaset, in onda su Canale 5 ogni martedì in prima serata, a partire da questa sera, verrà ricordata come l'ultimo lavoro televisivo di Pietro Taricone, scomparso il 29 giugno del 2010, mentre si stava ultimando il doppiaggio dello sceneggiato. Vederlo nel ruolo del fratello guascone e scavezzacollo del serioso e tormentato Giampaolo Morelli, provoca sentimento particolare sullo spettatore; un misto di tenerezza e nostalgia che seppur immotivate per un 'divo' del piccolo schermo, scaturiscono spontaneamente e senza troppi ragionamenti. Detto questo sarebbe ingeneroso limitare il lavoro di Claudio Norza nell'ambito ristrettissimo della commemorazione di un attore molto amato e vanno invece elogiati i tanti pregi che un prodotto del genere presenta. Ci troviamo di fronte al più classico esempio di commedia romantica, quindi qualunque riflessione seriosa sulla vita viene bandita, o meglio avvolta da una patina rassicurante di zucchero, ben incarnata dalla protagonista femminile, una Gaia Bermani Amaral perennemente col sorriso sulle labbra.
La serie di Norza gioca amabilmente (e senza alcuna cattiveria) sugli opposti: il Nord della famiglia Trevisiol, leguilei tutti d'un pezzo e il Sud dei Gambardella, fantasisti della vita; la legalità del magistrato interpretato da Marco Columbro e l'illegalità incarnata dai trafficoni di ogni risma che ruotano attorno al famigerato boss don Tano; infine il sentimento di due giovani innamorati e la ragione di un azzeccagarbugli come Tommaso (Flavio Montrucchio), il promesso sposo di Valentina, fastidioso e dispotico. Sfruttando dunque questo presupposto decisamente canonico, Norza costruisce una storia romantica ben salda, che costituisce l'asse portante dello sceneggiato, puntellata da tanti sprazzi di comicità, gestiti con misura da Marisa Laurito e soprattutto da Lello Arena, a suo agio nel doppio ruolo di Gaetano e del Boss Bambardella. A lui fa capo la parte migliore della fiction, chiaramente innescata dalle mille sottotrame legate ai fraintendimenti scaturiti dallo scambio di persona. In ossequio all'ideale divisione tra uomini d'amore e uomini di libertà, tanto cara al professore Bellavista, il regista infila una lunga sequenza di uomini e donne d'amore, appassionati e pasticcioni, ma di buon cuore. Facendo così è quasi normale scivolare nella retorica, nel già detto o già visto, ma in certi momenti la carica degli interpreti è così forte (specialmente nel comparto napoletano, tutti con una marcia in più rispetto all'opposizione) da passare sopra a certe piccole banalità.