CSI - Stagione 9, episodio 17: No Way Out

Ambientato in buona parte all'interno di un buio scantinato dove due agenti della CSI sono stati presi in ostaggio da dei malviventi, 'No Way Out' non riesce a creare la tensione voluta, cadendo spesso di tono e finendo col risultare una delle puntate meno riuscite della stagione.

Claustrofobia e momenti ad alta tensione sono gli ingredienti principali di questo diciassettesimo episodio della nona serie di CSI: Crime Scene Investigation, dal titolo No Way Out: ambientato in buona parte all'interno di un buio scantinato dove due agenti della Csi sono stati presi in ostaggio da dei malviventi, l'episodio non riesce però a creare la tensione voluta, cadendo spesso di tono e finendo col risultare una delle puntate meno riuscite della stagione.
L'azione si apre con Greg, Riley, Stokes, Catherine e Langston che fanno addestramento in un edificio appositamente progettato per esercitazioni di polizia. Concluso il training, arriva la segnalazione di un "419" e la Csi parte alla volta di un agiato quartiere di Las Vegas. Lì, li attende uno spettacolo decisamente poco gradevole: in mezzo alla strada c'è il cadavere di un uomo di colore, un residente che svolgeva la funzione di Sorvegliante del quartiere. Poco distante, sul prato di fronte a una villa, un padre stringe disperatamente al petto il corpo senza vita del figlioletto di 7 anni, ucciso da una pallottola vagante.
Gli agenti si danno da fare per ricostruire gli eventi. Pare che una gang formata da giovani di varie etnie abbia fatto irruzione in una villa picchiando la proprietaria Priscilla Hatcher e scagliandosi poi su suo figlio Reggie e su suo nipote Frankie, che attualmente risultano scomparsi. Sulla strada, accanto al cadavere del Sorvegliante ci sono alcuni proettili e diverse tracce di sangue.
Perlustrando l'abitazione di Reggie, Stokes scopre anche che il ragazzo è un genietto della matematica iscritto all'università. Nel frattempo, Langston e Catherine si recano all'ospedale, dove è stato segnalato l'arrivo di un giovane con ferite d'arma da fuoco. Quando arrivano, il ragazzo è già morto ma uno sguardo al cadavere conferma i loro sospetti: era un affiliato degli Snakeback, la gang di trafficanti sospettata dell'assalto alla casa di Reggie.

A questo punto è chiaro che Reggie e Frankie erano l'obiettivo del raid e che a quest'ora potrebbero essere già morti. Un timore che sembra essere confermato da una segnalazione giunta in Centrale: in un parcheggio, c'è un'auto abbandonata dal cui bagagliaio emana una forte puzza. Brass e Catherine si recano sul posto e aprono il bagagliaio, scoprendovi però uil corpo di altro membro degli Snakeback, di nome Sweets.
Il giovane dev'essere morto da almeno qualche giorno, inoltre analizzando i tabulati del cellulare di Reggie, i Csi scoprono che Sweets lo aveva chiamato diverse volte nei giorni precedenti. A questo punto è necessaria un'altra ispezione in casa di Reggie e Frankie. Ci pensano Langston e Riley. Una volta in casa, i due si domandano perché non ci sono telefoni in giro e decidono di comporre dal loro cellulare il numero di casa di Reggie. A un tratto, nella casa si sente un telefono che squilla. Seguendo il suono, Langston e Riley scoprono un passaggio che conduce a uno scantinato adibito a laboratorio per la produzione di crack e altre droghe. Ora le cose cominciano a diventare più chiare: Reggie si è messo a produrre droghe per conto degli Snakeback, usando come tramite il cugino Frankie che a 14 anni è già un delinquente incallito. Poi le cose devono essere andate storte, Sweets è morto e Reggie e Frankie sono spariti.
Riley e Langston ispezionano il laboratorio, ignari che non sono affatto soli come credono. Infatti, all'improvviso un ragazzo di colore spalanca una porta e punta la pistola contro i due agenti, urlando loro di mettersi contro il muro. Il giovane è Frankie. Nella stanzetta in fondo al laboratorio nella quale era nascosto c'è anche Reggie, che sembra ferito gravemente (ha conficcata nel petto una grossa scheggia di vetro, che probabilmente lo ha colpito quando gli Snakeback hanno cercato di trascinarlo attraverso la vetrata della sua abitazione).
Riley e Langston rassicurano Frankie dicendogli che non portano armi e sono solo dei tecnici di laboratorio, ma il ragazzo è completamente fuori di sé e in un momento di tensione colpisce Riley alla fronte con il calcio della sua pistola.
Poco dopo, la situazione si calma e Langston spiega a Frankie che bisogna fare immediatamente qualcosa per Reggie, altrimenti morirà. Nel frattempo, all'esterno dell'abitazione gli altri Csi hanno capito che i loro colleghi sono stati presi in ostaggio, ma non possono intervenire platealmente perché una telecamera posta sulla facciata dell'abitazione sorveglia la strada e consente a chi è nel laboratorio di vedere che succede. La tensione continua a salire, Reggie sta male e confessa di aver prodotto la droga perché gli servivano i soldi, ma di essere pentito.
Con grande intuito e abilità, Langston e Riley riescono a calmare Frankie, spiegandogli che l'unica opportunità per salvare il cugino è arrendersi e consentirne il trasporto in ospedale. Alla fine, il giovane cede e butta la pistola. Finalmente gli agenti tornano all'aperto dove i colleghi corrono loro incontro. In particolare, fa piacere vedere l'abbraccio commosso di Catherine a Langston. E' la conferma definitiva di come l'ex professore sia diventato a tutti gli effetti un membro della squadra, pronto a condividerne gioie e dolori e a dare il massimo per i suoi compagni. In definitiva però, l'episodio non fa presa sullo spettatore, e le scene girate nello scantinato non riescono mai a generare una tensione e un'angoscia autentiche in chi le osserva. E' comunque chiaro che in una stagione di altissimo livello come la nona, qualche piccola sbavatura è naturale e anzi fisiologica. Attendiamo perciò il prossimo, senz'altro entusiasmante, episodio.