The River: C'è del magico, in Amazzonia

Non mancano le idee e le sequenze inquietanti alla serie prodotta da Spielberg e Oren Peli, che tuttavia è sviluppata in maniera un po' troppo dispersiva. Occultismo e avventura, per un serial che riprende in parte gli elementi che hanno portato al successo Paranormal Activity.

La fitta vegetazione della giungla amazzonica è un groviglio di segreti e leggende, pericoli e strani rituali nella nuova serie targata ABC, The River, che vede tra i produttori Steven Spielberg e Oren Peli, autore del fortunato Paranormal Activity, che un paio di anni fa ha conquistato i botteghini americani con la storia di due ragazzi alle prese con l'inquietante presenza demoniaca che si aggirava tra le stanze della loro nuova abitazione. Evidentemente, nonostante il successo del suo primo film - e dei sequel che ne sono derivati - le mura delle villette di San Diego devono aver cominciato a stare un po' strette a Peli, che per The River ha scelto uno scenario più vasto e una storia più avventurosa, pur mantenendo alcuni di quegli elementi che hanno contribuito a fare di Paranormal Activity un fenomeno, tra cui lo stile found footage e la componente soprannaturale, in questo caso ancora più dominante. Come sostiene ripetutamente uno dei personaggi della serie infatti, "C'è magia là fuori", ed effettivamente in The River di magia ce n'è, forse anche troppa.


L'aspetto "occulto" della storia è sicuramente intrigante - almeno per coloro che subiscono il fascino delle leggende e della magia legate a questi luoghi così remoti della Terra - e all'inizio fa sicuramente presa sullo spettatore, ma poi accadono troppe cose e il tutto perde credibilità, tra ferocissimi spiriti vaganti, possessioni, invasioni di insetti, maledizioni e liane striscianti.

La storia di The River è semplice e si evolve attorno alla figura di Emmet Cole (Bruce Greenwood) un personaggio televisivo celebre per i suoi avventurosi show incentrati sulle meraviglie dei luoghi più inesplorati della Terra che durante un viaggio nel cuore dell'Amazzonia, fa perdere le sue tracce. Tutti sembrano essersi arresi al fatto che Cole sia morto, tranne sua moglie Tess, sua compagna nella vita e sul piccolo schermo, che invece è fermamente convinta che Emmet sia ancora vivo. Il network per il quale Cole lavorava è disposto a finanziare le ricerche dell'uomo, purchè siano documentate in video, allo scopo di realizzarne un ultimo show da inserire nel suo palinsesto.
L'avventura, per Tess e suo figlio Lincoln (Leslie Hope e Joe Anderson) prende ufficialmente il via quando la barca di Emmet, il Magus, viene ritrovata ormeggiata in un'insenatura di un lungo e tortuoso corso d'acqua dolce. Nell'episodio pilota della serie - che è diretto da Jaume Collet-Serra (autore di Orphan e La maschera di cera) vengono svelati i veri rapporti tra Emmet Cole e i suoi familiari, meno idilliaci di quelli esibiti in televisione, e segnati da segreti, sensi di colpa e tradimenti. Al tempo stesso facciamo la conoscenza della troupe che segue le ricerche di Cole con Lincoln e Tess, e l'equipaggio che approda sul Magus dopo il ritrovamento dell'imbarcazione, personaggi uniti da motivazioni differenti nel voler ritrovare il documentarista scomparso, tra cui il capitano Brynildson (interpretato da Thomas Kretschmann)
I primi quattro episodi di The River hanno sicuramente degli aspetti interessanti e altri meno riusciti. Se nell'episodio pilota, ad esempio, la narrazione è eccessivamente concitata - e da questo punto di vista lo stile documentaristico complica la situazione - dal secondo la storia diventa sicuramente più fruibile, anche se penalizzata da una gestione poco calibrata dello sviluppo della storyline principale e delle storie secondarie. Il secondo episodio, dei quattro finora andati in onda, è sicuramente il più riuscito: in The Marbeley (anche questo diretto da Collet-Serra) l'equipaggio del Magus si addentra in un punto particolarmente insidioso della giungla, e si fermano nei pressi di un albero ai rami del quale gli indigeni hanno appeso tantissime bambole in omaggio agli spiriti del luogo. Ed è proprio davanti a questo grande albero, e sotto lo sguardo delle bambole che ciondolano silenziose dalle fronde, che accadrà qualcosa di terrificante, strettamente collegato ad una leggenda locale. Lo scenario suggestivo di The Marbeley è da pelle d'oca e alcune belle idee di questo episodio, regalano sicuramente qualche brivido, peccato che la componente soprannaturale dell'intera serie (almeno finora) sia talmente satura di aneddoti, leggende ed episodi, da mettere in secondo piano la storia relativa alla ricerca di Emmet. Il terzo episodio infatti, che si intitola Los Ciegos, è quasi tutto incentrato su una tribù di guerrieri talmente bellicosa da accecare chiunque si azzardi ad invadere la loro terra. Nel quarto invece, A Better Man, i Cole e la loro troupe ritroveranno un ex-cameraman di Emmet sul quale grava una maledizione così spaventosa, da aver costretto il documentarista a licenziarlo in tronco, abbandonandolo nel cuore della giungla.
Pur confermandosi una serie interessante, sia per lo scenario che per le tematiche trattate, The River soffre di una certa discontinuità narrativa che rende il tutto un po' dispersivo. Sarebbe bastata una cura maggiore in fase di scrittura, per setacciare il materiale a disposizione, e svilupparlo in maniera da rendere il racconto più omogeneo e la storia di Emmet Cole davvero affascinante, senza perdersi dietro troppi aneddoti secondari, e concentrandosi invece sulla sua recente ossessione per la magia, dietro la quale probabilmente si nascondono le ragioni della sua scomparsa.

Movieplayer.it

3.0/5