Recensione Bodyguard: amore e complotti a Londra

La recensione di Bodyguard: arriva su Netflix la serie thriller britannica incentrata sul terrorismo islamico nella capitale inglese.

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Bodyguard: una scena con Richard Madden

Bodyguard è una serie thriller di sei episodi, appena arrivata su Netflix e ideata e scritta da Jed Mercurio. La storia ruota attorno al rapporto conflittuale tra David Budd (Richard Madden) e Julia Montague (Keeley Hawes). Lui è un veterano della guerra in Afghanistan affetto da disturbi post-traumatici, lei il Ministro dell'Interno. Dopo aver sventato un attentato terroristico su un treno per Londra, Budd viene incaricato di fare da guardia del corpo per Montague, una situazione tutt'altro che ideale per lui date le loro divergenze politiche (lei è a favore dei conflitti nel Medio Oriente). Tra i due nasce una relazione, ma un duplice complotto - terrorismo islamico da un lato, intrighi politici interni dall'altro - metterà a dura prova i loro rapporti professionali e personali.

Un thriller da divorare tutto d'un fiato

A quasi due mesi di distanza dalla prima messa in onda in Inghilterra (26 agosto) e uno dalla trasmissione del finale (23 settembre), arriva su Netflix, per il pubblico internazionale, Bodyguard, ennesimo prodotto della BBC che la piattaforma di streaming propone agli spettatori fuori dal Regno Unito, continuando un rapporto collaborativo che nei mesi scorsi ha dato buoni frutti (vedi alle voci Collateral e Troy: Fall Of A City). Un prodotto fatto apposta per il binge-watching, con la sua trama orizzontale a base di sesso e intrighi e il suo ritmo incalzante, che ha tenuto gli spettatori gli spettatori inglesi incollati alla sedia: contando solo la prima visione, senza repliche sul piccolo schermo o tramite il servizio di streaming della BBC noto come iPlayer, l'episodio finale è stato visto da quasi dieci milioni e mezzo di persone (per rendere l'idea, la premiere più recente di Doctor Who, il programma di punta della rete ammiraglia britannica, ha totalizzato poco più di otto milioni di spettatori in diretta).

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Bodyguard: Keeley Hawes, Shubham Saraf, Thea Balich in una scena

Un successo che però non è stato esente da critiche, soprattutto alla luce dei tempi che corrono con Brexit e l'annesso clima xenofobo creatosi sul suolo britannico. In particolare, l'antagonista principale ha portato la stampa a parlare di una caratterizzazione islamofoba, dove un luogo comune sui musulmani (le donne sono tutte sottomesse) è stato sostituito da un altro (sono tutti terroristi, anche le donne). In realtà la serie, pur scivolando parzialmente nella trappola dei cattivi stereotipati, se la prende soprattutto con le mele marce che occupano i ranghi importanti della politica nazionale, con il tocco critico che contraddistingue generalmente la scrittura di Jed Mercurio (Strike Back, Line of Duty). Nel caso specifico di Bodyguard è anche un vantaggio la presenza internazionale su Netflix, che favorisce una fruizione più rapida, senza soffermarsi sulle eventuali piccole lacune drammaturgiche dei singoli episodi, diretti da Thomas Vincent (1-3) e John Strickland (4-6).

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Lui e lei

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Bodyguard: Keeley Hawes e Richard Madden in una scena

Ad attirare maggiormente l'attenzione è comunque il lato sentimentale/erotico, su cui la serie gioca già con il titolo, che richiama inevitabilmente il film Guardia del corpo con Kevin Costner e Whitney Houston. Da allora sono passati quasi trent'anni, e l'impostazione più apertamente romantica, con tanto di colonna sonora appositamente concepita, non può trovare spazio nel panorama tipicamente più cinico delle serie thriller-poliziesche di stampo britannico (da notare che pur essendo un programma della BBC, Bodyguard vanta anche la partecipazione parziale di ITV, il network di Prime Suspect 1973 e Broadchurch). E se da Keeley Hawes, veterana di tanta produzione catodica di qualità (Ashes to Ashes su tutti), era lecito aspettarsi una performance solida e sfaccettata nei panni della politica dalle motivazioni ambivalenti (ovviamente, per ricollegarsi all'attualità, fa parte del partito conservatore), sorprende in positivo Richard Madden, alle prese con il suo primo ruolo di un certo spessore dopo aver abbandonato i panni di Robb Stark ne Il trono di spade (e la parentesi non felicissima de I Medici): tormentato, carismatico e, per la gioia dei fan che lo vedranno in lingua originale, spudoratamente scozzese. Un duo ideale con cui passare sei ore all'insegna dell'adrenalina urbana.

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Movieplayer.it

3.5/5