Accadde a Deadwood: 10 anni di un cult

Ricorre oggi il decimo anniversario dell'esordio del western Deadwood, serie cult di HBO: la ricordiamo così.

Non è un paese per deboli, quello di Deadwood. E non è neanche un paese, ma una proto-città, poco più di un accampamento sviluppato su un territorio auspicabilmente ricco di oro che pullula di avventurieri, ladri, assassini, puttane e chiunque disposto a tutto per fare fortuna. Deadwood è una delle serie memorabili della cable HBO, forse lo show migliore di David Milch - che vanta nel suo curriculum NYPD e due capolavori inediti come John From Cincinnati e Luck - e quest'anno ricorre il decimo anniversario dal suo esordio negli USA. Per l'occasione, il 15 e 16 marzo il canale ha dedicato a questa breve riflessione sulla politica, la società e la cultura di una nazione in formazione che è la brutale Deadwood una maratona di tutti i 36 episodi che la compongono, mentre Matt Seitz e Steven Santos hanno prodotto un video di mezz'ora (trovate l'embed a seguire) narrato dall'attore Jim Beaver per onorarlo.

A LIE AGREED UPON: DAVID MILCH'S DEADWOOD from RogerEbert.com on Vimeo.

A confronto

Il 21 marzo 2004 il pilot (diretto da Walter Hill) del western più feroce, ruvido e violento del piccolo schermo sperimentava il suo primo passaggio e introduceva uno dei villain più epici della televisione, il tenutario di bordello Al Swearengen. Rievocandolo oggi, qualcuno potrebbe associarlo al Ditocorto de Il trono di spade per la sua professione e l'abilità nel partecipare al gioco del potere. Le due serie condividono anche la puntuale crudezza con cui descrivono i rispettivi mondi; le analogie per noi finiscono qui, e non spiegano come il successo di pubblico di Deadwood non si avvicini neanche lontanamente a quello del cupo affresco ispirato alla saga di Martin. Forse i tempi non erano maturi, forse, davvero, la serie era poco digeribile ai più per un motivo incredibilmente banale come il colorato turpiloquio; forse la cancellazione della serie dopo solo tre annate è da imputarsi fatalmente alla maledizione di Milch, perseguitato dalla sfortuna da quando è nato il suo sodalizio con HBO.

Per stomaci forti

Deadwood non era una serie per deboli, e pure i più cinici sono stati messi a dura prova dalla sua messa in scena della violenza. Nella cittadina dagli scorci quasi monocratici, che all'inizio della serie è solo un insediamento fangoso sconosciuto a Dio e al governo, la prevaricazione sfocia spesso in abusi quasi inguardabili. Anche dopo la trasformazione in comunità riconosciuta e soggetta alla Legge, Deadwood ospita manifestazioni di brutalità - l'esecuzione della sfortunata Flora, sebbene riservata a un personaggio di quasi nulla importanza, è pressoché insostenibile - e ferocia inaudita. Eppure non sono omicidi, mutilazioni e torture perpetrate dai locali a fissare una realtà vivida che per alcuni è troppo crudele da tollerare: a trafiggere il cuore dello spettatore sono l'agonia del reverendo Smith martoriato dalla malattia, il pianto incontrollabile di Calamity Jane quando Swearengen sfiora la piccola Sophia, o l'assassinio di Ellsworth, una delle figure più umane della serie.

Una città dimenticata da Dio

Deadwood è un inferno lurido e polveroso dove tutti scontano i propri peccati, pure un uomo d'onore come lo sceriffo Bullock (Timothy Olyphant), che appena arrivato in città con l'amico Sol Star si scontra con il diabolico Al (Ian McShane). Hearst, un nemico comune giunto alla fine della seconda stagione e molto più cattivo del tenutario del bordello, persuaderà i due rivali a unire le forze per difendere l'insediamento dalle mire dell'uomo, attratto dalla ricchezza che offrono le colline nere. Hearst è l'elemento più temibile e mellifluo in un coacervo di bastardi, infami, bugiardi, stupratori, squarciagole, arrivisti e tirapiedi; si contano sulla dita di una mano, invece, gli uomini disperati ma di principio destinati a finire inghiottiti da un mondo inumano come il dottor Cochran (nell'interpretazione migliore della carriera di Brad Dourif, qui in uno dei pochi ruoli da buono della sua carriera).

Un cast stellare

McShane e Dourif fanno parte di una serie corale che vanta uno dei cast più intriganti della Storia della televisione, un folto gruppetto di attori e attrici in stato di grazia tra cui spiccavano Timothy Olyphant (lo scheriffo Seth Bullock, poi marshall moderno di Justified), Robin Weigert (la scout Calamity Jane), Keith Carradine (il pistolero Wild Bill Hickok) e John Hawkes (è il partner in affari di Bullock Star Sol, una delle tante figure realmente esistite di Deadwood, tra le più celebri del suo tempo). Da menzionare, altri interpreti noti della serialità come Anna Gunn (è Martha, la consorte di Seth, poi moglie altrettanto insopportabile di Walt White in Breaking Bad), Paula Malcomson (la prostituta Trixie, anche nel cast di Sons of Anarchy), Jim Beaver (è Ellsworth, personaggio schietto e corretto con un passato burrascoso che evoca un ruolo successivo dell'attore, il Bobby di Supernatural), Titus Welliver (la nemesi di Jacob in Lost è uno degli alleati di Swearengen) e William Sanderson (è il buffone Farnum, e prima fu l'altrettanto poco sveglio JF Sebastian di Blade Runner). Compare in ben due ruoli il versatile Garret Dillahunt (è stato il cyborg Cromartie di The Sarah Connor Chronicles ed è lo svampito nonno di Aiutami Hope!): quello del codardo McCall, assassino dai denti guasti di Hickok, e il perverso killer di prostitute Wolcott. Sovrasta tutti Ian McShane (che per il ruolo vinse un Golden Globe, ma perse l'Emmy contro il James Spader di Boston Legal) nei panni di Al Swearengen, figura mastodontica e ormai leggendaria del piccolo schermo.

Un villain epico

È lui il gioiello opaco di questa brutale e coinvolgente disamina dell'umanità che è Deadwood; nel selvaggio West, dove con cinque dollari compri dai cinesi un angolo di porcile dove scaricare un cadavere da far sparire nelle fauci dei maiali, si erge la figura di Al. Manesco, approfittatore, assassino, si aggira imprecando incessantemente tra le strade di Deadwood, buco di culo del mondo e città eponima di una serie dall'anima oppressa e pessimista dove lui, peccatore avido di potere, esibisce un personale codice morale. Swearengen è uno degli uomini più temuti della città fino all'arrivo di Hearst; con agghiacciante facilità massacra e prevarica per denaro. Al abusa chi lo ama - i suoi tirapiedi e la sua prostituta preferita Trixie - eppure è governato dal bisogno di proteggere i più deboli: la sguattera Jewel, affetta da paralisi cerebrale, la stessa Trixie. Swearengen decide di non accoltellare Bullock perché incrocia lo sguardo di suo figlio, e soffoca il reverendo Smith, devastato dalla malattia, per pietà.
La serie si chiude su di lui, in ginocchio mentre spazzola il pavimento imbrattato del sangue della prostituta che ha ucciso per soddisfare Hearst e fargli lasciare Deadwood: è l'ultima azione che ci è data vedere di un villain che perpetra il male per difendere la sua città da un male più grande.