Viaggio sentimentale in Armenia

Poema dell'unione tra due solitudini, Here ci guida nella scoperta del surreale paesaggio armeno, pianeta lunare semidesertico in cui si muovono pochi sparuti esseri umani.

La pulsione sperimentalista di Braden King si riflette nella struttura dell'etereo road movie Here, pellicola nata in contemporanea al progetto multimediale intitolato HERE - The Story Sleeps, performance ibrida a cavallo tra cinema e musica presentata al MoMA nell'aprile 2010. Il regista newyorkese, che ha alle spalle un solido background nel mondo dell'arte visiva e dei video musicali, ha scelto di non tradire la sua vena onirica e il gusto per la mescolanza di linguaggi anche nell'esordio al lungometraggio dirigendo una pellicola dal ritmo lento e dilatato. Forte della presenza dell'intenso Ben Foster e dell'attrice belga Lubna Azabal, già protagonista di Paradise Now e La donna che canta, King si permette più di una licenza espressiva presentando a Berlino un lavoro atipico dove il romance vero e proprio è incorniciato da elementi estranei alla diegesi, appartenenti al mondo della scienza, della videoarte e della fotografia. La trama, delle più semplici, è quasi un pretesto finalizzato all'immersione degli interpreti e del pubblico nel desolato paesaggio armeno, co-protagonista del film. Here fotografa con sguardo distante una storia d'amore tra due giovani appartenenti a mondi diversi che decidono di unire il proprio cammino per un breve tratto. La relazione tra il cartografo satellitare americano Will Shepard e la bella fotografa armena Gadarine viene narrata con afflato poetico ed esistenzialista, come nella miglior tradizione di certo cinema indipendente americano.

A differenza di pellicole come l'imperfetto, ma intenso Ararat di Atom Egoyan, la scelta di ambientare Here in Armenia non è un ulteriore tentativo di riportare alla mente il genocidio che sterminò il popolo armeno durante la Prima Guerra Mondiale. Il film è quasi del tutto scevro da riferimenti politici, se si esclude una breve sequenza ambientata nella regione indipendente del Nagorno-Karabagh, ma la sua vera anima va cercata nella fascinazione dei luoghi e dei paesaggi, elemento essenziale della pellicola. Poema dell'unione tra due solitudini, il film ci guida nella scoperta del surreale paesaggio armeno, pianeta lunare semidesertico in cui si muovono pochi sparuti esseri umani. Il tempo, nelle steppe armene, sembra essersi fermato. Le peculiarità del territorio fanno da controcanto alla profonda solitudine degli esseri umani che si muovono senza meta all'interno della regione. All'irrequietezza della vagabonda Gadarine, esule armena di ritorno da Parigi dove la sua carriera da fotografa sta decollando, nostalgica della propria terra, ma sempre con la valigia in mano, fa da controcanto la sete di conoscenza del silenzioso Will, anello debole della coppia, come spesso accade, desideroso di conferme e incapace di accettare fino in fondo l'indipendenza della sua compagna di viaggio. Ai lunghi sillenzi e alla dilatazione temporale delle singole scene, che lascia spazio all'evoluzione della storia d'amore soffermandosi su attimi d'infinito - una per tutte, la bellissima scena del bagno nella polla d'acqua ai piedi delle rocce - si contrappongono gli improvvisi inserti extradiegetici dominati dalle riflessioni insolitamente dense di una misteriosa voce narrante.
Il road movie transmediatico di Braden King incastona nella narrazione rarefatta e frammentaria della fugace passione di Will e Gadarine un ulteriore elemento che ritorna costante, le Polaroid che la donna ha scattato nei suoi viaggi e che fungono da espediente per far conoscere i due viaggiatori solitari. L'irrequietezza artistica di Gadarine viene controbilanciata dalla meticolosità delle ricerche scientifiche di Will, dal suo bisogno di misurare, esplorare, fissare punti predefiniti. L'amore, però, non può essere vissuto attraverso l'applicazione di regole matematiche e la collisione tra ricerca di certezze e desiderio di conoscenza, tra sentimento e libertà, tra Occidente e Oriente, si consumerà rapidamente per poi perdersi nel silenzio sospeso delle steppe armene.