Michael Pitt presenta a Roma il pilot 'proibito' di Boardwalk Empire

L'attore americano ha incontrato la stampa italiana e internazionale alla kermesse romana per presentare il primo episodio firmato di Boardwalk Empire, successo fenomenale negli States in arrivo da noi a gennaio 2011.

Presentato in anteprima alla quinta edizione del Festival internazionale del film di Roma il pilot dello show televisivo Boardwalk Empire, la serie tv high budget tra le più prestigiose e costose della storia della serialità. Con un budget di 18 milioni di dollari (sui 60 totali) solo per l'episodio pilota, diretto dall'inconfondibile premio Oscar Martin Scorsese, la serie, che facciamo difficoltà a non chiamare "film", è il fiore all'occhiello della HBO e si è già confermata un successo strepitoso. Il canale infatti vi aveva puntato moltissimo per la sua programmazione impegnando maestranze d'eccellenza per le scenografie, i costumi, la regia e gli attori, provando a bissare il successo di altri prodotti come I Soprano.

Creata da Terence Winter e coprodotta tra gli altri da Mark Wahlberg e Martin Scorsese, che firma con classe il pilot dando un'impronta stilistica all'intera serie, la serie gangster ambientata nell'America del Proibizionismo e basata sul volume "Boardwalk Empire: The Birth, High Times, and Corruption of Atlantic City" di Nelson Johnson, andrà in onda in Italia su Sky Cinema 1 HD a gennaio 2011. Abbiamo incontrato all'auditorium l'attore Michael Pitt, tra i protagonisti insieme a Steve Buscemi, che insieme a Neils Hartmann, direttore di Sky Cinema, ci hanno parlato di una produzione così ambiziosa e dell'esperienza sul set. Costantemente paragonato alla star Leonardo Di Caprio Pitt, disponibile e ironico, ci ha anticipato che presto gireranno anche la seconda stagione, in cui il suo personaggio avrà un'evoluzione molto interessante.

Il pilot di Boardwalk Empire segna un'apertura del festival a un prodotto televisivo, che in Italia andrà in onda su un canale cinematografico. Come mai una scelta così significativa?
Neils Hartmann: Sicuramente non è stata una decisione casuale: è una linea che stiamo seguendo con Sky segnata già da The Pacific, continuata con I pilastri della terra. A gennaio lanceremo in esclusiva questa serie in cui credo che la qualità di attori e registi non faccia differenza tra cinema e tv.

Ci saranno altri eventi di questo tipo su Sky Cinema?
Neils Hartmann: A novembre trasmetteremo Romanzo criminale 2, un ottimo esempio di produzione televisiva. Il regista Sergio Sollima stesso lo definisce un film in episodi. Credo che le barriere tra cinema e televisione si stiano sciogliendo e spero che ci saranno sempre più opportunità di scambio, occasioni di stimolo.

L'episodio della serie è costato ben 18 milioni di dollari. Crede che un episodio del genere realizzato per il cinema forse sarebbe costato il triplo?
Michael Pitt: E' costato così tanto? Allora mi hanno pagato meno di quanto meritassi.
Neils Hartmann: Per una costruzione scenografica così imponente credo che quei soldi si ammortizzino dopo, nelle altre puntate.

Signor Pitt avete girato in maniera consecutiva gli episodi o ci sono state delle pause durante le riprese?
Michael Pitt: Abbiamo girato la prima stagione in 7 mesi, non so se sia normale, ma per noi ha significato che nessuno avrebbe visto niente della stagione finché non sarebbe finita e questo sarebbe stato un bene perché ci potevamo concentrare sulla storia e le riprese, senza preoccuparci delle critiche.

Nella serie lei interpreta Jimmy Darmody, come descriverebbe il suo personaggio?
Michael Pitt: E' un veterano che ritorna ad Atlantic City, dopo essere stato anche in Francia, ritrova i vecchi amici e lui ha difficoltà a trovare un lavoro, così finisce per spacciare alcolici.

Che tipo di preparazione ha preceduto la sua interpretazione?
Michael Pitt: Penso che all'epoca del Proibizionismo un ragazzo di 22 anni fossi già uomo. Io ho pensato all'esperienza vissuta da Jimmy durante la I Guerra Mondiale per creare molto del mio personaggio. Martin mi ha detto che la guerra è stata orribile e che era facile immaginarselo. Ho visto immagini di repertorio incredibili, soldati che non riuscivano a stare fermi perché erano scioccati da quello che avevano visto. Mi sono ispirato a loro per il mio personaggio.

Ha trovato ispirazione in alcuni gangster movies?
Michael Pitt: Ho guardato molti documentari e film ambientati negli anni '20. Ho cercato molto su Google e letto molti libri. Ho fatto più ricerche per questo lavoro che per qualunque altro progetto anche perché ho avuto molto tempo per prepararmi. Ma sento che nonostante tutto ho toccato appena la superficie.

Come evolverà il suo personaggio nelle altre stagioni? Ci può anticipare se seguirà un'altra seconda stagione?
Michael Pitt: Non posso dire più di tanto altrimenti svelerei i segreti della serie. L'evoluzione di Jimmy è molto intensa perché lui fa un percorso difficile e si ritrova in una condizione completamente diversa da quella di partenza. Ci sarà una seconda stagione, ma al momento credo che neanche i realizzatori sappiano come andrà, penso che questo sia stato un modo molto interessante di produrre una serie.

Invece come evolveranno Lucky Luciano e Al Capone, personaggi secondari nel primo episodio?
Michael Pitt: Sì, evolveranno: sono entrambi personaggi che nascono ai margini della storia e diventeranno sempre più centrali. Posso anticiparvi che Al Capone sarà sempre più vicino al personaggio di Jimmy.

A proposito di produzione, ci potete dire qualcosa della distribuzione della serie?
Neils Hartmann: Ho parlato con Terence Winter e mi ha detto che la serie è stata venduta a circa 130 Paesi.

Signor Pitt secondo lei il linguaggio della serialità televisiva supera quello cinematografico? Il cinema si sta rifacendo sempre di più alle serie, cosa pensa di questo trend?
Michael Pitt: Ho sentito dire molto spesso che le cose migliori al momento siano quelle che vediamo in tv. Penso che sia un momento interessante per la mia generazione e per i più giovani. Quando guardiamo serie come I Soprano non le vediamo come qualcosa di diverso da un film perché sono capaci di toccare anche questioni politiche su un arco lungo di tempo, ma ricordo che già Kubrick parlava del fatto che la tv avesse alzato i livelli tecnici nel fare cinema, facesse pressioni sui registi perché fossero più radicali. Credo che in realtà poi molti registi sarebbero contenti di girare film di tante ore, ma nessuno pagherebbe!

Come mai secondo lei un genere come I Soprano ha così presa sul pubblico?
Michael Pitt: Credo che in America sia solo una tradizione. Inoltre l'idea di venire fuori dal nulla e diventare qualcuno fondamentalmente è un'idea romantica, qualcosa di eccitante. Tutti noi in fondo vorremmo "fottere" il governo e quando vediamo che qualcuno ci riesce siamo contenti.

Com'è stato lavorare con Martin Scorsese?
Michael Pitt: E' stato orribile - scherza, poi continua riprendendo il tono serio - E' stato bellissimo ed è stato interessante per me scoprire che lui ha un amore così puro per il cinema e che ce l'ha da anni. Sono sicuro che lui fosse così eccitato per il suo lavoro quando aveva 23 anni come lo è ora. Credo che questo sia davvero raro! Martin ha un catalogo incredibilmente folle nella sua testa, film sconosciuti, film vecchi... e io ho tratto grande ispirazione da lui.

Martin Scorsese continua ad avere un ruolo importante per la serie, oltre a quello di coproduttore?
Michael Pitt: Scorsese forse tornerà a girare altri episodi: la sua presenza si è sentita sempre, lui guardava i giornalieri e ci dava continuamente le sue impressioni sul nostro lavoro.

In Italia l'abbiamo conosciuta con The Dreamers di Bertolucci. Potrebbe fare un confronto tra lui e Scorsese?
Michael Pitt: Sono due registi molto diversi e io ho avuto una grande fortuna a lavorare con due registi così incredibili... Vi racconto un aneddoto: mentre giravo The Dreamers con un cast metà francese e metà italiano non c'erano americani e quindi Bertolucci, dopo che parlava con le troupe, veniva da me e mi diceva in italiano che sarei dovuto essere triste nella scena successiva: c'era una barriera linguistica evidente!

Il pubblico continua a paragonarla a Leonardo Di Caprio, come vive questo confronto?
Michael Pitt: Non mi irrita, ma lo considero un complimento perché lo trovo un attore fantastico, che ha influenzato me come molti altri attori. Vengo paragonato a Di Caprio, a Brad Pitt... un po' a tutti quelli biondi con gli occhi azzurri!