Ryan Murphy e Mangia Prega Ama, ovvero come un film ti cambia la vita

In esclusiva per i lettori di Movieplayer.it abbiamo intervistato a Roma il regista di Mangia, Prega, Ama, film interpretato da Julia Roberts, Javier Bardem, Billy Crudup, Richard Jenkins e James Franco.

A vedere Ryan Murphy, 45 anni portati con eleganza, ideatore di due cult televisivi come Glee e Nip/Tuck, si direbbe che a forza di leggere della crisi esistenziale della protagonista del suo ultimo film, Mangia, Prega, Ama (in uscita domani), abbia imparato l'arte della calma, trovando l'equilibrio perfetto tra corpo e spirito. "Forse è solo il jet leg", dice ridendo quando ci accoglie nella sala del noto albergo romano dove lo abbiamo incontrato per parlare della sua ultima fatica cinematografica. Un'opera, tratta dall'omonimo best seller autobiografico di Elizabeth Gilbert, che mette insieme una star di prima grandezza come Julia Roberts, tre sex symbol del calibro di Javier Bardem, Billy Crudup e James Franco e un attore di grande valore, mai apprezzato abbastanza, come Richard Jenkins. Un cast maschile da dieci e lode che fa da sostanzioso contorno alla rossa più famosa della Hollywood dei nostri giorni, qui impegnata nel ruolo di donna alla scoperta della propria identità. Dopo un doloroso divorzio, infatti, la sua Liz Gilbert decide di dare un senso alla vita allontanandosi dalla sua New York per un anno. In Italia, a Roma in particolare, riscopre il piacere e il gusto per la buona tavola, in India fa spazio alla spiritualità, e infine a Bali, spinta da un santone saggio, trova l'amore.

Signor Murphy, nel suo film di debutto, Correndo con le forbici in mano, il protagonista cercava se stesso in una famiglia non proprio ortodossa. E' un caso che anche in Mangia, Prega, Ama ci sia questa stessa ricerca d'identità da parte del personaggio centrale e che alla fine la sua fonte di ispirazione siano state due autobiografie?

Ryan Murphy: Effettivamente c'è stata questa coincidenza di cose, però non è stata proprio voluta da parte mia. Credo di aver chiuso questa fase della mia vita, in futuro non lavorerò più su questi temi. Quanto al discorso dell'autobiografia posso dire di essere in realtà solo un grande estimatore dei libri che mi hanno ispirato per i due film.

Parliamo proprio dell'opera letteraria della Gilbert, un libro estremamente godibile ma molto denso e corposo. E' stato difficile ridimensionarlo per trasformarlo in film?

Ryan Murphy: Sì, è stato davvero molto difficile. In realtà avevo molta paura, perché il libro è davvero molto popolare negli Stati Uniti. Era praticamente impossibile cercare di accontentare tutti. Immaginavo che alcune cose potessero essere accettate e altre di meno...

Aveva paura che si potesse perdere qualcosa nel passaggio dal romanzo al film...

Ryan Murphy: Certo! E' ovvio che non potessi mettere tutto il libro nel film, altrimenti sarebbe durato quattro ore. Quindi ho dovuto scegliere quelli che ritenevo i momenti migliori. I greatest hits del libro.

E mi sembra di capire che lei lo abbia amato molto...

Ryan Murphy: Stavo vivendo un periodo particolarmente difficile poco prima di leggerlo, la mia vita stava cambiando. Quando l'ho letto mi sono messo in connessione con la Gilbert. Abbiamo vissuto le stesse delusioni e mi sono rapportato alla sua stessa esperienza.

E cosa le ha detto la scrittrice quando ha visto il film?

Ryan Murphy: Si è commossa e questo per me è stato l'aspetto più importante. E' stata toccata da quello che avevo realizzato e alla fine credo che si sentisse anche un po' sollevata. In fondo siamo riusciti a racchiudere nel film la sua esperienza personale.

Noi italiani siamo perseguitati dai luoghi comuni sugli spaghetti, la pizza il mandolino e via di seguito. Non crede che la resa finale del film sia un po' troppo folcoristica?

Ryan Murphy: Ci tengo a precisare che non si tratta della mia visione, ma di quella della scrittrice Liz Gilbert. Non ero mai stato a Roma, ci sono venuto solo dopo aver fatto l'adattamento del testo. Ho cercato di essere il più fedele possibile ai posti che la protagonista visita e alle sensazioni vissute mentre era qui. Le sensazioni di una donna sola in una città che rappresenta l'emblema del romanticismo. E' un aspetto bello e triste allo stesso tempo.

E allora come ha cercato di evitare certi stereotipi relativi agli italiani?

Ryan Murphy: Nella scena relativa alla festa del Ringraziamento, per citate un esempio. Ad un certo punto il personaggio di Liz dice di essere grata per gli uomini che mettono a letto i propri figli. E' stato il mio modo di dire che tutti gli italiani sanno essere dei bravi padri e dei grandi amici, non solo delle persone rudi e burbere. Mi è sembrato una novità per cambiare la classica prospettiva sugli Italiani.

A Bali e in India invece era mai stato?

Ryan Murphy: No ed è stato decisamente meglio, perchè questo mi ha regalato una visione fresca e più pura su questi due scenari.

Come è arrivato alla scelta di Julia Roberts per il ruolo da protagonista?

Ryan Murphy: Avevo letto il libro per mio piacere personale, sapevo che anche lei si era interessata al volume e un agente in comune ci ha fatti incontrare. Molto semplice...

Sarebbe stato possibile questo film senza di lei?

Ryan Murphy: Assolutamente no. C'era la fila di attrici che volevano il ruolo della protagonista. Julia, però, è sempre stata la mia prima e unica scelta. Ha dato così tanto al personaggio di Liz. Siamo tutti e due dello Scorpione, quando ci siamo incontrati per la prima volta è stato come se ci conoscessimo da sempre. Lo ammetto, ho attinto anche alla sua grande esperienza. E' stata una sorta di co-regista. E' molto acuta e abile, anche tecnicamente, nel posizionare la macchina da presa e le luci.

Lei ha firmato dei successi televisivi come Glee e Nip/Tuck. Oggi si è più liberi di sperimentare in TV?

Ryan Murphy: Diciamo che si può rischiare di più. A volte funziona, altre meno. I film mi fanno sentire come in una relazione breve, mentre le serie TV sono più simili ad un romanzo.

Ci dica la verità: non è così calmo solo per colpa del fuso orario. E' riuscito a trovare un suo equilibrio come la protagonista del film?

Ryan Murphy: No, decisamente non l'ho ancora trovato, ma ci sono molto vicino. Tutto questo grazie alla relazione che sto vivendo. Anzi, per essere sinceri non credo che avrei mai potuto intrecciare un rapporto di questo tipo se non avessi girato questo film. Quindi posso proprio dire che Mangia, Prega, Ama mi ha portato verso la felicità, ho avuto la netta sensazione di aver imparato delle cose importanti dalla protagonista.

Si sente cambiato anche lei al termine di un viaggio artistico e umano così lungo?

Ryan Murphy: Sì. Dopo aver letto il libro e aver girato il film ho imparato a mettere ogni cosa nella giusta prospettiva e a darle il valore che merita.