La rapacità non dorme mai: parola di Oliver Stone

Il regista approda a Cannes con il gigante Michael Douglas per presentare il sequel del mitico Wall Street e per puntare il dito sulla corruzione imperante nel mondo dell'alta finanza post 11 settembre.

La famiglia di Gordon Gekko si riunisce sulla Croisette stringendosi intorno al regista Oliver Stone, più attento che mai alle traversie finanziarie che affliggono la società odierna e capace di mettere in scena con ferocia e acutezza lo stesso mondo popolato di broker ambiziosi, squali della finanza e operazioni ai limiti della legalità, che popolava il suo Wall Street e che torna a far parlare di sé nell'altrettanto incisivo sequel Wall Street: Il denaro non dorme mai. Con Stone a Cannes la star Michael Douglas, il giovane e turbolento Shia LaBeouf, la deliziosa Carey Mulligan, Josh Brolin e Frank Langella.

Wall Street è diventato un'icona, qualcosa che va oltre il cinema, una testimonianza del mondo della finanza americana e della realtà delle corporation.
Oliver Stone: In questi anni sono successe molte cose. Il film prende il via quando Gordon Gekko esce dal carcere perché io ho cercato di dar vita a un approccio diverso del personaggio, per evitare di ripetermi e dar vita a un'opera diversa. Questa è fondamentalmente la storia di una famiglia. Michael interpreta ancora una volta un uomo in cerca di denaro e potere, un uomo che rivuole indietro il suo status, ma che deve riguadagnare la fiducia della famiglia e della figlia che non approva il suo comportamento.

Sono sorpreso dal fatto che il film non sia in competizione a Cannes, perché è una pellicola estremamente ricca di temi importanti, come l'economia, il rapporto con il denaro, la finanza, i legami familiari.
Oliver Stone: La competizione a volte fa impazzire le persone. Io non sono contrario a partecipare in concorso, ma è anche vero che non faccio film per battere i miei colleghi. Ognuno di noi impara qualcosa dagli altri.

E' corretto dire che i suoi film rappresentano una visione anticapitalista e che il denaro per lei è una sorta di arma di distruzione di massa?

Oliver Stone: In realtà sono molte le persone nel mondo a sostenere che il capitalismo così com'è stato applicato non funziona e che serve una regolamentazione. Mi piacerebbe vedere una serie di riforme messe in atto per migliorare la situazione mondiale, perché il gap tra i ricchi e i poveri è diventato sempre più profondo.

Cosa significa essere Michael Douglas?
Michael Douglas: Chi siamo e cosa facciamo dipende da cosa accade ogni giorno. In questo momento sono molto felice di aver girato questo film con un cast eccezionale, ma sono anche orgoglioso di una piccola pellicola indipendente in cui ho lavorato, il cui titolo è Solitary Man.

I vostri ruoli richiedono un notevole sforzo per mettere in atto un equilibrio tra la mostruosità che caratterizza il mondo della finanza e l'umanità che alberga nelle persone. Come vi siete preparati per incarnare al meglio i personaggi che Stone vi ha affidato?
Frank Langella: Io non credo che le persone cambino, ma è il gioco a cambiare. Il mio personaggio è ormai vecchio, ma se si trovasse nella posizione di Josh o Shia si comporterebbe nello stesso modo. Alla fine la storia si ripete.
Josh Brolin: Il mio personaggio è molto ambizioso, come Charlie Sheen nel primo film ed è disposto a tutto pur di fare soldi. Quando si assume una posizione di prestigio capisco cosa significa far aspettare i figli che hanno fame perché si deve lavorare e fare soldi, capisco che significa sacrificare la famiglia per il lavoro, per la rapacità.
Shia LaBeouf: Nel personaggio che interpreto c'è la volontà di diventare umanamente quello che vuole diventare lavorativamente. Gekko diventa una figura paterna per lui, e allo stesso tempo è colui da cui apprende il mestiere. Si fa consigliare da Gekko e gli dà fiducia.

L'unico personaggio che esce da questa logica è la figlia di Gordon Gekko.

Carey Mulligan: Sì, il mio personaggio è cresciuto in una situazione delicata e ha sviluppato idee molto forti. E' rigorosa e per i suoi principi rinuncia a una forte somma di denaro, la cosa sembra un po' sciocca. E' strana la sua scelta di lavorare nel mondo di Wall Street, ma lei lo fa per le ragioni giuste. E' incredibilmente testarda.

Quando ha deciso di realizzare un sequel di Wall Street?
Oliver Stone: Ho avvicinato Michael Douglas nel 2006 perché le ragioni per fare un secondo film erano già piuttosto numerose. Sentivo che era il momento di far tornare Gordon Gekko.

I giornali hanno riportato la notizia che la vedeva interessato a fare un film su Mahmud Ahmadinejad, ma sembra che dopo i primi contatti abbia rinunciato al progetto. E' vera questa notizia?
Oliver Stone: Sì, in effetti abbiamo provato a contattarlo. Prima ha detto di no, poi di sì, ma io ormai ero impegnato con W. La situazione politica dell'Iran è molto complicata. Io non so chi stia mentendo e chi dica la verità perciò qui in poche parole non riesco ad analizzare la questione politica e gli interessi in ballo.

Mr. Douglas, oggi che ha 65 anni come sceglie i suoi ruoli?
Michael Douglas: Quando diventi vecchio i ruoli diminuiscono perché gli studios preferiscono star giovani, però per fortuna ci sono anche film indipendenti molto interessanti.

Lei, da ambasciatore delle Nazioni Unite, si occupa di molte cause umanitarie. Al momento qual è quella prioritaria?
Michael Douglas: Il disarmo. Me ne occupo da tempo cercando di diffondere la cultura della pace. E' una questione di cui si occupa anche il presidente Barack Obama e la prossima settimana ci saranno dei meeting tra India e Pakistan.

La nuova bolla economica riguarda l'energia pulita, come si vede nel film?
Oliver Stone: Il personaggio di Shia LaBeouf ha una sua economia perché cerca di favorire una compagnia energetica che opera nel settore delle fonti rinnovabili. Il 40% dei ricavi della cooperazione viene reinvestito nelle compagnie finanziarie. Il sistema di interessi si riflette anche nel privato dei personaggi perché tutti vogliono qualcosa dagli altri. Gekko vuole la sua vendetta e vuole denaro. Per far questo e per riavvicinarsi a sua figlia usa Shia che a sua volta vuole fare carriera.

Mr. Douglas, oltre a recitare è anche un produttore. Potrebbe identificare con precisione gli effetti della crisi sul mondo di Hollywood a livello produttivo?
Michael Douglas: Sicuramente è aumentata la disparità tra le grandi e le piccole produzioni. La difficoltà principale è vendere il film nei mercati stranieri in modo da garantire la sopravvivenza del progetto. E' una brutta situazione, non è un segno positivo per il futuro.

Oliver Stone, Quali sono i suoi progetti nell'immediato futuro?
Oliver Stone: Al momento sto lavorando a tre documentari. Uno dei tre è una storia segreta degli Stati Uniti di dieci ore, il progetto più ambizioso a cui abbia mai lavorato. Inoltre South of the Border, dedicato ai cambiamenti in America Latina, sta per essere distribuito e ho realizzato un'ulteriore intervista a Fidel Castro.

Ci sono ruoli che avete interpretato nella vostra carriera e che vi hanno segnato in maniera particolare?

Josh Brolin: Ho interpretato George W. Bush e sono ancora confuso.

Gordon Gekko è un personaggio negativo eppure è diventato un idolo. Pensa che il sequel potrà correggere la percezione nei confronti de personaggio?
Michael Douglas: Credo che Oliver sia stato piuttosto sorpreso dall'attrazione del pubblico nei confronti di Gordon Gekko. Oggi la rapacità non si è fermata, ma anzi è diventata legale. Per quanto riguarda Gekko, non sapremo se è cambiato fino alla fine, ma sicuramente i suoi sentimenti di rivalsa verso coloro che l'hanno incastrato non sono mai cambiati.