Il regno del pianeta delle scimmie: un film sul potere della conoscenza, secondo Wes Ball

La nostra intervista video a Wes Ball, regista de Il regno del pianeta delle scimmie, nuovo capitolo della saga al cinema dall'8 maggio.

Il regno del pianeta delle scimmie: un film sul potere della conoscenza, secondo Wes Ball

È stato sulla bocca di tutti negli ultimi tempi, perché è il regista designato per portare su schermo Zelda, di casa Nintendo, per quello che si preannuncia come un adattamento complesso. Prima però c'è Il regno del pianeta delle scimmie, nuovo capitolo del franchise iniziato negli anni '70 e ripreso nella recente, buona, trilogia. Ed è un ulteriore motivo di interesse vederlo all'opera su un progetto di questa portata, valutarne le capacità sia nell'ottica di proseguire una saga così amata, sia in prospettiva futura in vista di Zelda. Di quel titolo però non abbiamo parlato nella nostra intervista a Wes Ball, non avrebbe avuto senso, non sarebbe stato giusto, perché andava analizzato il lavoro fatto sul franchise de Il pianeta delle scimmie, capire il suo approccio nel ripartire dopo una trilogia che appariva compiuta, portando su schermo un film che promette spettacolo e tanti effetti visivi, di cui parleremo quando la data d'uscita dell'8 maggio sarà ormai arrivata. Ora lasciamo parlare lui, Wes Ball, il regista di questa nuova avventura.

Da dove ripartire?

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Una scena del nuovo film della saga

Nuovo film, nuova storia, nuovi personaggi senza Cesare. Da cosa è ripartito Wes Ball per costruire Il Regno del Pianeta delle Scimmie? "Una sfida, vero?" Ci ha detto in apertura della nostra intervista, "c'era così tanto affetto e passione per la trilogie appena conclusa, a cominciare proprio da me, che l'inevitabile domanda è stata: come facciamo qualcosa che ne sia degno successore? Costruire qualcosa che fosse nostro ma potesse stare su quelle spalle. Siamo in qualche modo sia un sequel che un prequel, perché quello che vediamo all'orizzonte è l'originale con Charlton Heston del 1968." Un film che, quindi, cerca di essere "un ponte" tra questi due blocchi del franchise del Pianeta delle scimmie.

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Freya Allan è la protagonista umana

Punto essenziale sicuramente il casting, sia in termini di personaggi umani che dei protagonisti tra le scimmie, dovendo sostituire una figura carismatica come Cesare. La sfida è stata rendere il tutto credibile con un set pieno delle infrastrutture necessarie al team degli effetti visivi: "abbiamo dovuto trovare attori a cui non importasse di sembrare ridicoli con tutte quella roba tecnologica addosso... e poi una ragazza umana che avrebbe dovuto recitare insieme a loro e far sembrare tutto reale." La scelta è caduta su Freya Allan, la Ciri di The Witcher, mentre a dar voce alle scimmie troviamo Owen Teague nel ruolo di Noa, e Kevin Durand. Nel cast "umano" anche William H. Macy, ma il fascino ricade proprio sulle scimmie, che hanno richiesto un enorme sforzo da parte degli effetti visivi: "è affascinante anche solo vederle star sedute a chiacchierare, una scena che sarebbe ordinaria ma viene elevata dalla realizzazione tecnica, mentre guardi personaggi digitali che comunicano tra loro, convinto che siano reali."

Molte generazioni dopo, molte più scimmie

Il film ce lo dice in apertura: "Molte generazioni dopo..." .Dopo Cesare, dopo gli eventi che conosciamo già. Perché era così importante che si trattasse di un tempo lontano eppure indefinito? "Sì, per me era l'unico modo. Da narratore, non volevo fare un quarto capitolo, perché la precedente trilogia era compiuta, composta dal numero giusto di film: il nostro cervello è predisposto ad avere un inizio, uno svolgimento e una fine. Se avessimo fatto una parte 4, non saremmo stati niente di più, uno spudorato sequel. Avevo bisogno di prendere le distanze da quel mondo, ma senza abbandonarlo completamente. Mi ha aperto incredibili opportunità in termini di storia e personaggi e mi è sembrato il modo giusto per fare un nuovo Pianeta delle scimmie."

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Alcune delle scimmie protagoniste del film

Molto tempo dopo, molte più scimmie: è una delle sfide tecniche che il team ha dovuto affrontare, quella che Wes Ball sottolinea quando gli chiediamo delle difficoltà di realizzazione, insieme a tanta acqua e, quindi, pelo bagnato da rendere in modo credibile. "In più abbiamo creato un mondo che dovesse apparire come i resti di quello umano. Tutte cose che abbiamo dovuto creare dal nulla e ci sono alcuni effetti visivi alla fine del film che non sarebbero stati possibili soltanto pochi anni fa." E per fortuna si è potuto avvalere di un team consapevole dei problemi e come risolversi, anche perché molti degli artisti coinvolti avevano appena finito il lavoro sul secondo Avatar, La via dell'acqua e hanno potuto mettere in scena "una delle migliori CGI che è possibile realizzare al momento."

Il potere

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Noa, protagonista de Il regno del pianeta delle scimmie

La saga del Pianeta delle scimmie è ormai una realtà consolidata e corposa della storia del cinema, che parte dal film originale del 1968 e i suoi seguiti, ha avuto un'anima seriale a metà degli anni '70, dopo l'ultimo film cinematografico del 1973 (Anno 2670 - Ultimo atto), è passato per la parentesi Tim Burton del 2001 che ha molto diviso pubblico e critica, per poi ritrovarsi con convinzione dal 2011 al 2017 con i tre film a cui abbiamo già accennato. Come definirebbe Wes Ball questi diversi momenti e, soprattutto, il suo nuovo punto di partenza. "Un'ottima domanda, ma faccio fatica a trovare una definizione per ognuna di loro. Quello che posso dire è che il tema del nostro film è che la conoscenza è potere. È quello che cerchiamo di approfondire in questo film."