Braccialetti rossi, 6 ragazzi fanno squadra in corsia

Braccialetti rossi racconta l'ospedale dalla prospettiva di un gruppo di sei giovani malati: la fiction di Rai Uno vuole commuovere e dare speranza sulle note di grandi artisti come Tiziano Ferro a Laura Pausini. L'asso nella manica? Gli attori in erba...

Tutta la fiction italiana ambientata in corsia genera sempre nel pubblico l'impressione di assistere ad un racconto di fantascienza. Nel piccolo schermo, infatti, medici e infermieri si comportano in maniera professionale e dimostrano persino un senso etico al limite dell'eroismo. La sanità nella Penisola, invece, resta lontana anni luce da questa visione edulcorata e buonista.
In questa dicotomia si colloca Braccialetti rossi, in onda per sei puntate nella prima serata di Rai Uno a partire da domenica 26 gennaio, ispirata alla serie spagnola Polseres Vermelles e poi trasformata nell'omonimo romanzo di Albert Espinosa (Salani editore). Coprodotta da Rai Fiction e Palomar, diretta da Giacomo Campiotti e sceneggiata da Sandro Petraglia, vanta una colonna sonora (su etichetta Carosello) composta da nove inediti di Niccolò Agliardi interpretati, tra gli altri, da Francesco Facchinetti, e da cinque canzoni di Vasco Rossi, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Emis Killa ed Emma Marrone.

La fiction è ambientata in un ospedale, dove ogni operazione chirurgica viene contrassegnata da un braccialetto rosso: a questa consuetudine s'ispira il titolo e da qui parte la storia di Leo (Carmine Buschini), un adolescente a cui hanno amputato una gamba in seguito ad un tumore. Il ragazzo vive in corsia da oltre un anno ed è passato sotto i ferri sei volte: "I braccialetti - dice - sono come i gradi". I suoi, però, decide di condividerli con un gruppo di amici conosciuti durante il periodo della degenza. Ogni compagnia che si rispetti, gli viene spiegato, si basa su ruoli ben precisi e lui è chiaramente il "leader". Ogni comandante ha bisogno del suo braccio destro e Leo lo trova nell'ultimo arrivato, Vale (Brando Pacitto), ricoverato per un tumore alla tibia che comporta l'amputazione dell'arto proprio come è accaduto al compagno di stanza/amico. Tra i due nascono subito dinamiche di complicità ma anche di competizione, quando conoscono Cris (Aurora Ruffino), l'unica "ragazza" presente, affetta da disturbi dell'alimentazione. A loro si uniscono lo scalmanato e ribelle Davide, il "bello" (Mirko Trovato) e lo spassosissimo Toni (Pio Piscicelli), detto "il furbo". Completa il quadro la voce narrante, un bimbo in coma da 8 mesi dopo un incidente in piscina, Rocco (Lorenzo Guidi), ossia "l'imprescindibile", il collante di quest'amicizia singolare nata dalla malattia. Nonostante le sofferenze, i protagonisti cercano di guardare il lato positivo della situazione e sarà proprio questo legame a permettere loro di superarle.
Una volta tanto - e per fortuna - gli adulti si limitano a fare da spalla a questi giovani talenti molto promettenti, in grado di reggere perfettamente la scena. Michela Cescon interpreta Piera, la mamma di Rocco che s'improvvisa clown per star vicina al bambino, Simonetta Solder dà il volto a Nora, la mamma di Vale che prova a farsi forza davanti all'operazione e soffre per la lontananza del marito (Giampaolo Morelli), Laura Chiatti diventa Lilia, la compagna del padre di Davide (Ignazio Oliva), Carlotta Natoli indossa il camice della dottoressa Lisandri mentre Vittorio Viviani è il nonno di Toni, un meccanico che tira a campare con difficoltà.
Le buone intenzioni non mancano ma i toni del racconto sembrano spesso fuori sincrono. Le situazioni leggere vengono rimarcate a tal punto da sfociare nel grottesco mentre i momenti drammatici sono talmente enfatizzati da risultare stucchevoli.
Totalmente sbilanciato, poi, il rapporto tra commedia e dramma: manca il ritmo della storia, che invece procede in una sorta di autocompiacimento per la maggior parte delle scene, tanto che raramente le emozioni risultano spontanee.
Va riconosciuto comunque a Braccialetti rossi il merito di averci provato, fino in fondo, avventurandosi in un sentiero impervio e raccontando temi ancora tabù come la malattia e la morte in maniera diversa.
Durante la presentazione stampa, in pompa magna e con band dal vivo, in sala c'erano molti occhi lucidi, a dimostrazione del fatto che il meccanismo strappa-lacrime, simile a quello del sabato sera in C'è posta per te, nonostante tutto funziona sempre.