L'Iran protesta contro la Berlinale e il premio a Panahi

Il ministro della cultura iraniano ha espresso il proprio dissenso nei confronti della scelta del festival di proiettare e premiare Closed Curtain, realizzato e fatto uscire dal paese illegalmente.

L'Iran contro il Festival di Berlino. Closed Curtain, ultima fatica del regista Jafar Panahi, ha lasciato la Berlinale portandosi a casa il premio per la miglior sceneggiatura, ma le autorità iraniane non avrebbero mandato giù la scelta della giuria. Ecco la dichiarazione rilasciata dal Ministro della Cultura Javad Shamaqdari: "Crediamo che gli organizzatori del Festival di Berlino debbano correggere il proprio comportamento. Tutti sanno che per fare un film e farlo circolare fuori dal paese occorre il permesso. Il film di Panahi è illegale e fino a questo momento la Repubblica Islamica ha mostrato grande tolleranza verso di lui e verso quei pochi registi che violano le regole facendo circolare i loro film all'estero senza permesso". Arrestato nel 2009 e condannato per propaganda antigovernativa, Jafar Panahi non può lasciare il paese né realizzare film. Nel 2011 il regista aveva già infranto la legge con This Is Not a Film, pellicola interamente girata nella sua casa (dove si trovava agli arresti domiciliari) che riflette sulla condizione politico-sociale dell'arte cinematografica in Iran. Il film è stato portato fuori dal paese in una chiavetta USB nascosta in un dolce ed è stato presentato al Festival di Cannes. A Berlino a ritirare il premio per la miglior sceneggiatura al posto di Panahi era presente l'interprete e co-regista Kambuzia Partovi, il quale ha dichiarato: "E' impossibile fermare un pensatore o un poeta. I loro pensieri daranno frutti ovunque si trovino."

La risposta ufficiale del Festival di Berlino all'Iran non si è fatta attendere. In un breve comunicato stampa la direzione della kermesse ha espresso la propria preoccupazione per le eventuali conseguenze del premio al film di Panahi. "Saremmo molto dispiaciuti se la proiezione di Closed Curtain avesse conseguenze legali per gli autori. Siamo preoccupati per i collaboratori di Panahi, Kambuzia Partovi e Maryam Moqadam, che hanno portato il film a Berlino esprimendo la speranza che l'attenzione internazionale dia coraggio ai coraggiosi artisti che soffrono limitazioni alla propria creatività".