I migliori film del 2013: la top 20 di Alessandro Antinori

In attesa della pubblicazione della top 20 definitiva dello staff del nostro webmagazine, abbiamo deciso di svelare, una per volta, le selezioni dei singoli redattori. Oggi, spazio alle preferenze di Alessandro Antinori.

Nell'ambito della tradizionale celebrazione dell'annata di cinema che ci lasciamo alle spalle, abbiamo l'abitudine di pubblicare una Top 20 di redazione ricavata dalle preferenze personali di ognuno dei redattori di Movieplayer.it sulla base delle uscite italiane del 2013. Quest'anno abbiamo deciso di rendervi partecipi anche di questi singoli contributi: pubblicheremo dunque, in singole news, le top 20 personali, con in aggiunta un commento di ogni "curatore". Le news, che in totale saranno tredici, saranno infine raccolte nell'articolo di commento alla classifica generale delle preferenze dello staff, affinché tutti possano curiosare tra i colpi di fulmine dei singoli redattori. Se poi volete dare il vostro contributo e tirare quindi le somme sul vostro 2013 filmico (e televisivo), potete farlo partecipando a Movieplayer.it Awards.

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Ma adesso lasciamo la parola ad Alessandro Antinori e alla sua Top 20:

  1. Gravity
  2. Il passato
  3. Django Unchained
  4. La vita di Adèle
  5. La grande bellezza
  6. Rush
  7. Looper
  8. Lincoln
  9. Il lato positivo - Silver Linings Playbook
  10. Noi siamo infinito
  11. Flight
  12. Philomena
  13. Re della terra selvaggia
  14. Blue Jasmine
  15. L'Evocazione - The Conjuring
  16. Captain Phillips - attacco in mare aperto
  17. Before Midnight
  18. Zero Dark Thirty
  19. Cloud Atlas
  20. Still life
"Un bellissimo anno di cinema si è appena concluso, un 2013 pieno di sorprese, conferme, ritorni, e anche qualche delusione. Difficile riassumere tutto in soli venti titoli, succede ogni anno, e anche quest'anno, tirando le somme, sembra di non aver mai visto così tanti film belli, o per lo meno meritevoli di menzione, degni di nota e attenzione: per lo spettatore che come me ha la tendenza a non buttare via nulla (o quasi) e a guardare tutto senza senza riserve, in ogni forma e manifestazione, non solo con la testa ma soprattutto col cuore e con la pancia, è facile trovare riflessi di sé e schegge della propria anima nascosti come horcrux di potteriana memoria anche nei film più insospettabili. Perché il cinema, oltre che arte, intrattenimento ed evasione, è anche un'estensione e un riflesso di noi stessi, e nelle storie e nei personaggi sullo schermo, nella sensibilità e lo sguardo di un autore che sembra conoscerci meglio di quanto non conosciamo noi stessi, andiamo a cercare, e fortunatamente spesso a trovare, il senso di tante cose che ci toccano e ci riguardano da vicino.

Se c'è un approccio nella scelta dei titoli di questa lista, è quello del fan e dell'appassionato, al limite terapeutico, per cui la visione del film, anche di una sola scena, è servita da catalizzatore e ha sciolto più nodi di una seduta di analisi. Film visti ieri o anche dodici mesi fa, che in qualche modo e per qualche motivo ti rimangono addosso più degli altri, attecchiscono nel cuore e nella corteccia cerebrale come diceva Lenny Nero, al di là della critica, della recensione e del voto. Quindi l'unica cosa è chiudere gli occhi e vedere quali frammenti, quali riflessi di cinema di questo 2013 si materializzano nella mente: tanti, più di venti sicuramente, e probabilmente e oggettivamente molti di quelli rimasti fuori sono non solo ottimi film, ma forse anche più meritevoli da un punto di vista analitico. E infatti non c'è The Master, con le titaniche interpretazioni dei suoi due immensi protagonisti. "Almeno uno di Derek Cianfrance ce lo devo mettere: il notevole Blue Valentine oppure Come un Tuono?" Non so decidermi... e allora fuori tutti e due.

Mi accorgo che manca anche il volto più bello di questo 2013, la bellezza straordinaria dell'iraniana Golshifteh Farahani di Come pietra paziente. E allora cosa è stato ancora più indimenticabile, cosa resta di questo 2013? La grandezza del messaggio del piccolissimo Still Life col suo struggente finale. L'ambizione di Cloud Atlas dei Wachowski che pretendono di raccontare addirittura la storia dell'umanità e il senso della vita: imperfettissimo, ma è cinema allo stato puro. Jesse e Céline in Before Midnight che sono cresciuti e noi con loro, l'amarezza e la disillusione prendono il posto del romanticismo, e sarà per una questione anagrafica ma ancora una volta, oggi in Grecia, come allora a Vienna e a Parigi, nei loro dialoghi sentiamo parlare noi stessi. La grinta di Jessica "Zero Dark Thirty" Chastain, la nevrosi di una gigantesca Cate "Blue Jasmine" Blanchett, il pianto finale e liberatorio di Tom "Captain Phillips" Hanks. Tutti gli angoli bui, le ombre dietro le porte e i sottoscala di The Conjuring, dove il talento di James Wan riesce a evocare vera e genuina paura e torna a nobilitare il genere horror.
L'orgoglio degli abitanti dell'immaginaria Louisiana di Re della terra selvaggia, che non si arrendono neanche di fronte all'apocalisse dell'uragano, colori e simbolismo travolgenti come l'incredibile protagonista bambina Quvenzhané Wallis. E poi i ragazzi da parete di Noi siamo infinito, Emma Watson che canta Heroes di David Bowie a occhi chiusi sull'autostrada. "Perché ci innamoriamo sempre delle persone che ci fanno soffrire? Forse perché questo è il massimo dell'amore che pensiamo di meritare". Frase dell'anno, serve altro? L'infinita Judi Dench ci regala con Philomena un nuovo memorabile personaggio da aggiungere alla sua gloriosa carriera, e lascia il segno con il suo pudore e la sua denuncia. Ancora frammenti: la tenera follia di Jennifer Lawrence e Bradley Cooper ne Il lato positivo - SIlver Linings Playbook, la voce del camaleontico Daniel Day-Lewis che "diventa" un monumentale Lincoln, quella maledetta bottiglia nel frigo bar che l'alcolizzato Denzel Washington non riesce a non prendere.
La distopia e i perfetti paradossi temporali di Looper, l'adrenalina e la perizia di Rush, gran lavoro di quel Ron Howard che troppo spesso e con troppa spocchia viene definito "mestierante". La Grande Bellezza della Roma decadente di Sorrentino con la sua galleria di personaggi grotteschi; la cinepresa di Abdellatif Kechiche incollata a Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos ne La vita di Adèle, sublime realismo, vita vera. E sempre che questa possa essere una classifica, allora ci sarà necessariamente un podio. Il cuore direbbe Django Unchained, con la "D" che non si sente. "Ti chiameranno la pistola più veloce del sud", è già culto, è già mito. Tarantino è sempre più grande per come si riappropria dei generi, li stravolge e li rivaluta. La testa direbbe Il Passato, di Asghar Farhadi, grandissimo nella sua semplicità: il film perfetto, i dialoghi e i meccanismi perfetti, ripartire dal passato per riappropriarsi del presente e guardare al futuro. Il vero capolavoro di questo 2013. Ma se il cinema deve essere anche e soprattutto sogno ed emozione, allora dal punto di vista puramente sensoriale non c'è stato niente quest'anno (e fino ad oggi) paragonabile a Gravity: il 3D di Cuarón è l'esperienza percettiva ed emotiva più simile a quella di fluttuare veramente nello spazio che potremo mai fare. Stacchi le mani dai braccioli e senti veramente l'assenza di gravità, nel buio della sala che è più buia che mai, circondato da un silenzio mai così profondo (anche gli sgranocchiatori più irriducibili smettono per una volta di masticare popcorn e rimangono a bocca aperta), solo la radio del centro controllo di Houston è un rumore impercettibile sullo sfondo. L'alba sul Gange, il respiro affannoso, l'aria che finisce, la visione in soggettiva nel casco, mentre alla deriva roteando cerchiamo di trovare un riferimento nel buio tra e stelle. Magia pura. Solo il cinema. E solo al cinema." (Alessandro Antinori)

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