Step Up 4: parlano Ryan Guzman e Kathryn McCormick

Step Up 4 Revolution si prepara ad arrivare sul grande schermo dal 4 ottobre, tenendo a battesimo una nuova coppia di protagonisti come sempre uniti dall'amore e, questa volta, dal flashmob.

Lui arriva direttamente dalle arti marziali miste nonostante il suo amore per il baseball, lei, invece, è la protagonista del reality So You Think You Can Dance che da bambina sognava di diventare una principessa. Stiamo parlando di Ryan Guzman e Kathryn McCormick, nuova coppia di protagonisti di Step Up 4 Revolution in sala dal 4 ottobre. Arrivata al quarto capitolo, questa volta la saga a tempo di hip hop, ideata dai produttori Jennifer Gibgot e Adam Shankman nel 2006, si è trasferita nelle strade di Miami trasformando la danza in una vera e propria forma di arte contemporanea. A sconvolgere le vite di Sean, ragazzo dei quartieri popolari, e di Emily, figlia del costruttore senza scrupoli Bill Anderson, e' la realizzazione di flashmob dalle coreografie sempre più sofisticate. Nato con l'intenzione iniziale di vincere un concorso lanciato su Youtube per il video più cliccato, il gruppo scoprirà presto il vero potenziale delle loro esibizioni, ossia esprimere dissenso e dare voce alla popolazione invisibile di Miami. Oggi I due protagonisti, arrivati a Roma per la promozione del film, raccontano la loro esperienza su un set fisicamente impegnativo, sperando nella stessa sorte che, a suo tempo, baciò il Magic Mike Channing Tatum.

Nel film la crew The Mob si esibisce lungo le strade di Miami con flashmob sempre più ambiziosi e complessi. Prima dell'esperienza sul set avete mai preso parte ad una di queste coreografie? Kathryn McCormick: Sì, l'ho fatto per due volte e ho insegnato ad un corso dove, ad un certo punto, abbiamo coreografato un flashmob. Naturalmente nulla di simile a quello che vedete nel film.
Ryan Guzman: Io assolutamente no, perché la prima volta che mi sono avvicinato alla danza è stato proprio per Step Up 4 Revolution 3D.

Come ti sei trovato a confrontarti con ballerini più esperti, venendo da un mondo completamente diverso come quello della moda e dello sport? Ryan Guzman: Mi sono avvicinato alla danza con gli occhi e il cuore aperti. Non avevo idea di quale coinvolgimento fisico comportasse. Me ne sono reso conto perché, alla fine, ho utilizzato muscoli di cui ignoravo l'esistenza. Parti del mio corpo che ho scoperto avere per il semplice fatto che mi procuravano dolore ogni singolo giorno. Ho passato dei momenti in cui ho dubitato di me stesso, pensando di non farcela ad arrivare allo stesso livello di capacità e abilità degli altri. Devo dire che in questo Kathryn mi ha aiutato molto. Ed è proprio grazie al nostro passo a due che mi sono completamente innamorato della danza. Inoltre, grazie al ballo sono riuscito ad esprimere una parte di me ben nascosta. Io, che non sono molto espansivo in termini di emozioni, ho trovato un nuovo modo per dare voce alle mie emozioni. Naturalmente non sto cercando di farne un mestiere, ma continuo a ballare tutti i giorni.

Nel film si fa un chiaro riferimento a Youtube come mezzo per ottenere successo e denaro. Credete che oggi sia l'unica possibilità messa a disposizione dei ragazzi per mostrare il proprio talento? Kathryn McCormick: Non credo che sia l'unico mezzo, ma sempre più persone, soprattutto i più giovani, navigano molto su Youtube, fanno ricerche, vedono video caricati da altri e pensano di fare lo stesso. Penso che da questo punto di vista Youtube sia fantastico, perché consente alle persone di conoscere e farsi conoscere di più. Certo, c'è gente il cui unico scopo è di diventare famosa, ma altri vogliono solo condividere le proprie esperienze. Anche questo, in fin dei conti, è un modo per aprire gli occhi sul mondo.
Ryan Guzman: Io credo che i social network aprano delle porte altrimenti sprangate. Attraverso di loro è possibile scoprire dei talenti, basta pensare al caso di Justin Bieber che deve tutto a Youtube. Grazie a Facebook o Twitter oggi è possibile mostrare il proprio talento, far vedere le proprie capacità. In fondo è un modo per mettersi alla prova e testare se stessi.

Come vedete il vostro futuro dopo Step Up 4? Pensate di continuare con il cinema o siete disposti a lasciarvi attrarre anche da serie tv incentrate sulle performance, come, ad esempio, Glee? Kathryn McCormick: Sicuramente sono aperta a qualsiasi cosa proprio perché mi piace l'idea di poter fare esperienza. Vorrei continuare a fare film ma anche la televisione potrebbe essere utile per migliorare le mie capacità recitative.
Ryan Guzman: A me piace provare cose nuove, cose diverse, sono aperto a qualsiasi possibilità. L'idea di partecipare a serie televisive non mi dispiace affatto, anche se poi io vedo me stesso come un business. Nel senso che mi piace avventurarmi in settori completamente diversi, facendo esperienze varie. Può essere ballare, cantare o recitare, non fa differenza. Anche se in futuro mi vedo nelle vesti di produttore o regista.

Quale è la vostra idea di cinema? Kathryn McCormick: Sono grata di aver avuto questa opportunità. Il fatto di essere entrata in questa avventura, però, mi ha fatto aprire gli occhi su quanto ancora devo imparare, soprattutto su me stessa, e di quanto sia importante trovare il modo giusto per raccontare una storia. Mi sono innamorata della danza perché ho visto quello che ero in grado di fare con il mio corpo. Ma non soltanto perché potevo essere brava nel farlo o perché mi ero allenata duramente. L'elemento più attraente è stata sempre la possibilità di creare una connessione, un collegamento con le persone.

Prima di essere coinvolti nelle riprese di Step Up 4 conoscevate i film precedenti o non eravate dei grandi fun della "saga"? Ryan Guzman: Il primo Step Up è stato fonte d'ispirazione per me. E' il film che avevo visto prima dei provini, mentre il secondo e il terzo li ho recuperati mentre sostenevo la selezione. In effetti, nel corso dei provini mi muovevo e mi comportavo come Channing Tatum, pensando che i produttori stessero cercando questo genere d'interpretazione.

Il 3D sembra trovare la sua applicazione migliore quando viene messo al servizio della danza. Qual è la tua opinione di ballerina e, soprattutto, questa tecnica può rendere più difficile la performance? Kathryn McCormick: In effetti sei molto più immerso nella danza, soprattutto in questi flashmob in cui il gruppo è circondato dalla gente che è ferma a guardare. In questo caso il 3D è fantastico perché il pubblico ha la sensazione di essere all'interno della scena rendendo tutto incredibilmente più realistico. Per quello che riguarda la tecnica e la performance, invece, non trovo che abbia un impatto particolare. Si tratta, più che altro, di un problema che devono affrontare i cameraman, gli operatori, il regista o i coreografi perché le macchine da presa devono essere collocate a determinate angolature, in punti specifici per cogliere bene il 3D. L'unica differenza, se vogliamo, è che la ripresa deve essere necessariamente più vicina di quanto non sia abitualmente. A parte questo, non ci sono grosse difficoltà.