Recensione Una ragazza a Las Vegas (2012)

Un film che manca di una solida struttura narrativa, ma che si lascia guardare più che altro grazia al fascino dei protagonisti, il sempreverde Bruce Willis ma anche la deliziosa Rebecca Hall.

La fortuna aiuta gli audaci

Una storia vera, tratta dal romanzo biografico di Beth Raymer Lay the Favorite; un regista brillante come Stephen Frears; un cast stellare, con la scelta coraggiosa e promettente di dare alla bella e talentuosa londinese Rebecca Hall il ruolo di una all American Girl come Beth, passata dalla squallida vita della stripper di provincia a un impiego eccitante a Las Vegas, fino a vedere il suo libro diventare un film a Hollywood. Questa le caratteristiche potenzialmente vincenti di un progetto che naufraga per mancanza di identità, e per la scelta di affidarsi a uno script informe e mediocre il quale, per cercare la battuta ingegnosa (senza riuscirci, per altro), trascura tutto il resto.


Come un'altra opera recente di Frears, Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese, Una ragazza a Las Vegas si avvicina al registro della commedia senza abbracciarlo pienamente, ed esplorando a tratti atmosfere piuttosto cupe: tuttavia, nel film tratto dalla bella graphic novel di Posy Simmonds c'era una struttura narrativa solida e un maggiore impegno nella caratterizzazione dei personaggi che qui si fanno invece desiderare. Quello che abbiamo qui è una bella spiantata con una personalità vagamente borderline e un'incontenibile tricotillomania, che, dopo aver vissuto "pericolosamente" di spogliarelli a domicilio, decide di andare a Las Vegas con l'ambizione di trovare un impiego come cameriera di classe. Finirà per diventare protetta e portafortuna personale di un abile e affascinante scommettitore, Dink, che scopre in lei un talento notevole per i numeri, ma ha una moglie sospettosa che, nella dolce Beth, vedrà una terribile minaccia.

La Hall, oltre a mettere in mostra le sue grazie, lavora di buona lena sul personaggio, dall'intonazione della voce ai tic nervosi, ma finisce per trasformarsi nella sosia della vera Beth Raymer anziché in una convincente versione cinematografica della stessa. La mancanza di profondità dello script certamente non l'aiuta, e anche l'illustre co-star Bruce Willis, che rimane uno degli uomini più sexy del pianeta, ci sembra sottoutilizzato nel ruolo, che poteva essere decisamente interessante, di un uomo che resiste alle avance di una spumeggiante ventenne per amore della bisbetica che ha sposato.

Il cast di contorno - partendo proprio dalla bisbetica di cui sopra, una Catherine Zeta-Jones irritante e caricaturale, fino allo spaesato Joshua Jackson - non ha miglior fortuna. Nel generale disinteresse per le vicende narrate e per le alterne fortune dei protagonisti (ma l'happy ending naturalmente è dietro l'angolo), un'ora e mezza di pellicola se ne va, alla fine, senza colpo ferire. Perché Bruce e Rebecca, anche in un film senz'anima, sono pur sempre un'ottima compagnia.

Movieplayer.it

2.0/5