Recensione Tulpa - Perdizioni mortali (2012)

Federico Zampaglione si conferma il vero erede di Dario Argento nella gestione della suspence e nello spargimento di sangue inventandosi delitti sempre piú efferati man mano che il film procede.

Karma killer

Quando il cinema di genere si fa gioco i duri cominciano a giocare. Dopo aver firmato la regia della black comedy Nero bifamiliare e del blood drama Shadow - L'ombra, Federico Zampaglione prosegue la sua esplorazione nell'universo horror. Vuoi per la sicurezza acquisita sui due precedenti set vuoi per la voglia di fare qualcosa che rispecchi pienamente il suo gusto, stavolta Zampaglione alza la posta in gioco abbandonando le divagazioni per misurarsi con il modello piú alto: il giallo all'italiana. Per stile e atmosfera Tulpa potrebbe essere stato prodotto negli anni '70. Gli ingredienti tipici del genere ci sono tutti. Abbiamo una dark lady bionda e fatale, personaggi dai contorni ambigui e sfuggenti e scene ad alto tasso di erotismo, il tutto immerso in un mare di sangue. E poi abbiamo un assassino vestito di nero che colpisce secondo un disegno preciso. Allo spettatore il compito di seguire la scia di delitti nel tentativo di intuire l'identità del colpevole.


Federico Zampaglione ama l'horror viscerale e privo di fronzoli e si vede. Tulpa assimila alla perfezione la lezione di autori come Lucio Fulci, Umberto Lenzi e soprattutto del Dario Argento del periodo d'oro mutuando pregi e difetti di un cinema artigianale di forte impatto. I non cultori del genere storceranno il naso nello scoprire che il plot del film é poco più di un canovaccio necessario a giustificare la raffica di delitti messi in scena. Non per nulla a firmare il soggetto è il mitico Dardano Sacchetti, autore di tanti horror di culto. Per Zampaglione Sacchetti costruisce una storia torbida che ruota attorno al Tulpa, esclusivo club a luci rosse per iniziati gestito da un misterioso guru tibetano (Nuot Arquint) in cui Lisa (Claudia Gerini) realizza le proprie fantasie sessuali accoppiandosi con amanti sconosciuti che, all'improvviso, iniziano a morire uno dopo l'altro.

Tulpa contiene una doppia anima alternando una parte diurna e una notturna che comprende le frequenti visite al Tulpa e i teatri dei crimini del killer seriale. Le scene ambientate nell'ufficio in cui Lisa lavora sono semplici, scarne, i dialoghi appena abbozzati, i colleghi poco più che maschere. L'unico personaggio a emergere, oltre a Lisa, è il capo dell'azienda interpretato da Michele Placido, portatore di italianità in una pellicola dal respiro internazionale al quale, tra l'altro, viene affidata la battuta più bella del film. Zampaglione sembra volersi disfare rapidamente dei riempitivi per dedicarsi a ciò che gli sta realmente a cuore: la messa in scena dei delitti. A conferma di ciò Tulpa si apre con una sequenza erotica e truculenta che mette a dura prova gli spettatori piú impressionabili. Il leader dei Tiromancino si conferma il vero erede di Dario Argento nella gestione della suspence e nello spargimento di sangue inventandosi delitti sempre piú efferati man mano che il film procede.
La violenza prima di tutto. Zampaglione colpisce duro e si avvale dell'ausilio degli effetti speciali per costruire scene madri sempre più realistiche che vedono il killer in azione. Tra queste il regista firma una delle sequenze orrorifiche più suggestive e raccapriccianti di sempre utilizzando del filo spinato e una giostra (omaggio più che esplicito ai 'giocattoli' di Argento) e sottolineando i cambiamenti di mood grazie all'ausilio delle musiche firmate dal fratello Francesco Zampaglione. Il piacere sadico di costringere il pubblico a tapparsi gli occhi nei momenti clou è più forte dell'interesse verso la costruzione della storia e dei caratteri. Tulpa è un film di atmosfere e suggestioni che non lascia spazio a domande. Lo stesso svelamento dell'identità del killer, uno dei momenti più deboli del film, appare secondario rispetto alla costruzione visiva dell'opera. Federico Zampaglione si conferma uno dei registi più consapevoli del mezzo tecnico e con le storie giuste a disposizione (come è accaduto per Shadow) può fare grandi cose. Nel frattempo i nostalgici di Argento, Fulci e soci godranno come pazzi di fronte a torture e squartamenti efficaci e spettacolari come non se ne vedevano da tempo.

Movieplayer.it

3.0/5