Recensione Killer Joe (2011)

Maestro di stile e grande esteta del cinema, Friedkin va ad esplorare in modo assai più osceno rispetto al passato i meccanismi perversi e deliranti della violenza che genera altra violenza, e lo fa con un noir polveroso e sanguinolento in cui non esiste un eroe né una vittima, in cui non c'è un vincitore né un perdente, ma solo un grido disperato e liberatorio provocato dal disfacimento morale dei nostri tempi.

L'amico di famiglia

Non fatevi ingannare dal cast, nonostante compaiano i nomi di Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Juno Temple, Gina Gershon e Thomas Haden Church non ci troviamo di fronte a un action poliziesco addolcito da venature comico-sentimentali ma ad un 'disgustoso' e violento noir che segue le peripezie di una disastrata famiglia texana alla disperata ricerca di soldi.
Chris è un giovane spacciatore che non sa cosa fare della sua vita. Messo fuori casa e sotto la pioggia dalla madre, accusata dal ragazzo di avergli rubato un sostanzioso quantitativo di droga destinato alla vendita, il ragazzo si presenta a casa del padre e della sua seconda moglie pretendendo ospitalità e aiuto pratico. Se vuole restare vivo, Chris deve trovare il più presto possibile seimila dollari da restituire al suo fornitore che come era prevedibile gli ha già messo alle calcagna i suoi scagnozzi. Messo alle strette e mosso da un estremo e insano atto di egoismo, il giovane Chris, con la complicità del padre e la 'benedizione' della sorella minore Dottie, ingaggia un killer di professione per assassinare la madre e riscuotere i cinquantamila dollari dell'assicurazione sulla vita di cui la sorellina è beneficiaria. Si tratta dell'ombroso e spietato detective Joe Cooper, un poliziotto psicopatico che nel tempo libero arrotonda facendo il sicario. Unica regola del patto il pagamento in anticipo. Vista la situazione di estrema precarietà, Killer Joe è disposto a fare un'eccezione a patto che gli venga corrisposto una sorta di deposito cauzionale. A garanzia del pagamento pretenderà le attenzioni sessuali della giovane Dottie, una richiesta che nessuno avrà il coraggio di negargli ma che, al momento dell'incasso della polizza, scatenerà una serie imprevista di tragedie. In maniera subdola e crudele Joe si insinuerà sempre di più nella vita della famiglia Smith fino a quando non avrà ottenuto ciò che gli spetta...


Il mitico regista de L'esorcista e de Il braccio violento della legge torna dietro la macchina da presa a settantasei anni suonati con la vitalità e lo smalto di un trentenne per riadattare e portare sul grande schermo l'opera teatrale scritta nel 1993 dal premio Pulitzer Tracy Letts, una storia che permette al grande cineasta di raccontare in maniera moderna e sfacciatamente pulp il suo pessimismo cronico nei confronti delle dinamiche familiari, delle relazioni uomo-donna e della società con un occhio particolare al braccio violento delle forze di polizia.
Maestro di stile e grande esteta del cinema, Friedkin va ad esplorare in modo assai più osceno rispetto al passato i meccanismi perversi e deliranti della violenza che genera altra violenza, e lo fa con un noir polveroso e sanguinolento, una bizzarra miscela tra horror, dramma, commedia grottesca, thriller e western in cui non esiste un eroe né una vittima, in cui non c'è un vincitore né un perdente, ma solo un grido disperato e liberatorio provocato dal disfacimento morale dei nostri tempi.

Inseguimenti sincopati, dialoghi serrati, scazzottate a ripetizione e lunghissimi duetti in cui l'antieroe di turno si confronta con il suo alter ego o col suo vendicatore, rendono Killer Joe un film cinico e divertente, cosparso di acredine e politicamente scorrettissimo. Il tutto anche grazie allo straordinario cast di protagonisti, capitanato da Matthew McConaughey, il carismatico attore texano impegnato nella migliore interpretazione della sua carriera. Cappello da cowboy nero, guanti di pelle neri, stivali neri, occhiali neri, pantaloni neri e uno sguardo che uccide, il 'suo' Killer Joe è l'incarnazione del lato oscuro della legge, un personaggio lontano anni luce dai suoi soliti 'costumi' sentimentaloidi che ha messo in luce forse per la prima volta le doti interpretative di un attore finora decisamente sottovalutato.
Diretto da Friedkin con uno stile che seduce e aggredisce allo stesso tempo lo spettatore, Killer Joe è una storia di viltà e di barbarie che va ad indagare senza pudore le doppiezze dell'animo umano, la doppiezza dell'innocenza, del potere, della vendetta e della tenerezza. Momenti di grande pathos capaci di far salire un brivido lungo la schiena conducono nel finale ad una scena cult in cui Killer Joe costringe una moglie fedifraga a simulare un rapporto orale con un'ala di pollo fritto, una sequenza che senz'altro finirà negli annali della Mostra di Venezia e verrà ricordata a lungo da tutti gli appassionati del genere.
Con la sua mano vigorosa e esperta, Friedkin dimostra ancora una volta il suo inossidabile talento sparando tutte le sue cartucce a disposizione senza esclusione di colpi, in un crescendo di follia e violenza che finisce per inghiottire tutto e tutti. Persino le ali di pollo fritto.

Movieplayer.it

4.0/5