Le 5 leggende, parlano Katzenberg, Del Toro e Ramsey

Il nostro incontro con lo staff produttivo e il regista del nuovo lungometraggio d'animazione della DreamWorks, presentato al Festival di Roma e in uscita il prossimo 29 novembre; 'Si vive una volta sola e produco solo ciò che amo', ci ha raccontato Guillermo Del Toro.

Qualcuno vuole rubare l'immaginazione ai bambini. Per un crimine tanto atroce ci vuole la discesa in campo di cinque personaggi forti e coraggiosi: lo spirito della neve Jack Frost, Nord e Calmoniglio, ovvero Babbo Natale e il Coniglietto di Pasqua, che non hanno bisogno di presentazioni, Sandman, il guardiano dei sogni e Dentolina, la Fata dei Denti, uniti contro il malvagio potere di Pitch, l'uomo nero. Questa è la storia di Le 5 leggende il nuovo lungometraggio d'animazione della DreamWorks, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma, in uscita nazionale il prossimo 29 novembre. Un film avvincente e delicato, insignito del Vanity Fair International Award For Cinematic Excellence, di cui abbiamo parlato oggi con il regista Peter Ramsey, il grande patron della DreamWorks, Jeffrey Katzenberg e al produttore esecutivo Guillermo Del Toro. Un team creativo quanto mai vario, per un progetto molto complesso ispirato alla serie di libri per bambini scritti da William Joyce, I guardiani dell'infanzia. La sceneggiatura firmata da David Lindsay-Abaire, infatti, si è concentrata sulle caratteristiche specifiche di ogni protagonista, esaltate anche visivamente dallo stile del disegno, diverso per ogni personaggio. Incontriamo i tre ospiti d'onore (il quarto Jude Law, doppiatore del feroce uomo nero, è già stato nella capitale qualche giorno fa) in uno spazio riservato dell'Auditorium Parco della Musica e al riparo da sguardi indiscreti la chiacchierata è stata lunga, approfondita e molto piacevole.

Signor Del Toro, cominciamo da lei. L'ha divertita essere il produttore esecutivo del film? Guillermo Del Toro: E' stata un'esperienza meravigliosa. Io penso che si viva una volta sola e ho 48 anni e produco solo quello che amo davvero, esattamente come in questo caso. Ho partecipato a tutte le fasi creative e ho fatto tutto ciò che era necessario. Sono stato duro quando serviva, ad esempio quando Peter veniva a piangere sulla mia spalla (ride). L'importante è sapere che non sei il regista, lo devi sostenere, ma devi lasciarlo libero di fare il film.

Ramsey, come ha lavorato alla costruzione del film? I personaggi sono figure che il pubblico conosce ormai alla perfezione... Peter Ramsey: Sì, certo, tutti sanno come sono fatti, ma solo da un punto di vista emotivo. Quindi in un certo senso sono partito da zero e la lettura dei libri di Bill è stata fondamentale per ricostruire le loro origini.

Di cosa ci parla il film? Peter Ramsey: Di speranza, di sogni, di meraviglia. Ci fa ragionare esattamente come se fossimo dei bambini. Ogni singolo personaggio, infatti, è stato curato in maniera realistica e molto dettagliata, perché non volevamo avere un approccio ironico o parodistico, per restituire al meglio la freschezza e la potenza dello sguardo di un bimbo. Nel film c'è un sottotesto che non è esplicitato, ma dal punto di vista emotivo ha lo scopo di riportarti all'infanzia e volevamo che questo percorso venisse fatto nella maniera più seria possibile. Quando sei un bambino a Babbo Natale ci credi veramente, gli scrivi le tue belle letterine e aspetti i regali sotto l'albero, non pensi che sia un personaggio finti o di un libro. Sei collegato a lui in maniera emotiva.
Guillermo Del Toro: Sintetizzerei il discorso così, il film è di facile lettura, ma di difficile scrittura. Quando si è bambini si è naturalmente portati a immaginare, poi si cresce e diventiamo noiosi. Lo scopo del film è dimostrare che si può essere romantici e intelligenti, immaginare che certe figure possano persino aiutare un adulto senza che questo si senta sciocco. E poi mi piaceva il fatto che i bambini salvassero i Guardiani. I bambini osano, hanno quel coraggio che da adulti ad un certo punto perdiamo.

Signor Katzenberg, ormai è abituato a 'sfornare' film a ripetizione... Jeffrey Katzenberg: Abbiamo prodotto cinque film nell'ultimo anno e mezzo. Non esiste al mondo una casa di produzione che ne abbia fatti cinque in cinque anni. Si può pensare quello che si vuole della DreamWorks, ma noi siamo diversi da tutti per originalità e varietà di proposte. In un certo senso questo ci obbliga alla varietà e lo dimostra la nostra filmografia.

E siete stati i primi a puntare sul 3D...
E continueremo a puntarci. Sono stati fatti molti passi avanti nel mondo dell'animazione, quello che si vede oggi sarà superato da ciò che si vedrà in futuro. Avete idea di quanto è stato impiegato per assimilare il passaggio dal cinema muto a quello sonoro? E dal bianco e nero al colore? Si parla di decadi e non solo di qualche anno. Anche il pubblico è diventato sempre più maturo, sa cosa ama e rifiuta quello che invece non gli piace. A fare la differenza è sempre la storia, non la tecnologia in sé.

Del Toro, anche lei è convinto che le nuove tecnologie non siano da demonizzare? Guillermo Del Toro: A sentire certe previsioni il mondo si sarebbe dovuto estinguere svariate volte. La verità è che si sta trasformando! Ha ragione Jeffrey, la narrativa non morirà mai. Noi siamo gli unici mammiferi che raccontano storie e questo rimarrà invariato, cambia solo il modo di fruire i film e di girarli, ma di certo il cinema non è morto.

E il futuro come se lo immaginava da bambino?
Mai stato un 'futurista'! E infatti non ho mai amato quei film di fantascienza troppo 'leccati', mi piacevano quelli un po' ruvidi, con un tocco vintage. Lo confesso, ho sempre amato i luoghi del passato, le catacombe, i cimiteri. Ci pranzavo al cimitero! Era il giardino più bello e silenzioso del mondo.

Ci racconti com'è lavorare con la DreamWorks...
E' come tornare al liceo, ma senza i bulli che ti rompono le scatole. E' un liceo per geek! Lavorare con loro ha rappresentato per me un cambio di prospettiva totale. Ci si scambia idee con i registi, si sperimentano cose folli, sei a diretto contatto con gente fantasiosa e questo crea una specie di magia. Una delle mie figlie vuole diventare animatrice, magari finiremo col lavorare assieme.

Signor Ramsey, chiedo a lei com'è stato lavorare con Del Toro... Peter Ramsey: Guillermo è un pensatore, uno scrittore eccezionale, ci ha sempre ispirati e spronati, trovando sempre spunti nuovi. Lui ama quello che fa e ci ha protetti sempre. E poi basta vederlo, è stato lui il nostro guardiano. Gli voglio davvero bene.

Da regista qual è il suo Guardiano preferito? Peter Ramsey: Ognuno di loro vive di vita propria e brilla di una sua luce, ma se devo scegliere dico Santa Claus. Non è proprio il Babbo Natale che ti aspetti, è un avventuriero un po' pazzo, con i tatuaggi sulle braccia, ma è anche affettuoso e gentile. E' talmente alternativo che lo facciamo parlare in russo.

Poi c'è l'uomo dei sogni... Peter Ramsey: Adoro l'uomo dei sogni! Mi piace la sua capacità di parlare senza parlare e dal punto di vista dell'animazione è stato davvero stimolante rappresentare il suo modo di creare pensieri con la sabbia. I sogni non sono logici, ma parlano in una maniera completamente diversa.
Guillermo Del Toro: E poi Sandman è un incrocio tra Mr Magoo e Buddha. Sandman è il più potente dei Guardiani, ma è anche il più umile.

Nella versione originale Alec Baldwin, Hugh Jackman, Chris Pine e Isla Fisher prestano la propria voce rispettivamente a Santa Claus, Calmoniglio, Jack Frost e Dentolina. Come sono stati scelti gli attori per il doppiaggio? Oltretutto siete riusciti ad 'usare' la voce morbida di Jude Law per fare il cattivo... Peter Ramsey: Certo, doveva essere così! La paura ci dice sempre cose ragionevoli nella maniera più suadente possibile. Ti blocca, ti paralizza convincendoti che è meglio non fare le cose che farle. Ecco perché Jude è stato perfetto, al pari di Chris. Loro avevano i ruoli più complessi, quelli che hanno portato via un po' più di tempo. In ogni caso sono stati tutti straordinari. Il Calmoniglio sembra un cow-boy australiano. L'idea del boomerang è stata di Hugh e l'abbiamo assecondata. Mi è piaciuto molto incoraggiarli.

Le 5 leggende parla di speranza e fede. Qual è la sua speranza per le nuove generazioni? Guillermo Del Toro: Io odio le banche e odio le chiese, insomma tutte quelle strutture super corrotte che mi dicono cosa fare e come comportarmi. Purtroppo il mondo sta andando indietro e sta diventando sempre più reazionario e questo mi spaventa a morte. La mia speranza quindi è che le nuove generazioni siano più coraggiose di quanto fossimo noi e che abbiano la capacità di mandare tutti a quel paese.