Il 21°Courmayeur Noir In Festival non ha paura dell'Apocalisse

Dal 5 all'11 dicembre la manifestazione si prepara ancora una volta ad accendere i riflettori sull'evoluzione della crime story attraverso un intenso percorso culturale in cui il linguaggio cinematografico dialoga agevolmente con letteratura e televisione.

Ventunesima edizione e ventunesimo secolo: con questi numeri e il fatidico 2012 alle porte, il Courmayeur Noir in Festival non poteva che interrogarsi dal 5 all'11 dicembre sulla natura dell'apocalisse che, declinata in tutte le sue forme possibili, alla fine potrebbe annunciare perfino un' inaspettata evoluzione. Focalizzata su una tematica quanto mai attuale e organizzata come ogni anno a ridosso dell'imponenza del Monte Bianco, la kermesse si prepara ancora una volta ad accendere i riflettori sull'evoluzione della crime story attraverso un intenso percorso culturale in cui il linguaggio cinematografico dialoga agevolmente con letteratura e televisione. Nonostante un'evidente crisi economica capace di mettere in pericolo la sopravvivenza di molte manifestazioni, il festival valdostano è riuscito non solamente a mantenere intatta la sua natura ma a rafforzarla con un programma che lega ancor più saldamente i vari percorsi proposti. Così, grazie soprattutto al sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Valle d'Aosta, del comune di Courmayeur e dei Media partner Fox Crime e Cinecittà News, i direttori artistici Giorgio Gosetti e Marina Fabbri hanno costruito un programma caratterizzato da un'ampia varietà di spunti d'indagine che, partendo dalla forza delle immagini, si pone l'obbiettivo di un lungo cammino tra i misteri del noir.

A rappresentare simbolicamente la sezione cinematografica è stato chiamato il regista Stephen Frears che, ospite d'onore della manifestazione, si propone di svelare l'anima più dark del suo multiforme percorso artistico. Sedotto dalla commedia e dai film in costume, Frears, premiato quest'anno alla carriera agli European Awards dell'EFA, non ha certamente nascosto una propensione al mystery grazie a pellicole come The Hit, The Grifters, Mary Reilly e Piccoli affari sporchi. Una visione personale che il festival, però, in accordo con lo stesso regista, ha deciso di ricostruire attraverso la scelta di Gumshoe e Fail Safe, probabilmente le opere meno note al grande pubblico.
Ecco come il regista inglese protagonista assoluti di questa edizione della kermesse valdostana parla del suo cinema: "Alla fine sono rimasto senza lavoro e ho incontrato Neville Smith, che aveva scritto la sceneggiatura di Gumshoe. Gli ho subito comprato i diritti, prima ancora di proporre ad Albert Finney la parte del protagonista. Neville Smith aveva già scritto due romanzi e lavorato alle sceneggiature di alcuni film televisivi di Ken Loach. In Gumshoe io e Neville rappresentiamo persone che conosciamo ma c'è anche l'immaginario di due uomini che si sono nutriti di cinema americano. Si tratta di un film molto britannico su un personaggio che tenta di vivere una vita normale a Liverpool. La sceneggiatura è molto semplice e istintiva anche se la storia, alla fine, è assai complessa, ma non era l'intrigo che ci interessava. Neville conosceva molto bene Liverpool perché ci aveva vissuto e ha tentato di rappresentarla in modo dettagliato nella sceneggiatura, soprattutto la parte della città dove aveva abitato anche John Lennon".

"La televisione americana mi ha poi proposto il progetto di A prova di errore, remake di un famoso film di Sidney Lumet degli anni Sessanta. Si è trattata di una vera e propria sfida perché ho girato in diretta con diciotto telecamere, ma me l'ha chiesto George Clooney e io non sono uno che evita gli ostacoli e le difficoltà. È stata un'impresa folle girare tutto dal vivo e forse qualche rischio avrei potuto evitarlo, ma gli americani sono troppo onesti e sinceri: non riescono proprio a capire davvero la corruzione degli europei".

Tenuto a battesimo da un autore riconosciuto a livello internazionale, il Noir In Festival, però, continua a parlare di cinema soprattutto attraverso il concorso con dieci anteprime assolute, tra cui Margin Call, opera prima di J.C. Chandor con Kavin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons e Demi Moore, We need to talk about Kevin, diretto da Lynne Ramsay e interpretato da Tilda Swinton, la black comedy Bernie di Richard Linklater con Jack Black, Shirley MacLaine e Matthew McConaughey , Martha Marcy May Marlene, storia di un'adolescente in fuga da una setta religiosa di Sean T. Durkin, per finire con Non avere paura del buio, l'horror scritto da Guillermo Del Toro.

Alla Sezione Ufficiale risponde un Fuori Concorso altrettanto interessante composto da In Time, l'atteso incubo futuribile che vede la conferma sul grande schermo della pop star Justin Timberlake, il thriller psicanalitico Switch e Paranormal XPerience 3D, prima esperienza dietro la macchina da presa per Sergi Vizcaino che riporta l'attenzione sulla fertile fabbrica spagnola dell'horror. Ma si sa che a Courmayeur non si parla solamente di cinema. Così, nonostante gli appuntamenti dedicati al grande schermo, anche la televisione ha la possibilità di giocare le sue carte migliori. Grazie soprattutto ad una proficua collaborazione con il canale Fox e Fox Crime la manifestazione ha da sempre l'occasione di ospitare le serie più interessanti dedicate al genere come Criminal Minds e Dexter, arrivati rispettivamente alla settima e sesta stagione e la novità Homeland. Unica eccezione è il britannico Poirot XII che, basandosi su una nuova interpretazione dei classici firmati dalla signora del giallo Agatha Christie, verrà trasmessa dal 9 dicembre su Diva Universal .

Tra immagini proiettate ed enfatizzate dall'uso delle nuove tecnologie anche quelle indotte, vivificate e tratteggiate dalle parole trovano il loro posto in una organizzazione che dell'attenzione all'editoria di genere ha fatto il suo fiore all'occhiello. Consapevole di un dialogo sempre storicamente serrato tra cinema e letteratura, il festival non solamente ha organizzato conversazioni con personalità del settore come Otto Penzler, fondatore della casa editrice Mysterious Bookshop e vincitore del premio Edgar Allan Poe grazie alla sua Encyclopedia of Mystery and Detection, Lawrence Block, scrittore particolarmente prolifico che, dopo essere stato omaggiato da molte trasposizioni cinematografiche come Il Tunnel dell'orrore, Otto milioni di modi per morire, Affittasi Ladra, ha deciso di cimentarsi con la sceneggiatura di My Blueberry Nights - Un bacio romantico diretta da Wong Kar Wai, ma si fregia soprattutto del piacere di consegnare il Raymond Chandler. Quest'anno il prestigioso premio alla carriera è stato assegnato a due personalità capaci di dar vita ad una nuova stagione del romanzo noir, forse meno intricato ma umanamente più accattivante. Andrea Camilleri e Petros Markaris , noti al pubblico soprattutto per essere i padri generanti del Commissario Montalbano e di Kostas Charitos, hanno creato una sorta di ceppo mediterraneo del giallo basato soprattutto su una radice culturale riconoscibile e condivisibile, tanto per dimostrare che Vigata ed Atene non distano poi molto. " C'è una matrice comune, una terra, una grande patria comune - dichiara Camilleri durante la consegna del premio avvenuta a Roma in occasione della presentazione del Courmayeur Noir In Festival - _La mia famiglia letteraria è sicuramente quella europea. Posso dire di aver avuto come padre Simenon e di aver amato profondamente Chandler per la raffinatezza della scrittura e l'efficacia dell'ironia sottesa. Grazie a lui, per la prima volta l'eroe non era più invincibile, questa sorta di cow boy trapiantato nella grande metropoli non solo doveva accettare l'idea della sconfitta ma della sua stessa debolezza, quell'umanità che ho utilizzato per raccontare il mio Montalbano" _

Per il programma completo della manifestazione, vi consigliamo la lettura della nostra news. Buon festival in noir!