Torino 2012: uno sguardo sul cinema che verrà con passione e vitalità

A poco più di due settimane dalla partenza della trentesima edizione, Gianni Amelio ha presentato a Roma il fitto programma del Torino Film Festival 2012, quello che di fatto chiuderà il suo mandato come direttore artistico e passerà la palla nelle mani del suo successore, il premio Oscar Gabriele Salvatores.

Una cosa è certa, e non è stata smentita neanche quest'anno: il Torino Film Festival alle polemiche risponde con i fatti, e cioè con il cinema d'autore vecchio e nuovo, con i film di qualità e con tanta passione. Oltre duecentoventi film di cui circa un centinaio facenti parte di retrospettive e corti, e più di centoventi lungometraggi di cui circa ottanta sono opere prime e seconde. Anche l'edizione del trentennale della kermesse piemontese, che si svolgerà dal 23 novembre al 1 dicembre 2012, parte con sulle spalle un discreto bagaglio di polemiche, quelle sulla vicinanza delle date con l'imminente Festival Internazionale del Film di Roma, quelle scatenatesi successivamente alle dichiarazioni di Marco Müller che accusava il festival torinese di essersi trasformato in un festival sempre più 'commerciale', quelle seguite all'annuncio poco delicato fatto quest'estate in cui si identificava in Gabriele Salvatores il direttore della nuova stagione del TFF. "Sono orgoglioso del lavoro fatto quest'anno come lo sono stato negli anni scorsi. So che c'è qualcuno che si augura che quello di Torino diventi un festival di nicchia, magari specializzato in opere mongole o esclusivamente ad opere prime e seconde, ed invece in barba a tutto questo posso dire che il nostro sforzo anche quest'anno è stato quello di regalare alla manifestazione una cornice internazionale. Sarebbe un clamoroso autogol se il rigore nello scegliere i film d'autore arrivasse a ghettizzarci. Abbiamo puntato tutto sulla forza di un festival vero, la prima voce che fa partire il passaparola sui film che rappresenta la parte più efficace della pubblicità soprattutto per quei film che non hanno i mezzi per farsi conoscere in altro modo. Torino è Torino e rimarrà tale senza mai snaturarsi". Così il direttore Gianni Amelio ha messo a tacere la polemica a distanza con Marco Müller a margine della presentazione del 30° Torino Film Festival, un'edizione, l'ultima del suo mandato, che il regista ha riassunto in poche parole come "promotrice di un cinema che non è solo quello del futuro ma che racchiude il cinema l'avvenire, cinema selezionato con passione che negli anni ci ripaga con una straordinaria vitalità".

Ma cominciamo dalle persone, precisamente dalla giuria che quest'anno sarà composta dai registi Joana Preiss e Constantin Popescu, dal produttore Karl Baumgartner, dal compositore Franco Piersanti e presieduta da Paolo Sorrentino. Ad inaugurare il festival il 23 novembre all'Auditorium del Lingotto, con madrina d'eccezione della serata Claudia Gerini, sarà Quartet, l'esordio alla regia di Dustin Hoffman (che arriverà in sala grazie a Bim nel 2013) che a settantacinque anni ci regala il suo primo film dietro la macchina da presa dirigendo Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins e Michael Gambon. Si tratta di una commedia piena di humor e tenerezza, ambientata in una casa di riposo per cantanti lirici e musicisti immersa nella campagna inglese, un luogo in cui il rap si mescola con Mozart e la musica funge da antidoto contro la vecchiaia. A chiudere il festival il 1° dicembre, con madrina della serata Ambra Angiolini, sarà invece Ginger & Rosa di Sally Potter con protagoniste due donne, due amiche adolescenti e inseparabili nella Londra degli anni '60. Doppio fiore all'occhiello di questa trentesima edizione il Gran Premio Torino che quest'anno viene consegnato ad Ettore Scola e a Ken Loach che ha scelto il TFF per presentare in anteprima italiana il suo ultimo film La parte degli angeli, vincitore del Premio della Giuria a Cannes. Il film è inserito nella sezione fuori concorso Festa Mobile che racchiude anche quest'anno una carrellata libera sulle invenzioni, gli autori, le cinematografie e i linguaggi più originali e stravaganti reclutati nel corso dell'anno dai selezionatori. Nella sezione, insieme al film di Loach e a quello di Hoffman, troviamo l'esordio alla regia dell'attore Matt Ross intitolato 28 Hotel Rooms, incentrato sulle difficoltà e le ipocrisie sentimentali del mondo odierno, e l'adattamento follemente pop dell'Anna Karenina di Tolstoj ad opera di Joe Wright con protagonisti Keira Knightley, Jude Law e Aaron Johnson. Ma non mancano i film italiani perché in Festa Mobile vedremo anche Amleto² di Felice Cappa, il film sullo spettacolo cult scritto e interpretato da Filippo Timi, e Dimmi che destino avrò di Peter Marcias, un dramma ambientato in Sardegna e incentrato su un commissario di polizia alle prese con una comunità rom ai margini della società.

La competizione di Torino 30 presenterà invece sedici titoli inediti di autori 'giovani' alla loro prima, seconda o al massimo terza opera tra cui tre film italiani: Noi non siamo come James Bond diretto e interpretato da Mario Balsamo sul mito della spia più celebre del mondo, Smettere di fumare fumando di Gianni Pacinotti detto Gipi che torna alla regia dopo L'ultimo terrestre e Su Re di Giovanni Columbu che è presentato come una rielaborazione della storia sacra scritta nei Vangeli, dalla Passione di Gesù Cristo passando per L'ultima Cena fino alla Crocifissione. "Questa edizione è caratterizzata dalla bellezza dei film in concorso" - ha dichiarato con entusiasmo Gianni Amelio - "da spettatore ci metto la mano sul fuoco che almeno otto di questi saranno da quattro stelle e i restanti da almeno tre stelle. Tanto cinema che rispecchia e premia il grande pubblico del TFF, perché in un festival a fare la differenza sono sempre gli spettatori e a Torino ognuno di loro è un po' un cineasta in pectore che ha una passione sfrenata per il cinema". E non è mancata anche qui la frecciatina nei confronti del festival di Müller: "Noi a Torino diamo qualcosa di speciale allo spettatore, qualcosa che non puoi trovare il giorno dopo in sala nei cinema della città come succede a Roma, mi metto nei panni degli spettatori che fanno la coda all'Auditorium per assistere alla proiezione di un film che qualche giorno dopo possono trovare in tutti i cinema". Altra risposta cattivella di Amelio quando si parla di cinema italiano e della difficoltà di reperire titoli italiani per il concorso del TFF quando invece il festival di Roma ne propone una quantità industriale: "Il cinema italiano si fa, il problema è riuscire a vederlo. E' vero che oggi è più facile accedere alle tecniche per via dei costi ridotti ma paradossalmente si è penalizzati in termini di visibilità. A mio avviso il problema non è attingere a piene mani nella produzione italiana ma bisognerebbe farlo con rigore e non proporre i film come ingredienti di un calderone in cui tutto o quasi finisce per passare inosservato. Prendete La bocca del lupo di Pietro Marcello, è venuto da noi perché sia il regista che il produttore hanno capito che Torino poteva presentare il film nel modo giusto ed alla fine sono stati premiati".

Lavorando sul tema della claustrofobia è stata concepita quest'anno la tematica Ossessioni&Possessioni cui quest'anno è dedicata la sezione Rapporto Confidenziale. "Tanti horror, thriller ma anche commedie" - ha dichiarato la curatrice della sezione e vice direttore del festival Emanuela Martini - "tutti rigorosamente film di genere che girano intorno a un senso di paura e insicurezza che oggigiorno è molto diffuso nei rapporti umani e di cui è intrisa la maggior parte del cinema contemporaneo". Ad inaugurare la sezione venerdì 23 novembre sarà il nuovo film di Jennifer Chambers Lynch, figlia di David, intitolato Chained. Un thriller claustrofobico e allucinato interpretato da Vincent D'Onofrio, Eamon Farren e Julia Ormond che racconta la storia di una donna che insieme al suo bambino viene rapita da un finto tassista che li rinchiude in un incubo senza fine. Il maniaco crescerà il bimbo e lo userà come schiavo, perennemente incatenato ed educato con le sue paranoie. Il film verrà distribuito in Italia in dvd e Blu-ray da Koch Media a partire dal 6 dicembre 2012.

La sezione Figli e Amanti propone quest'anno coppie di artisti formate da un regista e un attore che hanno lavorato insieme e che insieme commenteranno un film che li ha particolarmente uniti. Queste le coppie: Francesca Comencini e Filippo Scicchitano hanno scelto Il mucchio selvaggio, Giuseppe Piccioni e Margherita Buy hanno optato per Gloria di Cassavetes, Pappi Corsicato e Alessandro Preziosi Lettera da una sconosciuta di Max Ophuls, Daniele Vicari e Michele Riondino ci parleranno de La rabbia giovane di Malick e infine Marco Tullio Giordana sarà accompagnato da Pierfrancesco Favino nella discussione su Il bell'Antonio. La retrospettiva, curata come al solito da Emanuela Martini, sarà dedicata quest'anno all'autore americano Joseph Losey (L'inchiesta dell'ispettore Morgan, Giungla di cemento) e presenterà i trentasette lungometraggi e cortometraggi da lui diretti corredata anche da un volume di saggi e testimonianze edito dal Castoro. "Spero che Losey affascini il pubblico giovane che non lo conosce, come Cassavetes che fece scattare una psicosi tra gli studenti torinesi e ci fu il tutto esaurito in ogni sala" - ha dichiarato la Martini - "perché questa è una retrospettiva che per anni diversi festival italiani avrebbero voluto fare ma che è sempre stata complicata per via di alcuni capolavori ridotti in pessime condizioni ed ora restaurati".

In conclusione Amelio ha voluto chiarire la sua posizione in merito alle polemiche che hanno riguardato la fine del suo mandato e l'annuncio del suo successore Gabriele Salvatores, che subentrerà dal prossimo anno alla guida del festival: "Sono soddisfatto di come ho lavorato in questi quattro anni, l'ho fatto con passione e amore ma vi ricordo che io di mestiere faccio il regista e solo temporaneamente ho accettato di guidare un festival. Era nella natura delle cose che dovesse finire ma avrei gradito che mi avessero fatto una telefonata prima di liquidarmi pubblicamente sui giornali o che almeno avessero atteso la fine di questa mia ultima edizione. In ogni caso io avrei lasciato, la mia missione era giunta al termine". Insomma tante anteprime, tanto nuovo e vecchio cinema, tanti documentari, tanti cortometraggi, retrospettive e omaggi ai grandi classici e anche qualche frizzante nota di gossip. Non male per un festival che è costato meno di due milioni, in barba alle cifre astronomiche investite altrove.