Takeshi Kitano a Venezia con Outrage Beyond

Kitano torna a Venezia per presentare il seguito di Outrage. Nel suo incontro con la stampa accorsa al Lido, l'autore giapponese ha illustrato le scelte fatte per questo nuovo film ed i temi del film.

Torna a Venezia Takeshi Kitano per presentare il seguito di Outrage, passato due anni fa a Cannes. Come il suo precedessore, Outrage Beyond è un film che richiama il primo periodo dell'autore giapponese, caratterizzato da esplosioni di violenza eccessiva e sopra le righe, una sequenza di omicidi dalla grande creatività. Il nuovo lavoro rientra nella selezione ufficiale della 69ma Mostra del Cinema di Venezia, concorrendo a quel Leone d'oro che il regista aveva già conquistato anni fa con Hana-bi.
E' sulle motivazioni che l'hanno spinto a girare questo seguito, sulle scelte compiute, che il regista, accompagnato dal produttore Masayuki Mori, si è soffermato in conferenza stampa al Lido, rispondendo alle domande dei giornalisti senza rinunciare alla sua solita ironia, come è chiaro dalla sua personale idea riguardo il 3D.

Il film è un ritorno al film sugli yakuza con almeno una scena di genio puro. Sono film frutto della sua fantasia, ma anche della sua conoscenza delle vicende del Giappone, quindi mi chiedevo se fosse plausibile che un capo di un'organizzazione criminale possa uscire per strada come un qualunque cittadino. Takeshi Kitano: In Italia c'è la mafia, mentre noi in Giappone abbiamo la yakuza. Essenzialmente si tratta della stessa cosa, ma la nostra ha una forma diversa. In Giappone ci sono anche varie forme di simulazione, cioè fanno delle vere e proprie simulazioni per capire come muoversi nella quotidianità, quindi ci sono persone che vivono liberamente tra i cittadini e trattandosi di un film, di una forma di intrattenimento, è una libertà che ci siamo sentiti di poter prendere. Inoltre abbiamo cercato di dare una visione dell'ambiente di Osaka.

Quando ha realizzato Outrage aveva già immaginato di fare un seguito? Farà anche un terzo film? Takeshi Kitano: Si trattava di ritorno a un film di yakuza dopo tanto tempo ed ero riuscito a dar vita a qualcosa che rispecchiava le mie aspettative. Non sono un cineasta particolarmente apprezzato in Giappone e ho pensato che avrei potuto avere più visibilità anche all'estero con un film di questo tipo, ma pensai anche che se avessi girato il primo capitolo in un certo modo, avrei potuto girare un seguito. In realtà del terzo film ho anche già scritto la sceneggiatura.

Masayuki Mori: Quando si è deciso di fare la seconda parte, si è guardato anche ai risultati della prima, ma nell'ottica di una serie di più ampio respiro, non stiamo ancora pensando di realizzare un terzo o quarto capitolo. Però non si sa mai.

A proposito dei tatuaggi, che si stanno diffondendo in tutto il mondo e che vediamo nel film. Qual è il loro significato? Takeshi Kitano: Quando Chan introduce la donna al protagonista Otomo, parlare del tatuaggio vuol dire sottolineare di averla vista nuda. In Giappone ci sono dei maestri del taguaggio che si occupano di lavori molto particolari e che mostrano la loro attività anche in festival, ma allo stesso tempo si tratta anche di una forma che richiama gli Ukiyo-e, che occupa tutto lo spazio della schiena e diventa una forma d'arte.

In sala c'erano molte risate durante le sequenze di alcuni omicidi, come quello con le palle da baseball. E' la risposta che si aspettava? Takeshi Kitano: Da bambini andavamo spesso in palestre di baseball, è una scena che mi è venuta in mente in modo naturale. Vengo dalla commedia e so che quando si accede si provocano risate, ma non ho pensato direttamente al voler ottenere una risata in quella scena in particolare.

Il film ha già una distribuzione italiana e se sì quando uscirà? Masayuki Mori: Al momento siamo al livello della presentazione e da qui in poi inizieremo le trattative. Mostreremo il film anche a Toronto ed entreremo in una fase più concreta subito dopo, quindi per ora non posso anticipare niente.

E' un film parlatissimo, con dialoghi ricchissimi. Gli attori hanno seguito fedelmente la sceneggiatura o ha dato la possibilità di improvvisare? Takeshi Kitano: Si sono rifatti alla mia sceneggiatura. Facendo anche il comico, cerco di essere estremamente preciso nello script, ma ovviamente ognuno degli attori ha il suo modo di interpretare e quando si allontanavano troppo dalle indicazioni, cercavo di rigirare le situazioni nel doppiaggio, ma in alcuni casi sono arrivato anche a tagliare.

Queste due opere mostrano una grande forma di rabbia, mentre in passato ha fatto lavori più introspettivi. Ha avuto un tipo di metamorfosi legata al rancore nei confronti del Giappone? Takeshi Kitano: Nelle mie prime opere c'era una forma interna di astio, una forma intima. Ho deciso ora di esternarla, quindi da questo punto di vista posso dire che un cambiamento c'è stato.

Il suo è un cinema di alto livello. Non si sente di aver un po' sprecato il suo grande talento? Dopo Dolls non c'è stato uno sviluppo, ma un cambiamento di rotta. Takeshi Kitano: Ci sono delle persone molto colpite dalle tematiche di Dolls, ma solo con questo tipo di film non riuscivo a dare uno sviluppo alla mia filmografia. Dando un taglio più d'intrattenimento, sono arrivato a questo tipo di impostazione. Ho eliminato quelli che potevano essere gli elementi più intimi all'interno della narrazione, rendendola una storia in cui ci sono semplicemente degli uomini che interagiscono. Ma credo di aver comunque realizzato una buona storia che intrattiene.

Ci sono stati problemi in fase di sceneggiatura, visto che è il suo primo seguito? Da cosa nasce l'esigenza di avere maggiori dialoghi? Takeshi Kitano: L'idea e le motivazioni per fare il sequel si potrebbero riassumere con "Otomo è ancora vivo e io voglio scrivere una storia al riguardo". Se mi mettessi a fare i film che vorrei fare, purtroppo le persone che mi sono intorno, ed io stesso, finiremmo per stancarci. Per questo ho deciso di fare film che possano essere fruiti più facilmente dallo spettatore.

A proposito della crudeltà, come fa a trovare un equilibrio tra ciò che vuole mostrare e quello che non mostrerà mai? Sono scelte che discute col suo produttore? Takeshi Kitano: In Giappone ci sono delle difficoltà a fare film con cose estreme, mi viene messo un freno su alcune cose che vorrei fare. Se si dovesse arrivare oltre un certo livello, non avremmo più spettatori, perchè non sarebbero apprezzati. Cerco di fare in modo di shockare la gente, ma senza trascurare l'elemento umano che per me è interessante.

Masayuki Mori: Semplicemente cerchiamo di fare in modo che le idee del regista siano apprezzate e realizzate il più possibile, ma se dovessero portare ad una limitazione del bacino di pubblico ci sono dei compromessi da adottare. Quando ci sono elementi così violenti, si cerca di avere sempre un tema di fondo, non una semplice sequenza fine a sè stessa di omicidi.

E' difficile dire no a Takeshi Kitano? Masayuki Mori: Ci sono delle volte in cui è difficile. Ma non mi limito a dire di no, ci riuniamo e cerchiamo di fargli capire con un approccio valido che stiamo dicendo un no perchè vogliamo realizzare un'opera ancora più bella. Ma spesso lui stesso se ne accorge ancor prima che gliene parliamo.

Lei ha comparato la Yakuza alla Mafia. Noi sappiamo che quando ci sono film sulla mafia, questa si fa sentire, si esprime. La Yakuza fa la stessa cosa? Takeshi Kitano: Una volta avevo molte persone yakuza nel mio circondario, quindi mi giungevano varie voci. Poi è stata fatta una legge in Giappone che vieta i contatti con la yakuza, quindi non ho notizie al riguardo. In passato in alcuni casi mi è stato detto da alcuni che la mia è una buona rappresentazione, in altri che non è abbastanza completa.

Qual è la sua opinione sul 3D, che va tanto di moda in Oriente? Pensa di realizzare un film con questa tecnica in futuro? Takeshi Kitano: Se si tratta di film in 3D, bisogna fare film erotici e pornografici, altrimenti il 3D non serve.

Quanto è dissacrante la sua visione della Yakuza? Molte sfumature possono sfuggire a noi occidentali. Takeshi Kitano: Non credo che sia così dissacrante, credo che sia una rappresentazione realistica. In Outrage Beyond ci sono delle particolarità della yakuza, alcuni riti che sono immediatamente comprensibili per uno spettatore giapponese, ma non so quanto siano rese bene dall'adattamento.

Ci sono state delle differenze rispetto al passato? Otomo viene coinvolto in diverse situazioni al limite, ma che tipo di emotività voleva dargli? Takeshi Kitano: Quando si fanno descrizioni violente, cerco di essere molto trasparente. Spesso mi viene detto come le scene violente catalizzino l'attenzione, ma non è solo quello il film. Ho cercato di dare una visione diversa rispetto al passato: non c'è vero dolore tra i personaggi, perchè tra le controparti c'è dialogo. Otomo si aspettava una vita diversa dopo il carcere, invece viene coinvolto nuovamente in questo mondo verso il quale sente un senso del dovere. Ma questo non mi bastava, quindi ho aggiunto anche un ulteriore sfumatura, quella dell'uomo tradito.