Stan Lee, la recensione: da un grande talento derivano grandi eredità

La recensione di Stan Lee, documentario firmato Disney+ e dedicato al papà dei grandi supereroi Marvel, capace di rendere uomini super in esseri umani imperfetti e dalle grandi responsabilità.

Stan Lee, la recensione: da un grande talento derivano grandi eredità

"Da un grande potere derivano grandi responsabilità", e quello di Stan Lee era un potere davvero raro, un talento che l'uomo ha saputo raccogliere, interiorizzare, far suo così da affrontare al meglio le responsabilità che da esso sarebbero sopraggiunte.

Come sottolineeremo in questa recensione di Stan Lee, il documentario a opera di David Gelb (e disponibile su Disney+) riesce a racchiudere tutto l'universo creativo nato in seno a una mente visionaria come quella del papà di casa Marvel. Un microuniverso che ha dato non solo i natali a supereroi come Thor, Iron Man, Spider-Man, Hulk, ma anche a un nuovo modo di concepire e immaginare la propria realtà. Non solo superuomini dai super poteri, quelli insigniti di vita grazie al potere dell'inchiostro da Stan Lee sono soprattutto esseri umani simili ai propri lettori, perché imperfetti, difettosi, destinati a sbagliare e poi a risolvere i propri casini.

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Stan Lee: una foto del documentario

Il documentario si tramuta così in un viaggio alla scoperta dell'uomo che Lee fu, e del creativo che diventò, sfruttando la potenza del ricordo e della voce del suo stesso protagonista. Lee si farà così anche Caronte vocale di un viaggio tra i fiumi della propria infanzia e della propria carriera: un Cicerone che non si lascia vedere, ma solo sentire, restituendo così maggior potere alla parte visiva delle proprie creature fumettistiche e ai filmati amatoriali insigniti di dolce, eterna, nostalgia.

Stan Lee: la trama

Nessun narratore esterno, nessun presentatore: a raccontare Stan Lee è Stan Lee stesso utilizzando solo materiale d'archivio, incluso quello privato. La sua voce accompagnerà gli spettatori alla scoperta delle varie età e stadi della sua vita, alternandosi a frammenti di interviste, registrazioni audio e video amatoriali di famiglia.

Stan Lee e i suoi supereroi poco super, tanto umani

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Stan Lee: una scena del film

Non è una santificazione in formato documentario, e nemmeno un racconto dallo slancio agiografico: Stan Lee è la congiunzione perfetta di tanti stralci di interviste e fumetti, testimonianze televisive di fan, colleghi e famigliari, pronte a tracciare, come un collage audio-visivo, passato, presente ed eredità firmato Stanley Martin Lieber. Un successo derivante anche dalla passione sfrenata per il proprio lavoro che incendiava il cuore di Lee, e che gli ha permesso di innestare quella unica, umana, linfa vitale ai propri personaggi. Un'alimentazione che passava da mente a foglio, come in una gestazione materna di chi ha saputo convergere il tempo che scorre, e i bisogni di diverse generazioni, ai propri gusti.

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Stan Lee: una foto del film

Senza questo dialogo non esisterebbe empatia; senza questo legame non sussisterebbe quell'umanità a tratti fragile e fallace, di chi sbaglia e cerca di rimediare, che ha consolidato il successo dei fumetti Marvel: quelli di Stan Lee sono supereroi umani, portatori di vizi e virtù, passioni ed errori tipici dei lettori e dei loro creatori. Uno specchio riflettente in cui immedesimarsi, intrattenendosi imparando. "Uno strumento culturale" di una potenza sottovalutata, come lo ha definito lo stesso Lee, capace di superare la barriera del tempo, dello spazio, dei gap generazionali e dei gusti personali, raggiungendo un'inclusività totale, sia dentro che fuori le pagine dei propri fumetti. Una democrazia costante, un'uguaglianza senza pregiudizi, che Stan Lee riesce a rimarcare dando voce ai pensieri del proprio protagonista attraverso le sue stesse dichiarazioni, confermando ogni frammento di racconto, ogni processo creativo e anche legale.

Arte che imita arte

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Stan Lee: una scena del documentario

Stan Lee vive dei colori, del coinvolgimento spettatoriale, e di quella fantasia appassionata e appassionante che viveva nell'universo del suo protagonista. Il pubblico è prigioniero di ogni inquadratura: incapace di distaccarsene, si lascia coinvolgere dalla purezza di ogni fotogramma, diventando parte integrante del racconto. Un mélange perfetto, quello realizzato da Gleb, reso ancora più profondo dall'impiego di modellini di plastilina che colmano la mancanza di supporto video, o di materiali visivi. Nessun rifacimento in studio; nessun uso di set o attori; l'arte del disegno, della fantasia e della manualità di menti che ideano, e mani che creano, fa ancora una volta breccia nello spazio di una cornice - questa volta televisiva - dando tridimensionalità a personaggi immobili, eppure così vivi perché supportati da racconti e registrazioni audio di Lee, Kirby e Ditko. Una stretta di mano, quella tra passato e racconto, che rende Stan Lee un documentario adatto a tutti, sia a chi ha imparato ben presto a lasciarsi affascinare dai tratti fisici di supereroi divenuti miti generazionali, sia per neofiti in procinto di approcciarsi in punta di piedi a questo mondo, giungendovi spesso attraverso il passaggio dei rifacimenti cinematografici. Una produzione quella messa in campo da Gleb, senza target perché accessibile a tutti, proprio come destinati a tutti erano i fumetti di Stan Lee.

Stan Lee, il ricordo di un genio ambizioso e gentile: una super-eredità da tramandare

L'umanità in formato fumetto

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Stan Lee: un'immagine del documentario

È così unico, così intimo, Stan Lee, che spesso questo documentario più che la storia personale del suo protagonista, preferisce tracciare i punti fondamentali che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del mito della Marvel. È come se con il tempo si fosse compiuta la fusione totale tra il creatore e la sua creatura, tanto che non si può trattare l'esistenza dell'uno senza analizzare quella dell'altro. Una parabola ascendente che ha toccato anche punti di ostacolo e di arresto, tra screzi e abbandoni improvvisi. Momenti delicati che il documentario non si esime da elidere, trattandoli con eleganza e pura onestà, lasciando che a narrarli siano gli stessi protagonisti attraverso interventi radio, o dichiarazioni stampa. E così, Stan Lee si spoglia del suo abito nozionistico, per mostrarsi nelle sue vesti più motivazionali, coinvolgenti, adattando ogni suo più piccolo dettaglio a quello della storia raccontata.

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Brucia di passione, di idee, di una volontà irrefrenabile di spingere gli altri a credere in se stessi, Stan Lee. Non solo racconto di una vita, e di quell'universo finzionale che da quella esistenza ha preso piede, l'opera di David Gelb è un abbraccio stretto a un'eredità in continua evoluzione, dove chiunque può diventare nel suo piccolo un supereroe, senza per questo dimenticarsi che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità".

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Stan Lee, sottolineando come il documentario firmato da David Gelb riesca a colpire al cuore il proprio lettore, restituendo un'immagine ancora più intima, onesta e appassionante della storia del papà dei supereroi Marvel. Senza scadere in una facile retorica, o in una narrazione puramente agiografica, il regista mette insieme un collage sentito fatto di testimonianze audio, e di materiali di repertorio capaci da soli a tratteggiare il passato e l'eredità lasciata ai posteri di Stan Lee. Ne consegue un'unione perfetta tra il creatore e la sua creatura fumettistica (e poi cinematografica) capace di coinvolgere e immergere il proprio spettatore in ogni singolo frame televisivo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La capacità di raccontare Stan Lee solo sfruttando la potenza dei materiali di repertorio a propria disposizione.
  • L'impiego dei modellini di plastilina al posto di scene ricreate in studio.
  • La durata del documentario.
  • La perfetta commistione tra vita privata e professionale.

Cosa non va

  • Una mancata indagini sui motivi che spinsero alcun collaboratori a lasciare la Marvel.
  • Uno spazio limitato dedicato all'eredità attuale di Stan Lee, soprattutto al cinema.