Shōgun: perché è Il Trono di Spade dell’epica giapponese

L'emblema dell'epica giapponese per una messa in scena sontuosa e avvincente: e se Shōgun fosse Il Trono di Spade versione orientale? Ne parliamo nel nostro speciale. La serie è in streaming su Disney+.

Shōgun: perché è Il Trono di Spade dell’epica giapponese

Shōgun, che letteralmente significa "comandante dell'esercito", non è solo un titolo ereditario conferito ai dittatori politici e militari che governarono il Giappone tra il 1192 e il 1868 ma anche il titolo della serie tv FX in dieci episodi (a cadenza settimanale) che sta impreziosendo il catalogo di Disney+. La serie era attesa e ha avuto un riscontro molto positivo di critica e pubblico fin dal suo approdo sulla piattaforma, e uno dei registi, Jonathan van Tulleken, ci ha tenuto a cavalcare l'onda del successo dichiarando come abbiano cercato di adattare il materiale cartaceo originario nella maniera meno occidentale possibile. Ha poi aggiunto che l'ispirazione a cui bisognerebbe rifarsi in eventuali paragoni sono serie che parlano di giochi di potere come House of Cards e Succession, piuttosto che Il Trono di Spade, immediatamente avvicinabile lo show. Eppure secondo noi è proprio lì che vanno ricercate differenze e similitudini, e un intento comune di racconto e raccordo.

Intrighi di palazzo

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Shōgun: Hiroyuki Sanada è Yoshii Toranaga

Shōgun è creata da Rachel Kondo e Justin Marks, adattando il romanzo omonimo di James Clavell. Proprio come Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin per David Benioff e D.B. Weiss, la sfida è stata trasporre un corposo, complesso e stratificato materiale di partenza e renderlo il più possibile fruibile in tutto il mondo, provando a fare ordine tra i numerosi personaggi, trame e sottotrame. Siamo in Giappone nel 1600, all'alba di una guerra civile che segnerà un secolo, e Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada, anche produttore), basato sul reale storico Tokugawa Ieyasu, si ritrova contro il Consiglio dei Reggenti che lo vuole accusare di tradimento, ritrovandosi a lottare per la propria vita e quella di coloro che gli sono accanto.

Il suo destino si incrocia con quello di John Blackthorne (Cosmo Jarvis), il pilota inglese (ispirato a William Adams) di una misteriosa nave europea abbandonata in un vicino villaggio di pescatori. Anche lui ha i propri obiettivi segreti ma si ritrova "prigioniero" di quel mondo a lui così lontano e sconosciuto ed entrambi devono affrontare delicati e precari equilibri con i preti gesuiti e i mercanti portoghesi, che si stanno diffondendo in terra nipponica e guardano al proprio tornaconto. A fare da tramite la loro interprete, Toda Mariko (la meravigliosa Anna Sawai), nobildonna cristiana caduta in disgrazia che inizia a provare dei sentimenti contrastanti verso il "barbaro".

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Shōgun: Cosmo Jarvis è John Blackthorne

Tutte dinamiche ed elementi che possiamo associare al Trono di Spade, a partire dall'incontro-scontro di culture, dato che Westeros rappresenta un alter ego del nostro mondo che vede le Città Libere rifarsi ad usi e costumi orientali, mentre il resto del Continente più chiaramente occidentale. La cura riservata a costumi, scenografie e ricostruzione storica è pari a quella del drama con elementi fantasy targato HBO. Sono quindi soprattutto gli intrighi di palazzo a tenere in piedi la trama di Shōgun così come quella della controparte di Benioff & Weiss. Ci sono le dinastie con il proprio stemma, il proprio motto e la storia presente nella propria casata, con nomi e cognomi che si rifanno ai propri antenati, tra chi ha reso onore alla propria stirpe e chi viceversa l'ha disonorata e fatta cadere in rovina. Ci sono poi le pecore nere della famiglia e i parenti serpenti: non manca davvero nulla per strizzare l'occhio al serial HBO.

Shogun, la storia vera dietro al romanzo di James Clavell e alla serie Disney+

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Shogun: un'immagine della serie

Il paragone proposto dal regista con Succession non è ovviamente casuale e si rifà al diritto di successione al Trono che alberga nelle dinamiche soprattutto di questa stagione inaugurale - una seconda non è ancora stata ufficialmente ordinata, gli altri libri a cui rifarsi sono Tai-Pan, Gai-jin, Il re, La nobil casa, Tempesta, quindi parecchio materiale a disposizione, sotto il nome della Saga Asiatica che, per la fortuna degli autori, in questo caso si è conclusa nella versione letteraria. "Al gioco dello Shōgun o si vince o si muore" potremmo parafrasare in questa nuova serie, dato che non ci si fa problemi ad uccidere in modo epico ed eclatante anche personaggi che sembravano protagonisti e potenzialmente immortali fin dalle prime sequenze. Il Consiglio dei Reggenti, capitanato da Ishido Kazunari (Takehiro Hira) è il corrispettivo di uno dei pretendenti della Guerra dei Cinque Re.

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Shōgun: Cosmo Jarvis in una sequenza della serie

La resa delle battaglie a colpi di katana ma anche di pistole e cannoni (l'introduzione occidentale di Blackthorne), per terra e per mare non possono non rimandare alla Battaglia delle Acque Nere o a quella dei Bastardi, e altri epici scontri della saga di Martin visti in tv. Inoltre si susseguono numerosi colpi di scena attraverso le storie personali dei protagonisti, tra voltagabbana e dietro front inaspettati e sorprendenti, e soprattutto attraverso i giochi di potere messi in atto rimandano sicuramente anche ai corridoi del potere di House of Cards, dove la politica è marcia e corrotta e non guarda in faccia nessuno. Ma il Game of Thrones aleggia continuamente su tutta l'enfasi narrativa, attraverso la caratterizzazione dei personaggi e i loro silenzi, i loro scontri verbali divisi da due lingue diverse (come il dothraki e l'alto valyriano nella controparte), che riempiono gli spazi tra le righe.

Il ruolo della donna

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Shōgun: le protagoniste femminili

Non è tutto: parlavamo dell'importanza di Mariko nella trama della serie ma non è l'unica donna fondamentale per gli sviluppi e i plot twist, oltre che per l'approfondimento della tematica religiosa di un altro incontro-scontro, questa volta tra cristiani, buddhisti e shintoisti, che ricorda quello tra il Culto dei Sette e il Signore della Luce, ovvero tra visione politeistica e monoteismo. Sia la reale società feudale giapponese del '600 sia quella fantasy e fittizia ispirata ad elementi reali sono di stampo feudale e quindi patriarcale. La moglie diviene proprietà dell'uomo che sceglie come trattarla e cosa farsene ma anche qui sono proprio i personaggi femminili a riservare le più grandi sorprese e a muovere spesso le fila del racconto, più o meno consapevolmente, diventando spesso anche guerriere in cerca di vendetta oltre che casalinghe senza un capello fuori posto.

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Shōgun: Anna Sawai al centro di una scena

Ci sono momenti di violenza e sottomissione da parte delle donne ma anche di riscatto e indipendenza, ed è proprio questo che affascina di Shōgun, impreziosito da un cast quasi interamente giapponese per dare maggior realismo al racconto, che strizza l'occhio a quell'episodio di Westworld ambientato proprio durante il Giappone feudale in cui recitava lo stesso Sanada. Non solo Mariko, dicevamo, ma anche: Usami Fuji (Moeka Hoshi), una vedova che deve trovare un nuovo scopo come moglie del "barbaro". Kiku (Yuka Kouri), una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per le proprie abilità e che quindi sente e vede tutto ciò che gli uomini non vorrebbero si sentisse e si vedesse. Lady Ochiba no Kata (Fumi Nikaido), la madre dell'erede al Trono, venerata da tutti poiché l'unica che è riuscito a dare un figlio al precedente sovrano (una questione che rimane un mistero irrisolto nel regno) e che è disposta a tutto pur di non perdere i propri diritti di successione, lavorando dietro le quinte per assicurarsi il proprio posto, attraverso quello del figlio, al potere. Alla fine di questo nostro speciale, siete ancora convinti che non vi siano elementi in comune tra le due serie?