Michael Moore a Cannes con Sicko

Il regista ha presentato sulla Croisette il suo nuovo documentario, che gli è valso una causa giudiziaria da parte del Governo degli Stati Uniti.

Uno degli eroi di questa sessantesima edizione del Festival di Cannes è fuori concorso con il suo deflagrante Sicko, dopo aver vinto una controversa Palma d'oro tre anni fa con Fahrenheit 9/11. Parliamo naturalmente di Michael Moore, che ha fatto scendere sul piede di guerra il governo degli Stati Uniti con le accuse e le impertinenze ai limiti della legalità di questo nuovo documentario (tra cui in particolare il famigerato viaggio a Cuba), relizzato con il consueto funambolismo e dedicato alle contraddizioni e alle falle del sistema sanitario americano. In conferenza, Moore parla ovviamente della causa giudiziaria che minaccia di impedire l'uscita del film, prevista per il 29 giugno begli USA: "Non avevamo nemmeno contemplato la possibilità che venissero avanzate questo tipo di azioni per impedire l'uscita del film. Sono voluto venire qui a Cannes praticamente in silenzio, non ho rilasciato interviste, nessuno aveva ancora visto il film e dovevo parlarne qui per la prima volta... Non so, forse pensano di danneggiare il film in qualche modo, di inimicarmi qualche americano perché siamo andati a Cuba. Ma non era il viaggio a Cuba il punto, volevamo solo raggiungere il suolo americano di Guantanamo per ottenere gli stessi privilegi sanitari di cui godono lì i prigionieri affiliati ad Al Qaeda."

Interrogato sulle prossime elezioni presidenziali del 2008, Moore dice: "Abbiamo bisogno di candidati che garantiscano un taglio dei profitti a chi specula sulla sanità. Il profitto non dovrebbe avere alcuno peso quando si tratta di cure mediche, la sanità dovrebbe essere gestita dal governo per la gente, dalla gente."

Tra le presunte esagerazioni mooriane di Sicko c'è il quadro incredibilmente roseo della situazione sanitaria del cugino povero degli USA, il Canada. Al proposito il documentarista ammette: "Mi rendo conto che può suonare azzardato sentirmi parlare tanto bene del Canada, ma è per dire che sarebbe meglio per gli USA cercare di realizzare qualcosa di più simile a ciò che hanno i canadesi. Ci sono difetti anche nel sistema canadese, certo, e non sta a me correggerli. Girando per il mondo per indagare sui sistemi canadese, britannico, cubano, francese, ho pensato semplicemente che gli americani dovrebbero fare quello che hanno sempre fatto, ovvero 'rubare' le cose migliori e lasciar perdere ciò che invece non funziona."

Infine, il cineasta ha raccontato cosa gli ha fornito lo stimolo per realizzare un documentario su questo spinoso argomento: "Nel 1999 lavoravo ad una trasmissine televisiva chiamata 'The Awful Truth' (La triste verità, ndR). Facemmo un servizio su un uomo che aveva assoluta necessità di un trapianto di pancreas, o non sarebbe sopravvissuto, ma la compagnia assicuratrice Humana rifiutava di pagarglielo. Così ce ne andammo a filmare un finto funerale del nostro paziente proprio davanti alla sede dell'Humana. Tre giorni dopo arrivò la notifica che avrebbero pagato per il trapianto. Dopo aver salvato la vita a un uomo con una videocamera, abbiamo iniziato a pensare a cos'altro potevamo fare per sollevare la questione."