Martin Scorsese alla Berlinale 2024: tra Gesù, la critica e il cinema che si trasforma

Alla Berlinale 2024 per ricevere l'Orso d'oro alla carriera, Martin Scorsese annuncia il film su Gesù, e ribadisce che il cinema non è morto ma che anzi è in continua trasformazione.

Martin Scorsese alla Berlinale 2024: tra Gesù, la critica e il cinema che si trasforma

Dopo Steven Spielberg premiato alla Berlinale 2023 con la più alta onorificenza, l'Orso d'Oro alla carriera, al Festival hanno deciso di tenere alta l'asticella. Come? Con il premio a Martin Scorsese, osannato da folle di cinefili e fan emozionati. Preceduto dalla proiezione di Made in England: The Films of Powell and Pressburger, documentario diretto da David Hinton il cui Scorsese racconta il suo amore per i film della coppia di registi inglesi (lo vedremo presto in Italia su Mubi), il regista non si è sottratto a nessuna domanda della stampa, ed ha persino assistito ad un monologo improvvisato da un giornalista 21enne bulgaro che gli ha recitato una celebre scena da The Departed, interpretata da Jack Nicholson.

Robert De Niro
Robert De Niro e Martin Scorsese sul set del film Toro Scatenato

Se è nel pieno della corsa agli Oscar con Killers of the Flower Moon, Scorsese ha confermato l'idea di un film su Gesù: "sto contemplando la possibilità di fare un film su Gesù, vorrei realizzare qualcosa che sia unico, differente, provocatorio ma di intrattenimento".

I festival, la critica, il ruolo del cinema secondo Scorsese

Killers Of The Flower Moon
Killers of the Flower Moon: Robert De Niro e Leonardo DiCaprio in una foto del film

Se il ruolo del cinema e la sua sopravvivenza sono messe in discussione, ancor più è il ruolo dei festival di cinema, che stanno ridisegnando la propria mission, cercando di inventare nuove formule. Martin Scorsese con accanto il direttore della Berlinale viene chiamato proprio a dire la sua sugli eventi cinematografici e il loro primario obiettivo: "il ruolo che dovrebbero avere i festival è sempre stato lo stesso per me, porre l'attenzione a individuare delle voci uniche, individuali, degli artisti unici e dei film che vedi una volta e ti ricordi per tutta la vita". Prosegue: "i festival hanno l'opportunità attraverso i film, di introdurre differenti punti di vista e fondamentalmente rendere il mondo più vicino e più piccolo nel senso che ci consentono di conoscerci da vicino così che ognuno possa conoscere la cultura dell'altro".

Killers Of The Flower Moon
Killers of the Flower Moon: Lily Gladstone e Martin Scorsese

Il suo Killers of the Flower Moon è stato definito tra i suoi migliori film ma al tempo stesso un'altra fetta di critica non ha invece gridato al 'capolavoro'. Stabilito il ruolo de festival, qual è quello della critica? "Premesso che la critica esiste solo nell'ombra della creazione di un'artista e che creando, ci prendiamo il rischio anche di essere giudicati, direi che il critico oggi dovrebbe essere più un curatore, una guida per lo spettatore. Oggi potete accedere facilmente alla visione di 100 anni di cinema e in più anche a film provenienti da ogni tipo di cinematografia. Come si indirizza un giovane spettatore su cosa vedere in questo mare?. Serve qualcuno che gli dia una piccola spinta nella direzione del cinema di qualità, ciò che è solo di moda svanisce in un giorno".

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Gli altri registi? Spielberg

Non c'è regista che non abbia guardato al cinema di Martin Scorsese come ad un esempio da omaggiare, imitare, aspirare. Esistono invece dei film o dei cineasti che attirano l'attenzione di Scorsese? "Cerco di stare al passo con il cinema di oggi ma considerando la mia età mi è difficile organizzarmi. Mi piace il cinema giapponese e nominerei il film di Wim (Wenders) Perfect Days e Past Lives di Celine Song. Ci sono altri giovani registi i cui lavori mi affascinano ma non riesco a farvi altri nomi".

Sulla scia dell'entusiasmo dell'aver accolto due maestri, uno dopo l'altro alla Berlinale, c'è chi azzarda a ipotizzare un film co-diretto da Steven Spielberg e Martin Scorsese: "Ci abbiamo provato per anni a produrre un film insieme ma ci siamo andati vicini soltanto con Maestro. Credo comunque che sarebbe una bella esperienza".

L'ambizione e il cinema che non muore

Martin Scorsese, Oscar 2007 come miglior regista per The Departed, viene premiato da Francis F. Coppola, Steven Spielberg e George Lucas
Foto di famiglia

Scorsese ha segnato il cinema mondiale, diventando un aggettivo utilizzato da giornalisti e critici cinematografici per definire uno stile, un approccio alle immagini. Con il tempo che passa, come è cambiato il suo rapporto con l'ego e l'ambizione? "Quando ero giovane, ero pieno di ambizione ed ego, in realtà l'ambizione ce l'ho ancora (ed anche l'ego) ma mi sono reso conto che più la gente mi riempiva di complimenti e più mi faceva soffrire e mi caricavo Quindi ho dovuto allontanarmi da questo meccanismo. Da Re per una notte in poi ho capito di non sapere più niente e di essere quindi libero. E sono libero ora di ripensare tutto".

Alla domanda "il cinema sta morendo?" che ci continuiamo a fare da anni e che con l'avvento di tecnologia e persino dell'intelligenza artificiale si fa più pressante che mai, cosa risponde Martin Scorsese? "Non credo stia morendo, si sta trasformando poiché è quello che dovrebbe sempre fare. La tecnologia è cambiata così velocemente e continua a cambiare e l'unica cosa a cui ti puoi aggrappare è la già decantata voce unica dell'artista. Non dobbiamo farci impaurire dalla tecnologia ma nemmeno farci controllare da essa ma indirizzarla verso la giusta direzione".