Feud 2 - Capote vs. the Swans, la recensione: una seconda stagione meno sagace ma brillante

Feud 2: Capote vs. the Swans? La seconda stagione della serie antologica prodotta da Ryan Murphy e diretta da Gus Van Sant è un ritratto onesto e curato di Truman Capote. Protagonisti Tom Hollander e Naomi Watts. Dal 15 maggio su Disney+. La nostra recensione.

Feud 2 - Capote vs. the Swans, la recensione: una seconda stagione meno sagace ma brillante

It's the most important part - the trying - because whoeever really succedes in the end?

Feud è forse la cosa migliore che Ryan Murphy ha creato per la tv. E allo stesso tempo è forse la meno conosciuta e strombazzata, nonostante l'altissimo livello di persone coinvolte, a partire dal cast e dal tema al centro del racconto: le faide più celebri della storia, come quella tra Joan Crawford e Bette Davis durante la lavorazione di Che fine ha fatto Baby Jane? Dopo un'attesa quasi spasmodica, una produzione travagliata come già capitato con le serie antologiche di Murphy e i suoi mille impegni televisivi, e una programmazione in differita rispetto agli Stati Uniti, siamo arrivati a Feud 2: Capote vs. the Swans, disponibile interamente dal 15 maggio su Disney+, ma senza il Re Mida della serialità LGBTQIA+ dietro le quinte.

Una trama che è una faida

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Feud 2: Tom Hollander è gigantesco nei panni di Truman Capote

Feud 2, come da sottotitolo Capote vs. the Swans, è basata sul libro bestseller Capote's Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era di Laurence Leamer, edito in Italia da Garzanti. Al centro l'acclamato scrittore Truman Capote (interpretato da un gigantesco Tom Hollander), dichiaratamente omosessuale che si era circondato di un gruppo di donne dell'alta società newyorchese, esponenti di un'epoca che passava sempre più di moda e che lui soprannominava 'i cigni'. Il gruppo di donne, impeccabili e raffinate, ma detentrici allo stesso tempo di terribili segreti che non volevano fossero resi pubblici, comprendeva la grande dama (e forse la sua migliore amica) Barbara 'Babe' Paley (Naomi Watts), insieme alla determinata Slim Keith (Diane Lane), la rassegnata C.Z. Guest (Chloë Sevigny) e l'acida Lee Radziwill (Calista Flockhart). Le 'casalinghe originali' come recita il poster, prima di Desperate Housewives con cui ha vari punti in comune. Proprio quei segreti così intimi che gli avevano confidato con attenzione e timidezza divennero di pubblica piazza quando un estratto del libro Preghiere esaudite, che sarebbe dovuta essere il magnum opus dallo scrittore, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i cigni, dando inizio alla faida del titolo al centro della serie, bandendolo dall'alta società e facendolo precipitare in una spirale di autodistruzione, dalla quale non si sarebbe più ripreso.

Una scrittura e una regia d'alta società

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Feud 2: Naomi Watts nei panni di Babe Paley

Nonostante ci siano tutti gli elementi che la renderebbero una serie di Ryan Murphy, e nonostante parte del cast venga dalla sua scuderia come Naomi Watts (The Watcher), Chloë Sevigny e Russell Tovey (American Horror Story), Joe Mantello (Hollywood), di fatto non lo è più, dato che il prolifico autore è rimasto solo come produttore esecutivo, passando la palla ad altri. Ovvero l'ex creatore di Brothers & Sisters, Jon Robin Baitz e nientemeno che il regista Gus Van Sant (Milk), affiancato da Max Winkler e Jennifer Lynch. Questo a causa della produzione travagliata della stagione, che inizialmente doveva concentrarsi sulla faida tra Carlo e Diana d'Inghilterra (che sarebbero stati interpretati da Matthew Goode e Rosamund Pike) ma che furono poi sovrastati dal fenomeno The Crown, virando l'attenzione dello showrunner su altri progetti e tornandovi per questo racconto passato poi in altre mani.

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Feud 2: Treat Williams in una scena della serie

Manca forse la cattiveria e la sagacia della prima indimenticabile stagione - ma torna addirittura una delle due interpreti della scuderia Murphy in un cameo, ovvero Jessica Lange - ma la scrittura di Baitz rimane davvero sopraffina. Pur dilungandosi in alcuni frangenti e divenendo eccessivamente pomposa in altri, propone delle perle di sceneggiatura, sciorinate in otto episodi testimoni della vera serialità, con tematiche e sviluppo che si chiudono in ogni puntata per poi riaprirsi, come le ali dei cigni di Capote. Non mancano tutte le similitudini e i parallelismi con quegli animali, solo apparentemente eleganti e angelici, ma capaci di una ferocia incredibile. Una riflessione sulle contraddizioni ed ipocrisie dell'élite societaria, di come queste signore predicassero bene ma razzolassero male, anche in casa propria, sulle altre ladies e sugli uomini della loro vita come il fedifrago Bill Paley di Treat Williams.

Interpretazioni di gran classe

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Molly Ringwald è Joanne Carson in Feud 2: Capote vs. the Swans

Anche le perfomance degli interpreti sono di gran classe come la serie stessa, attenta ad ogni dettaglio, ad ogni sigaretta e posacenere, ad ogni arredo casalingo, ad ogni posata e tovagliolo dei costosi pranzi e cene di gala organizzati dai cigni e dallo stesso Capote o non-consumati al loro ristorante di lusso nonché luogo di ritrovo. Non solo quelle delle interpreti principali - su cui spiccano sicuramente Naomi Watts (che bello ritrovarla in una prova degna di questo nome) e Diane Lane - ma anche delle altre donne della vita dello scrittore, Ann 'Bang-Bang' Woodward (Demi Moore) e Joanne Carson (Molly Ringwald), e gli uomini nonché sue relazioni sentimentali più durature, il paziente Jack Dunphy di Joe Mantello e l'irascibile John O'Shea di Russell Tovey. Un'attenzione che si vede fin dalla meravigliosa sigla di apertura, che riprende lo stile minimalista della prima stagione e lo contestualizza al nuovo racconto, e dalla coinvolgente colonna sonora.

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Feud 2: Demi Moore in un'immagine della seconda stagione

Tom Hollander riesce a dipingere un uomo tormentato, difficile, spesso contraddittorio, orgoglioso e testardo, profondamente solo, attratto da quel mondo sul quale finì per gettare tutto il veleno possibile, in una prova che davvero segna la sua carriera e che mostra la caduta nell'abisso dovuta alla dipendenza dall'alcol e dalla mondanità. Una serie tv di ottima fattura che manca dei colpi di scena che avevano caratterizzato la prima stagione - ma che forse era impossibile replicare proprio per il materiale originario accaduto nella realtà e scritto nei libri di Capote - ma che merita assolutamente non solo la visione, ma il godersi ogni dettaglio e sfumatura pensata e studiata da chi l'ha così attentamente e accuratamente realizzata.

Who needs parties, anyway?

Conclusioni

Alla fine della recensione di Feud 2: Capote vs. the Swans non possiamo che lodare il lavoro fatto sulla serie, dalla scrittura alla regia alle interpretazioni del cast, nonostante il cambio della guardia dietro le quinte che forse l’ha resa un po’ meno sagace e più ridondante, ma che non ne deve precludere la visione da parte del pubblico. Tom Hollander nel ruolo forse della carriera, guida un cast così impeccabile come i dettagli dei racconti messi in scena.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Tom Hollander, gigantesco e credibilissimo.
  • La scrittura di Jon Robin Baitz, puntuale e tematica.
  • La regia di Gus Van Sant e degli altri, così attenta ai dettagli.
  • La colonna sonora.
  • La prova del cast, fatta qualche eccezione.
  • La riflessione sulla società e sulla solitudine.

Cosa non va

  • Alcune ripetizioni e riproposizioni sia nella figura di Capote che nelle dinamiche coi Cigni.
  • Meno effervescente del ciclo inaugurale, ma fisiologicamente dovuto alla storia originaria.