Ehrengard, la recensione: da un romanzo postumo di Karen Blixen, una farsa sull’arte della seduzione

Ehrengard, la recensione: da un romanzo postumo di Karen Blixen, una commedia - farsa sull'arte della seduzione e i suoi limiti.

Ehrengard, la recensione: da un romanzo postumo di Karen Blixen, una farsa sull’arte della seduzione

Non è un caso, almeno questa volta, che Ehrengard - L'arte della seduzione, film in costume diretto dal Premio Oscar Bille August, sia secondo tra i più visti su Netflix. Trasposizione dell'omonimo romanzo postumo della scrittrice danese Karen Blixen, conosciuta internazionalmente per La mia Africa e Il pranzo di Babette, il film conferma che la Danimarca è seconda solo all'Inghilterra in quanto a film in costume. Puntando ad un attore, Mikkel Boe Følsgaard, che grazie ad un dramma d'epoca ha trovato la sua fortuna, consacrato infatti a fama internazionale nel ruolo di antagonista e re pazzo in The Royal Affair accanto (o contro) un'icona glocal come Mads Mikkelsen, Ehrengard si maschera dell'allure del film romantico alla Bridgerton (per dirla alla Netflix) ed è invece commedia farsa, a tratti grottesca che ridicolizza il maschio alla Casanova.

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Ehrengard: l'arte della seduzione - una scena del film

Questa recensione di Ehrengard servirà a spogliare il film di ogni apparenza e trailer ingannatorio e analizzarlo in tutta la sua antropologica e dissacrante ironia. Ehrengard segue le vicende di un pittore e artista, Cazotte (Mikkel Boe Følsgaard) divenuto amico, confidente e oggetto del desiderio della Granduchessa dell'immaginaria Babenhausen, a cui la regnante si affida per insegnare al figlio ad interessarsi alle donne e sedurne una. Lo scopo della Granduchessa? consolidare la successione al trono della sua famiglia e la sua casata, minacciata da cugini che minano gli equilibri. In cambio di lezioni di mascolinità, Cazotte, invaghito di Ehrengard, giovane figlia di un militare al servizio del Granduca, chiede di potersi avvicinare alla ragazza per conquistarla con le nobili arti della seduzione. Questo è solo l'inizio di un intreccio dove il flebile romanticismo lascia spazio alla farsa, alla commedia degli equivoci, al ribaltone femminista ed al grottesco. Vi mettiamo in guardia: se pensate di essere in territorio Bridgerton, Persuasione o Emma, vi sbagliate di grosso. Il trittico Ehrengard (Alice Bier Zanden - figlia della regista Susanne Bier), Cazotte e Granduchessa interpretata da Sidse Babett Knudsen, dà vita a un gioco di equivoci, siparietti, inganni e scommesse che nulla hanno a che vedere con il romanticismo. A ricordarci le sognanti tensioni di stampo Austeniano ci pensano scenografie, fotografia e costumi, curati per la maggior parte da una consulente d'eccezione, la regina Margherita II di Danimarca, protagonista, per questo, di uno speciale dal titolo Ehrengard: dietro le quinte. Se ci si rassegna a quello che è, la storia di un finto Casanova raggirato e messo al suo posto dalla sua potenziale preda, Ehrengard è un film godibile e di gran lunga superiore alla media qualitativa di Netflix. Se ci si aspettava la tensione sessuale e gli intrecci tipici dei drammi in costume, il film sarà una delusione lunga 94 minuti.

Ingannare con il romanticismo

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Ehrengard: l'arte della seduzione - una foto del film

Non lo si smaschera presto Ehrengard: l'arte della seduzione per la commedia a tratti grottesca che è in realtà. Anzi, all'inizio, l'inganno è dietro l'angolo, convinti dal titolo di stare per assistere ad una storia al massimo in stile Le relazioni pericolose. È il fascino del neanche troppo dotato (artisticamente) Cazotte a risultare stonato, visto che a subirlo sembra essere solo la Granduchessa, pronta ad affidargli le sorti del suo casato al comando di Babenhausen. Indimenticabile il primo incontro tra il pittore e la giovane oggetto della sua adorazione, Ehrengard. Davanti al dipinto della Granduchessa, confezionato orgogliosamente da Cazotte, la ragazza di animo combattente e già evidentemente più concreto rispetto alle fanciulle dell'epoca, rimane pressoché impassibile allo sproloquiare dell'artista sulla sua opera. Non c'è tensione sessuale, quella tipica di storie in costume dove il romanticismo è solo la prima di numerose componenti sensuali. Ehrengard - l'arte della seduzione sta evidentemente prendendo un'altra direzione.

La farsa dalle atmosfere impeccabili

Come dicevamo, l'immaginaria Babenhausen è sotto l'influenza di Cazotte come conseguenza dell'infatuazione della sua Granduchessa e la sua convinzione di essersi messa nelle mani di un genio della seduzione e della manipolazione. A Cazotte spetterà dunque il compito di instradare il giovane erede al granducato alle gioie del sesso, nella speranza di un matrimonio e un consolidamento di una linea ereditaria messa in discussione da cugini vicini al trono. La situazione sfuggirà di mano quando suddette gioie verranno espletate prima dell'unione reale con tanto di frutto dell'amore in arrivo, un po' prima della data prevista dal protocollo. Occasione perfetta per il tuttofare della Granduchessa che questa volta dovrà aiutare la regnante a nascondere lo scandalo, organizzando un ritiro a vita privata dei reali fino al cessare dei sospetti.

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Ehrengard: l'arte della seduzione - un'immagine

Chi meglio della giovane e impavida Ehrengard, ne approfitta Cazotte, come dama di compagnia per la gestante moglie del principe Lothar? Una scommessa tra Granduchessa e Cazotte a guidare la commedia degli equivoci e la farsa che questo film si scopre essere: Ehrengard verrà sottratta alla cura del padre militare e del fidanzato soldato e assunta a partecipare al complotto solo per diventare preda di Cazotte, deciso a sedurla con la sua sola arte e non con le "solite armi di seduzione" che si lascia intendere, funzionerebbero con la ragazza come funzionano con tutte le altre, come fosse matematica. A far da contraltare a queste parole, il modo in cui Bille August guarda a Cazotte, scoprendone la sua vera essenza di maldestro manipolatore, goffo Dongiovanni, più vicino ad un moderno e a tratti perverso stalker che ad un abile corteggiatore. Se il terreno dove si intrecciano le relazioni umane è quello della farsa e della commedia degli equivoci, la poetica del film invece ci viene regalata dal tocco di classe di una fotografia, scenografia e costumi impeccabili, segno della dedizione e maestria della regina Margherita II di Danimarca, ricercatrice e consulente alla pellicola e ragione per cui sembra sempre di stare dentro un quadro.

E vissero felici e "convinti"

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Ehrengard: l'arte della seduzione - un'immagine del film

Mai abbandonando i toni della commedia, Ehrengard - l'arte della seduzione, rivela le sue vere carte nell'ultima parte, dove, con un fenomenale ed elegante ribaltone, cambia il punto di vista di tutta la storia e conferisce lo scettro da protagonista del film e della sua vita a Ehrengard, colei che fino ad ora era stata solo oggetto ed oggettivizzata, mostrata come ignara preda e mai come individuo capace di autodeterminarsi. Karen Blixen non avrebbe potuto scrivere altrimenti se non una donna con una consapevole visione dall'alto che usa al suo servizio e per il proprio tornaconto gli stessi strumenti messi in campo per raggirarla.

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Ehrengard: l'arte della seduzione - una foto

Quella di Ehrengard - L'arte della seduzione potremmo definirla comodamente una virata femminista al grido di "mai sottovalutare l'ingegno delle donne" in un film che ha l'intelligenza, quella della scrittura di Blixen e della regia di August, di mostrarci anche come dall'altro punto di vista, quello di Cazotte, il suo stupore venga sopraffatto e superato dalla sua convinzione di essere ciò che non è. "Il mondo è quello che ti fai in testa" recitava un detto. Cazotte non si redime, non si guarda, non impara la lezione ma rimane il posticcio Casanova dell'inizio, circondandosi nuovamente di materiale umano degno delle sue "seduzioni", Granduchessa inclusa e compresa nel prezzo.

Conclusioni

A fine recensione di Ehrengard - l’arte della seduzione mettiamo in guardia lo spettatore dall’immaginare questo film come una commedia romantica in costume, stile Bridgerton o affini. Tratto da un romanzo postumo di Karen Blixen, Ehrengard è prima farsa e commedia degli equivoci e poi storia di ingegno umano e femminile ed inno all’autodeterminazione. Per chi vuole rifarsi gli occhi, l’apporto della regina Margherita II di Danimarca su costumi e ambientazioni è determinante.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Cambia faccia e registro molte volte con abilità
  • È una farsa intelligente e visivamente impeccabile.
  • È storia di ingegno umano e femminile.

Cosa non va

  • Si dilunga in attesa del ribaltamento di punti di vista.
  • Sembra due film in uno.