Il cast stellare di 'Nine' a Roma

Accompagnato dalle dive internazionali Penelope Cruz e Marion Cotillard e dalla celebre Sophia Loren, Rob Marshall presenta alla stampa il musical che rende omaggio a Fellini e al cinema italiano.

Federico..."come here"! Mentre in Italia e in Europa le generazioni più giovani sembrano ignorare il contributo che l'autore de La dolce vita ha dato al cinema e quelle veterane lo lasciano sul fasciatoio dei ricordi, sul versante americano qualcosa si muove e ci smuove. Ci pensano gli "altri", come capita ahinoi da epoche immemori, a rispolverare i nostri miti più grandi e ad accogliere le nostre più preziose eredità: quegli altri che ri-fanno, ri-formulano e ri-valorizzano opere che, probabilmente, continuerebbero a restare nell'ombra di una malsana e abituale negligenza. Il risultato dell'operazione di "upload" (perché non sarebbe corretto parlare di remake, come, giustamente, i registi hollywoodiani tengono solitamente a ribadire) conta relativamente quando a monte c'è l'intenzione, nobile o commerciale, di riportare alla luce un'opera unica e un'autorialità mitica come quelle felliniane.

Era già successo in passato che un film del "poeta visivo del cinema", come lo ha definito Sidney Lumet, venisse riportato in auge con una variatio musicale a Broadway e un ritorno successivo al grande schermo quando con Sweet Charity Bob Fosse realizzò la trasposizione cinematografica del musical omonimo ispirato a Le notti di Cabiria. Ora tocca al regista Rob Marshall, Premio Oscar per Chicago, ripercorrere la strada di Federico Fellini, al quale rende rispettoso omaggio, e ridare lustro internazionale, all'immagine popolare dello spettacolo musicale legato al suo capolavoro Otto e mezzo.

Nine, che calca le scene di Broadway dagli anni '80 continuando a riscuotere un successo strepitoso, viene adattato per il grande schermo fondendo la sfavillante dimensione di trionfanti lustrini e sensualissima lingerie, coreografie e musiche con un impatto simile a quello dei riflettori puntati sui palchi delle più sfolgoranti produzioni teatrali. Marshall ha presentato a Roma la sua fatica cinematografica - annunciata due anni fa e che ha debuttato negli USA lo scorso dicembre - affiancato da tre delle sette prime donne che fanno parte dello stellare cast, Penelope Cruz, Sophia Loren e Marion Cotillard. Assente il protagonista Daniel Day-Lewis, magistrale interprete di un Guido intenso ma differente dall'indimenticabile Marcello Mastroianni.
Il regista, che è riuscito a rigenerare il musical al cinema negli ultimi anni, seguendo la scia inaugurata da Baz Luhrmann con il trionfale Moulin Rouge!, ci ha raccontato com'è nato questo progetto e ci ha descritto le emozioni che ha provato a rendere omaggio a Fellini e al cinema italiano, ci ha parlato della sua volontà di mettere in scena un'epoca e una città che facessero da sfondo a una storia magica piuttosto che parte di cartoline o scenografie inanimate e ci ha spiegato come ha lavorato sul ruolo di Guido Contini. Le dive Cruz, elegante e sexy in un tubino nero esplosivo, e Cotillard, delicata e nivea in una mise candida e impeccabile, ci hanno descritto come si sono avvicinate ai loro personaggi, le nemiche Carla e Luisa, l'una amante passionale l'altra moglie fedele e paziente: entrambe si sono ispirate alle attrici che per prime interpretarono i loro ruoli Sandra Milo e Giulietta Masina e hanno fatto tesoro delle interviste e delle dichiarazioni che negli anni '60 rilasciarono sulle rispettive parti. La star di casa nostra Sophia Loren, che ha voluto specificare che nel film di Marshall ha solo un cameo, ha ricordato, tra emozioni sommesse e immagini indelebili, il regista col quale non riuscì a collaborare e l'attore con la quale fece in più occasioni coppia d'oro.

Signor Marshall cosa l'ha spinta a portare sul grande schermo questo spettacolo?

Rob Marshall: Desidero esordire dicendo che siamo entusiasti di essere oggi a Roma, la mia città preferita, con queste grandissime donne e attrici. Per me è stato bellissimo lavorare al set in questa città con Penelope Cruz, Marion Cotillard e la grande Sophia Loren oltre agli altri... E sento il dovere di dire che ci sentiamo anche in un certo senso umili di fronte a tanta grandezza.
Dopo Chicago volevo fare qualcosa di diverso e sono stato entusiasta di accettare un progetto così perché dotato di intrattenimento, ruoli e performance straordinarie, perché affronta un discorso che non è più la satira, come nel mio primo film, ma ha sostanza: ci parla del fare cinema, di quello che noi artisti sperimentiamo continuamente.

Come ha concepito il personaggio di Guido?
Rob Marshall: Prima di tutto credo che Daniel sia uno dei più grandi attori esistenti: è straordinario, ha un metodo tutto suo per entrare nel personaggio in cui si tuffa a pieno, e fa in modo che le cose vengano fuori in modo naturale. Qualcuno lo può vedere come un metodo fastidioso, ma io credo che ci abbia aiutato a trovare la verità di quest'uomo, a percepirla in maniera piena. Anche le caratteristiche fisiche forse lo fanno assomigliare a Fellini. Ha fatto una grande ricerca immergendosi nel personaggio.

Ha trovato delle difficoltà nel processo di trasposizione dell'opera?
Rob Marshall: È stato necessario ripensare a livello concettuale il passaggio dal palcoscenico alla pellicola, abbiamo aggiunto tre canzoni, come Guarda la Luna, personaggi nuovi come quello interpretato da Kate Hudson. Lo spettacolo di Broadway era basato assolutamente sulla fantasia e così com'era non avrei potuto realizzare questo film quindi abbiamo aggiunto elementi di ricordi... abbiamo trovato il modo di mettere insieme realtà e fantasia. E poi abbiamo avuto la possibilità di disporre di un fantastico cast.

Che significato ha per lei Fellini?

Rob Marshall: Fellini è il maestro di tutti i maestri! E la cosa importantissima che caratterizza la sua opera è il continuo scorrere tra realtà e fantasia, tra realtà e memoria: questo è il motivo per cui è stato bello trasporre in qualche modo il suo lavoro in un musical perché è proprio questa fluidità che permette a un musical di aver successo, perché quando un attore inizia a cantare, gli spettatori di solito si chiedono perché lo stia facendo, invece Fellini consente di fondere questi due mondi ed è stato un grande onore per me avere la possibilità di avere quest'opera come fonte d'ispirazione.

E per gli americani?
Rob Marshall: Ovviamente Fellini è un maestro, ma i giovani non sanno chi sia. Spero che risalgano alla fonte del mio film e lo scoprano.

Che rapporto ha il suo film con Otto e mezzo di Fellini?
Rob Marshall: Nine non è un remake di Otto e mezzo. Un capolavoro come il film di Federico Fellini non può essere rifatto! Il mio punto di partenza è lo spettacolo di Broadway, da cui Nine prende le mosse.

E con la città eterna?
Rob Marshall: Questo film è ambientato nel 1964 a Roma e per me era uno scopo importante catturare in qualche modo quell'epoca perché la trovo incredibilmente affascinante, fatta di momenti chic, eleganti. È stato bello riportare Sophia Loren a Piazza del Popolo, ricordare la famosa scena de La dolce vita, quella con la macchina sportiva...

Signora Cruz ci parla di Carla un personaggio dalla psicologia così difficile e dai modi così semplici?
Penelope Cruz: Il mio è un personaggio che ha una grande ossessione e una grande passione per Guido, si lascia andare per lui e il suo mondo è per lei qualcosa di speciale.

Come ha lavorato alla costruzione del suo personaggio?

Penelope Cruz : Avevo visto la Carla di Sandra Milo e conoscevo le varie Carla di Broadway, ma quello che mi ha ispirato di più sono state le interviste in cui Sandra parlava del suo rapporto con Fellini, di tutti i dettagli... Sono state per me come dei gioielli perché ho potuto capire cosa faceva il mio personaggio, come si comportava.

Signora Cotillard lei interpreta la moglie tradita. A chi si è affidata per calarsi in questo ruolo?
Marion Cotillard: La mia fonte di ispirazione è stata Giulietta Masina e ho provato a leggere tutto quello che Fellini diceva di lei, quello che lei diceva di lui. Tanto tempo fa ho visto il documentario su Apocalypse Now, diretto dalla moglie di Coppola, in cui lei parlava di come vivesse all'ombra del marito. Ma anche l'importanza che aveva per lui. Il documentario mi ha aiutato a capire il personaggio di Luisa e ho capito quanto sia difficile amare un uomo perso costantemente nel processo creativo.

Signora Cruz e signora Cotillard voi siete protagoniste di un vero e proprio duello tra due personaggi femminili che si contendono un uomo... Ci parlate di questo rapporto?

Marion Cotillard: Penso che Luisa abbia dentro sé per Guido una grande amore e una grande rabbia perché lui le mente e la tradisce, ma ha pietà di Carla. Con lei ha una relazione complicata perché la capisce. Quello che non capisce è perché Guido si comporti in quel modo e faccia del male a entrambe. Penso che a modo suo a lei Carla potrebbe anche piacere! C'è una scena, che è stata tagliata, nella quale Guido riceve una telefonata di Carla che sta male, e Luisa gli dice di andare da lei. Questo spiega un po' quali sono i suoi sentimenti.
Penelope Cruz : Carla è una specialista nel mettersi al secondo posto e nel provare sempre a non disturbare gli altri, ma allo stesso tempo contribuisce a far stare male gli altri e non ne è contenta. D'altra parte è consapevole che Luisa sa che questa storia va avanti da tempo. Lei non riesce a staccarsi da lui, ne è completamente dipendente ed è incapace di fermare quella situazione. Io immagino che questo suo rapporto con Guido potrebbe andare avanti ancora per anni a differenza di quello con Luisa.

Signora Loren prima di questo film era già appassionata di musical?

Sophia Loren: Quando Rob Marshall mi ha telefonato per dirmi che mi voleva per il ruolo della madre di Contini sono stata molto felice perché era nel mio sogno di attrice italiana fare un musical. Ho detto subito sì e mi sono buttata perché avevo avuto la gioia di parlare con il regista meraviglioso di Chicago, un film che mi era piaciuto moltissimo. Non era la prima volta che mi calavo nella parte di una madre, ma stavolta avevo la possibilità d'interpretare la madre di un attore come Daniel Day-Lewis. Per quanto riguarda l'interpretazione, quando un'attrice non è cantante né ballerina, sicuramente fa uno sforzo in più per essere all'altezza dei musical americani che vedeva quando aveva dieci anni.

Nel '93 lei consegnò l'Oscar alla carriera al regista Fellini. Che ricordo ha di quel momento?
Sophia Loren: Fu una serata memorabile perché fu anche l'ultima apparizione di Federico Fellini in America. Ogni volta che la rivedo mi emoziona tantissimo soprattutto quando lui dice che la moglie si metterà piangere e dopo un po' si vede un primo piano su Giulietta Masina che piange!

Che ricordi le sono tornati mentre girava questo film?
Sophia Loren: Ho pensato a Fellini, a Giulietta, ma cose di tanti tanti anni fa. Io non sono mai appartenuta al cinema di Fellini perché purtroppo mio marito e io abbiamo provato a fare due o tre film insieme a lui, ma, come capita a volte per questioni commerciali, certe cose non riescono. A me è molto dispiaciuto e trovare il modo di avvicinarmi al mondo di Fellini attraverso una produzione americana è stato per me commovente e bello nello stesso tempo.

Lei crede che gli italiani abbiano poca memoria di Fellini?
Sophia Loren: No! Ci abbiamo fatto un film adesso! Allora dovremmo parlare anche di De Sica, di Antonioni... e mi dispiacerebbe pensare che non siano ricordati perché il nostro cinema ha avuto successo proprio grazie a questi nomi!!

Si potrebbe fare un parallelo professionale tra Marcello Mastroianni e Daniel Day-Lewis?
Sophia Loren: No, non si può fare perché sono due attori di nazionalità diverse! Non saprei come parlarne... Posso solo dire che Daniel Day-Lewis riesce a far sentire un'aria italiana, Marcello si lasciava dirigere da Fellini e faceva tutto quello che lui voleva che facesse, era un artista che rispecchiava al cento per cento il suo mondo!