I soliti idioti 3, la recensione: c'è del film in questo sketch!

La recensione de I soliti idioti 3 - Il ritorno: Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli tornano con le loro maschere (brutali e divertenti) per una commedia che somiglia ad un contenitore di gag (in cui svettano gli zarri della Barona!).

I soliti idioti 3, la recensione: c'è del film in questo sketch!

Rieccoli. Dieci anni dopo, caricandosi di un bagaglio stracolmo di tic, mode, ossessioni. Dieci anni dopo, con il ricordo di un box office stratosferico (biennio 2011 e 2012) e una mania capace di inserirsi nel lessico nazionalpopolare, tra maschere e brutture. E sono proprio le maschere, ancora più estreme, quelle indossate da Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, ritrovandosi ne I Soliti Idioti 3 - Il ritorno. Si ritrovano, e li ritroviamo, con una una sensazione: tutto è cambiato, nulla è cambiato. I volti del duo comico, che hanno segnato istantaneamente la comicità degli Anni Duemila, facendo il salto dalla tv (MTV) al cinema (i primi due film hanno incassato un totale di quasi 20 milioni), sono stati per certi versi avanguardisti, spostando i tempi della comicità. Da quelli più ragionati e organizzati, a quelli più immediati, racchiusi in un paio di battute diventate tormentoni (quel "Dai, cazzo!" che risuonava ovunque), e che oggi spopolano nei video da 30 secondi via social.

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I soliti idioti 3 - Il ritorno: sul set del film

Insomma, I Soliti Idioti l'avevano capito, forse, prima degli altri (risultando marcatamente incompresi, se di comprensione si può parlare nel panorama pop di due attori votati all'intrattenimento). La loro era (ed è) una comicità veloce, quasi usa-e-getta, da scrollare e passare avanti. Sketch, siparietti, trovate. Gli stessi, che popolano il terzo capitolo diretto da Mandelli e Bigio in tris con Ferruccio Martini. Ma anche gli stessi che, tra risate e nuove trovate, finiscono per ingolfare lo scorrere del film, intervallato appunto da diversi fili narrativi molto simili ad una sequela di sketch messi in serie.

I Soliti Idioti 3: maschere vecchie e nuove trovate

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I soliti idioti 3 - Il ritorno: gli zarri della Barona

Dicevamo, in una Milano contemporanee, esasperata (ed esasperante) dai monopattini, delle sigarette elettroniche e delle smart house green (ogni riferimento al Bosco Verticale non è casuale), si aggirano Biggio e Mandelli, travestiti da quei personaggi che, in un certo modo, hanno segnato la memoria del grande pubblico. Riecco Sebastiano e La Postina ("Sono subito da leiiii"); riecco Marialuce e Giampietro ("Giampietrooo!"), intenzionati ad essere approvati dallo status quo delle mamme (loro che non hanno figli, ma ne rapiscono uno); riecco Fabio B e Fabio M, separati prima di sposarsi; e riecco soprattutto Ruggero e Gianluca (sì, quelli de "i minipony"). Sono loro a tenere le fila del film, a cominciare dal risveglio di Ruggero, dopo un coma durato dieci anni. Risvegliatosi, scopre un mondo di app, di home assistant, di dirette social, escogitando un piano per restare (a scrocco) a casa del povero Gianluca. Ma se abbiamo parlato di maschere, le trovate migliori, e più divertenti, de I soliti idioti 3 - Il ritorno sono Patrick e Alexio, ovvero gli zarri della Barona. Un lessico limitatissimo, un look marcatamente cafonal e la sensazione che siano la precisa puntualizzazione di una certa gioventù milanese che si accalca nei bar delle periferie (ma non solo, anzi). Fotografia, più che parodia.

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Un film? Forse, un contenitore di gag

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I soliti idioti 3 - Il ritorno: Biggio e Mandelli sul set

Al centro, popolando le scene(ette) una lista lunga di guest star: da Sabrina Ferilli (che doppia un'assistente vocale, l'unica che tiene testa a Ruggero!) a Gué Pequeno, da Andrea Delogu a Gabriele Corsi, fino alla rapper Anna e a Giordano De Plano. Spuntano qua e là, dando un certo risalto, e una certa lucidità, ad una trama appena incollata, tuttavia relativa in un'operazione come questa. Sì, perché Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, vanno dritti per la loro tangente, senza minuzie, senza scorciatoie: per assurdo, la satira di dieci anni fa, nel contesto dell'epoca, non era nemmeno così efficace, trovando invece oggi un terreno più fertile (proprio quando la comicità è depotenziata); cavalcano la rivoluzione tecnologica, sostituiscono l'omosessualità di Fabio e Fabio con la fluidità, e ampliano la burocrazia asfissiante della terribile impiegata delle poste.

È come se I Soliti Idioti, risvegliati, si trovassero in un universo perfetto per essere preso di mira, tramite una straniante messa in scena. Il punto, però è un altro: I Soliti Idioti 3 sembra fermo, bloccato e correlato esclusivamente agli sketch che propone (alcune spassosissimi, altri meno), senza avere la giusta fluidità (appunto) di una commedia a tutto tondo. Come dire, un film che somiglia ad un contenitore: all'interno si susseguono le diverse storielle, c'è la volgarità di Ruggero (precursore di un certo Patriarcato) che pensa a ballare "perché la vita è bella", e ci sono quei tipici 'mostri' ormai triplicati, tanto nelle piazze on-line quanto al parco sotto caso. Allora, se l'intenzione di Bigio e Mandelli non è certo la commedia sofisticata (e nemmeno la vorremmo, a dire il vero), la loro comicità brutale continua a scricchiolare sotto il peso del cinema (inteso come mezzo) che, oltre la qualità del film stesso, è spesso insofferente nell'essere un semplice insieme di gag.

Conclusioni

I soliti idioti 3? Come scritto nella recensione, il ritorno di Biggio e Mandelli corrisponde con un panorama satirico perfetto per la loro comicità brutale, con maschere decisamente divertenti (i zarri della Barona svettano). Nonostante questo, il film sembra un grande contenitore di sketch, senza una continuità di intenti che avrebbe dato maggior risalto al valore della risata.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Gli zarri della Barona fanno davvero ridere.
  • Ritrovare certi personaggi, amati e odiati.
  • Una certa efficienza dei temi...

Cosa non va

  • ... Strutturati in storielle poco solide....
  • ... Essendo il film un contenitore di gag.
  • Non è il centro, ma diverse trovate visive sono al limite del cringe.